LETTERE

AI, che scivoloni. Ma pure che scene surreali e meravigliose

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Contro il dogmatismo autoritario si è affermato il valore permanente dello spirito critico” dice il Manifesto di Ventotene, che forse accetterebbe di essere criticato e rivisto ottant’anni dopo in nome della cultura riformista e liberaldemocratica, a cominciare dal fatto che in quelle pagine vibranti manca tutto un pezzo di antitotalitarismo che all’epoca non vedevano, non volevano vedere, non potevano vedere. Trasformarlo in un Libro sacro, nel Corano dell’internazionalismo europeo che non si può nominare se non in ginocchio e con la voce rotta dall’emozione, è il modo meno progressista e liberale di leggerlo.
Andrea Minuz


Al direttore - Ho letto con grande curiosità la prima uscita del Foglio AI del 18 marzo e desidero fare i miei complimenti alla redazione per la scelta degli argomenti e per aver chiaramente evidenziato che gli articoli sono frutto dell’intelligenza artificiale. Si tratta senza dubbio di un esperimento interessante e innovativo, che apre una riflessione sul futuro del giornalismo. Tuttavia, mi sorge una domanda: perché noi lettori dovremmo scegliere di leggere un giornale scritto interamente dall’AI, quando potremmo rivolgerci direttamente a strumenti come ChatGPT per ottenere le informazioni che ci interessano? Nella pratica, i giornalisti della versione AI che fanno? Se il ruolo della redazione è limitato a scegliere le domande da porre all’intelligenza artificiale, non sarebbe più efficiente per noi lettori selezionare direttamente le domande in base ai nostri interessi, ottenendo risposte personalizzate e immediate? Il valore aggiunto di un giornale tradizionale è sempre stato quello di offrire non solo una selezione, ma soprattutto un’interpretazione e un approfondimento critico delle notizie, elementi che difficilmente un’AI può replicare con la stessa sensibilità e consapevolezza di un giornalista. Non teme che affidarsi totalmente all’intelligenza artificiale possa trasformare l’informazione in un esercizio meccanico e impersonale, privandola di quel “taglio editoriale” che rende unica una testata come il Foglio? Dopotutto, un giornale non è solo un elenco di notizie, ma una chiave di lettura della realtà, un’idea del mondo che si riflette nelle scelte editoriali. Magari i lettori non solo apprezzano la selezione degli argomenti, ma anche il taglio e l’orientamento che la testata offre. E se l’intelligenza artificiale può fornire testi scritti in modo impeccabile, resta da capire se possa davvero trasmettere la visione che caratterizza il Foglio. In attesa di una sua risposta, La ringrazio per l’attenzione e per il dibattito che questa iniziativa ha suscitato. Nel salutarla, le lascio una citazione in latino, forse di Lotario I:  “Tempora mutantur, nos et mutamur in illis”.
P.S. Anche questa lettera è stata abbozzata con l’aiuto dell’AI.

Rosario Iancale

E’ uno dei rischi, certo, ma i rischi fanno parte dell’esperimento: ne parleremo, spiegheremo quali sono state le difficoltà,  le opportunità, gli scivoloni, le scene surreali e meravigliose che stiamo vivendo in questi giorni in redazione. Su come funziona il rapporto con l’AI è facile rispondere: noi facciamo le domande, ben indirizzate, l’AI ci dà le risposte, e se ci sono errori ovviamente li lasciamo lì. Nessuno è perfetto, neanche l’AI.

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