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Lettere al direttore
In piazza per difendere l'Europa, senza difendere tanto altro
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Piazze piene, urne un po’ di tutto.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Mi consenta una riflessione riguardante la manifestazione sull’Europa del prossimo 15 marzo. A mio avviso, una manifestazione in piazza ha un senso se essa ha un indirizzo politico preciso e lancia un messaggio univoco, condiviso dai cittadini che si mobilitano per partecipare a un incontro di questo tipo. Così, dal mio punto di vista, la manifestazione del 15 marzo avrebbe un grande significato qualora essa esprimesse solidarietà all’Unione europea, guidata dalla von der Leyen, che sta organizzando la sua difesa e quindi il suo riarmo confermando a sua volta la sua solidarietà all’Ucraina rifornita anche di armi per reggere l’aggressione della Russia di Putin in una fase così delicata quale è quella che si è aperta con la trattativa in corso con gli Usa e con la Russia. Questo è certamente l’orientamento di una parte di coloro che hanno dato la loro adesione alla manifestazione, partita da un generico articolo di Michele Serra. Ma all’iniziativa hanno dato la loro adesione personalità, partiti e organizzazioni come la Cgil, l’Anpi, la Sinistra, i Verdi, una parte del Pd che hanno un orientamento del tutto opposto: non condividono alcun impegno per la difesa, attaccano la von der Leyen, sono contrari a ogni sostegno all’Ucraina perché pensano che in questo modo è più facile che essa sia costretta a concludere con la Russia una pace come che sia. Quindi si tratta di due posizioni agli antipodi, che danno al riferimento all’Europa contenuti politici di segno opposto. Alla luce di queste profonde differenze, che senso potrà avere una manifestazione comune, con oratori che diranno cose in contrasto misurate da una sorta di applausometro? Insomma una grande confusione, sempre che tutto fili liscio, cosa che evidentemente auspichiamo.
Fabrizio Cicchitto
A me, se posso, sembra tutto chiaro: si scende in piazza per difendere l’Europa, senza difendere però l’Europa che vuole difendersi, senza difendere però l’Europa che vuole difendere l’Ucraina, senza difendere però l’Europa che vuole prendere sul serio Trump, senza difendere però l’idea che per difendere la pace sia necessario difendersi dai pacifisti filoputiniani, senza difendere però l’idea che l’Europa del futuro debba aiutare la Nato a essere più forte per difenderci dai nemici dell’Europa. A me sembra tutto chiaro, no?
Al direttore - “L’esperienza ha provato che non è sufficiente volere la pace per avere pace e tranquillità. Pensiamo che sia necessario uno strumento per difendere la pace, ed è fare cattiva poesia il parlare di pace assoluta. Per difendere la pace abbiamo necessità di un esercito ed è necessario che diamo al maggior numero di cittadini italiani questa istruzione”. A parlare così, a favore di una difesa comune e della leva obbligatoria, non era un reazionario ma uno tra i più influenti comandanti partigiani e deputato all’Assemblea costituente, il comunista italiano Arturo Colombi. Quella stessa leva obbligatoria che contribuì alla nascita e alla coesione della nostra Repubblica e della democrazia. Ecco di fronte alle tante “anime belle” o come diceva Colombi ai “cattivi poeti” che sono contrari al piano europeo di difesa consiglio di rileggere attentamente proprio quegli atti della Assemblea costituente, dove i patrioti che hanno conosciuto la barbarie della guerra indicavano l’esigenza, come deterrente, di una comune difesa e di un esercito per difendere la pace. Così come la leva obbligatoria servì a unire il nostro paese tra nord e sud e a far crescere la Repubblica, forse varrebbe la pena parlare di una difesa europea e di una leva europea, per una Europa libera e forte che sappia difendere i valori dello stato di diritto, contrastare ogni autarchia e quella destra messianica che, con Trump, ha cambiato completamente l’ordine finora conosciuto basandosi esclusivamente sui rapporti di forza. E’ una destra, per dirla in senso gramsciano, che fa del sovversivismo delle classi dirigenti un suo punto di forza: non comprendere ciò significa indebolire l’Europa.
Alessio D’Amato