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lettere al direttore

Il pacifismo si difende con la forza. Tutti in piazza con Ursula von der Leyen

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “[Pace e libertà] non possono che stare assieme, perché l’una senza l’altra non può esistere. Non c’è libertà sotto le bombe, e la pace, senza la libertà, è solo una truffa […]” (Michele Serra, Repubblica di ieri). Non la pensava così Kant. Per il filosofo tedesco, che pure scrisse uno dei più celebrati saggi sulla pace, il valore supremo che una ben ordinata convivenza di individui dovrebbe realizzare non è la pace, ma la libertà. La pace è infatti soltanto la condizione preliminare di una libera convivenza. E’ talmente preliminare che la pace senza la libertà, come riconosce lo stesso Serra, è un inganno: oggi nella Russia di Putin, ieri nella Russia di Stalin, dove si consumò (dopo la Shoah) il più agghiacciante genocidio del Novecento (l’Holodomor ucraino). Inoltre, certo che sotto le bombe non c’è libertà, ma senza le bombe anglo-americane (e la resistenza armata dei partigiani contro il nazifascismo) l’Europa occidentale non avrebbe riconquistato la libertà. “Credo che nessuna delle persone che saranno in piazza [a Roma il 15 marzo] ignori che la risposta armigera formulata da von der Leyen cozzi tristemente contro i valori fondativi dell’Ue. E al tempo stesso, trascuri la necessità di una Difesa comune europea […]” (ibidem). Serra è un giornalista serio e intellettualmente onesto, quindi non penso che queste sue parole siano state scelte per catturare la benevolenza di quanti tuonano contro la deriva bellicista dell’Europa. Il piano von der Leyen è ovviamente perfettibile, ma una Difesa comune europea senza maggiori investimenti non solo in armi, ma in tecnologie cibernetiche e intelligence digitale, mi pare – questa sì – una solenne presa in giro, un ciacolare al vento. Per queste ragioni non parteciperò alla manifestazione di sabato, nonostante le generose e nobili intenzioni del suo promotore. Rischia infatti, anche in virtù di meschini calcoli politico-elettorali degli arruffapopoli, di diventare una manifestazione non per l’Europa, ma contro l’Europa.
Michele Magno

Mi sembra che le ragioni giuste per scendere in piazza a favore dell’Europa siano state offerte ieri mattina proprio dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che con grande sincerità e senza giri di   parole ha descritto la fase che l’Europa sta vivendo oggi. Lo ha fatto prima con una citazione di Alcide De Gasperi: “Non abbiamo solo bisogno di pace tra noi, ma di costruire una Difesa comune. Non per minacciare o conquistare, ma per dissuadere qualsiasi attacco dall’esterno, mosso dall’odio contro un’Europa unita. Questo è il compito della nostra generazione”. Poi lo ha fatto ricordando la grande caratteristica dell’Ue: “E’ nei momenti di crisi che l’Europa ha sempre saputo costruire il proprio futuro”. Poi affermando un principio chiaro: “Oggi è il momento di garantire la pace con la forza. E’ il momento di una Difesa comune”. Infine alzando il velo sulle grandi ipocrisie degli europeisti a metà:  “L’ordine di sicurezza europeo è stato scosso, e molte delle nostre illusioni si sono infrante. Dopo la fine della Guerra fredda, alcuni hanno creduto che la Russia potesse essere integrata nell’architettura economica e di sicurezza europea. Altri hanno sperato che potessimo affidarci indefinitamente alla protezione degli Stati Uniti. Così, abbiamo abbassato la guardia. Abbiamo ridotto la nostra spesa per la Difesa, che prima si attestava stabilmente sopra il 3,5 per cento del pil, fino a meno della metà. Pensavamo di beneficiare di un dividendo di pace, ma in realtà stavamo solo accumulando un deficit di sicurezza. Il tempo delle illusioni è finito. L’Europa deve assumersi maggiori responsabilità per la propria Difesa. Non in un lontano futuro, ma già oggi. Non con passi graduali, ma con il coraggio che la situazione richiede. Abbiamo bisogno di un’accelerazione della Difesa europea. E ne abbiamo bisogno adesso”. Il pacifismo lo si difende con la forza, non con le fionde e le bandiere bianche. Tutti in piazza con Ursula.

   


   

Al direttore - Vorrei ricordare a coloro che sognano “gli arsenali vuoti e i granai pieni” che i granai dell’Ucraina erano pieni e sono stati saccheggiati e distrutti dai criminali russi che, anni prima, gli avevano svuotato gli arsenali. Non viviamo nel paese dei balocchi.
Franco Simonetti

   


   

Al direttore - Nel 1956 arrivarono i carri armati russi a Budapest. Nel 2025 Viktor Orbán ha da tempo consegnato a Putin l’Ungheria, due invasioni solo con violenze difformi tra loro. Che tristezza.
Bortolo Mainardi

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