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Foto Ap, via LaPresse
lettere al direttore
Zelensky, un dittatore sul treno della cuccagna. Indovina chi l'ha detto
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Marco Travaglio, ormai è noto, ha un debole per la Russia di Putin. Nel suo salotto televisivo preferito, forse perché è quasi sempre senza contraddittorio, ha sostenuto (19 febbraio) che Mosca ha il più grande esercito del mondo (alias imbattibile). Ora basta leggere il rapporto 2025 “Global Firepower” del World Military Strength Rankings per apprendere che, sulla base dell’indice di forza militare internazionalmente riconosciuto, l’esercito più potente è quello americano. Se poi per più grande si intende più numeroso, il primo è quello della Cina. Certo, la Russia ha 6.257 testate nucleari e gli Stati Uniti “solo” 5.550 (dati Iriad, Istituto ricerche internazionali archivio disarmo). Tuttavia, occorre sempre ricordare (non so se Travaglio lo ricorda) che la superiorità della prima sui secondi si deve al Memorandum di Budapest del 1994. Un accordo, firmato anche da Usa e Gran Bretagna, con cui la Russia si impegnava a non minacciare mai la sovranità nazionale e l’integrità territoriale dell’Ucraina (incluse Crimea e le regioni oggi annesse). In cambio di questa promessa solenne e formale, Kyiv accettò di cedere il suo imponente arsenale nucleare (1.900 testate) al suo antico padrone. Un fatto curiosamente sempre ignorato dai “pacifinti” di tutte le latitudini. Ma Travaglio talvolta riesce a dire anche mezze verità. Infatti ha ammesso che la spesa per armamenti della Russia, grazie a una guerra a cui ovviamente essa è stata costretta, è più alta di quella dell’intera Europa. Ma una mezza verità è anche una mezza bugia. Egli infatti ha omesso di dire che il pil dell’intera Europa è nove volte quello della Russia. Chi sa far di conto può dedurne che l’economia di quest’ultima è ormai diventata una macchina bellica che non sarà facile riconvertire in un’economia di pace. A mio avviso, anche per questa ragione la partita ucraina, nonostante i reality show di Trump e il suo manifesto disprezzo per Zelensky, non è ancora chiusa.
Michele Magno
A proposito di Ucraina. Ieri, Donald Trump ha continuato la sua escalation contro Zelensky, scrivendo su Truth un pensiero che Vladimir Putin non avrebbe potuto scrivere meglio. Eccolo: “Pensateci, un comico di modesto successo, Volodymyr Zelensky, ha convinto gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta, che non avrebbe mai dovuto iniziare, ma una guerra che lui, senza gli Stati Uniti e ‘Trump’, non sarà mai in grado di risolvere. (…) Zelensky si rifiuta di avere elezioni, è molto basso nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui era bravo era suonare Biden ‘come un violino’. Un dittatore senza elezioni, Zelensky farebbe meglio a muoversi in fretta o non gli rimarrà un paese. Nel frattempo, stiamo negoziando con successo la fine della guerra con la Russia, cosa che tutti ammettono solo Trump e l’Amministrazione Trump possono fare. Biden non ci ha mai provato, l’Europa non è riuscita a portare la pace e Zelensky probabilmente vuole mantenere in funzione il treno della cuccagna. Amo l’Ucraina, ma Zelensky ha fatto un pessimo lavoro, il suo Paese è in frantumi e milioni di persone sono morte inutilmente”. Chi ha un cuore, chi ha a cuore l’Ucraina, chi ha a cuore quello per cui ha combattuto in questi tre anni Zelensky, chi ha a cuore quello per cui ha combattuto in questi tre anni un paese eroico aggredito da una dittatura vera, dovrebbe avere il coraggio di dissociarsi dalla vergogna di un presidente che ha scelto di costruire il suo Vietnam trasformando i patrioti veri in nemici della libertà. Sarebbe bello se anche in Italia qualcuno, tra i follower di Trump, anche a Palazzo Chigi, battesse un colpo, trovando il coraggio di dire: not in my name.
Al direttore - E se per svegliare Trump fosse utile, da parte di un governo europeo (ma quale…), diffondere l’ipotesi di smantellare una, o più, delle basi statunitensi disseminate nel continente? Cordialità.
Augusto Frasca