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LaPresse
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Ma sull'Ucraina gli antifascisti di professione non dicono niente?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Le parole di Marina Berlusconi rilasciate al Foglio lunedì sono per ogni riformista e liberale molto condivisibili: un netto no a ogni estremismo, che sia di matrice trumpiana o woke. E il no di Marina Berlusconi al trumpismo non deve far cadere in errore di porla in contraddizione con l’eredità paterna: Silvio Berlusconi, racconta chi gli stava vicino, non ha mai apprezzato i paragoni con Trump. Il riformismo di Blair come quello di Clinton, della stagione di Obama, come quella di Renzi in Italia, guardava al futuro dando speranza e ottimismo nel presente. Quanto al merito politico delle posizioni espresse mi pare chiaro che esse suonino come una sveglia ad Antonio Tajani, che ha schiacciato Forza Italia sulle posizioni di Giorgia Meloni, tradendo l’identità europeista del partito. Il sostegno, un po’ imbarazzato, di tanti esponenti di Forza Italia lo dimostra. E quindi sono anche una critica a Giorgia Meloni, una critica che la premier dovrebbe tenere ben presente perché non arrivano solo da quella che è l’erede del fondatore di un partito della sua maggioranza, ma anche e soprattutto da una imprenditrice capace di grande visione che ben comprende come i dazi di Trump potrebbero distruggere le nostre economie e di come sia necessaria una risposta unitaria. Serve uno scatto di reni dell’Europa, ora non domani, come ha esortato a fare anche in questi giorni Mario Draghi. Per tutte queste ragioni, dal punto di vista di un centro che guarda a sinistra, come è Italia viva, auspicheremmo un posizionamento di Forza Italia sulla dottrina Marina: il dialogo sarebbe più semplice e proficuo, Giorgia Meloni sarebbe costretta a scegliere e a uscire da un gioco di ambiguità che oggi tira il fiato, e condanna il paese in un momento di scelte epocali.
Raffaella Paita, senatrice di Italia viva
Al direttore - Ho letto con grande interesse l’intervista a Marina Berlusconi. E mi ha scaldato il cuore sapere che una parte importante della classe dirigente di questo paese ragiona ancora da liberale. Può riferirle per cortesia che – se proprio non sapesse dove andare – il 25 aprile la Brigata ebraica sarebbe lieta di ospitarla a marciare in quella parte di corteo milanese fortemente antifascista e anticomunista?
Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica
A proposito di antifascismo: curioso che molti antifascisti di professione, che vedono in giro per il mondo fascismi ovunque, si siano dimenticati in queste ore di portare avanti le proprie battaglie antifasciste, sul tema dell’Ucraina. Il tema è purtroppo evidente: se odi l’occidente con tutto te stesso, la tua passione per i nemici dell’occidente alla fine ti farà considerare come il vero nemico della pace chi prova a difendere l’occidente nella sua guerra per la libertà. Antifascisti di tutto il mondo, dove siete finiti?