
Lettere
Scoprire cosa sa fare l'AI per migliorare il lavoro dell'uomo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Caro Foglio, volevo dirvi quanto mi abbia entusiasmato il vostro inserto sull’AI generativa. Da fogliante appassionato che non si perde una Festa a Firenze e consulente nel campo dell’intelligenza artificiale (dove mi sto letteralmente facendo in quattro perché tutti, seppure in ritardo, vogliono capirci qualcosa), ho trovato le vostre quattro pagine semplicemente fantastiche. La vostra esplicitazione è una ventata di onestà in un panorama dove l’AI viene utilizzata sottobanco – questo sì che è super! E solleverà polveroni. E il pezzo di Ferrara l’ho già salvato come promemoria di come si possa abbracciare il futuro senza scappare dimostrando che l’autorevolezza, quando c’è, è inimitabile pure dall’AI. Bravi davvero!
Lorenzo Colloreta
Grazie. E il bello deve ancora venire.
Al direttore - Idea geniale fare il Foglio in AI. Lettura stupefacente. Scopro che la visione del mondo di Mr. AI è identica alla mia. Reazione: sono sconcertata, che anche la mia intelligenza sia AI? Domanda di conseguenza: la risposta può dipendere dal modo in cui viene posta la domanda? Esempio: se a porre le stesse domande fosse stato il Fatto invece del Foglio, del “mio” Foglio, le risposte (gli articoli) sarebbero state diverse? Siete grandi!
Annalisa Bianchi
Naturalmente sì. E a noi non interessa sapere cosa pensa l’AI, non ci interessa testare i suoi “bias”, non ancora, ma ci interessa capire cosa sa fare, cosa ci può insegnare, come si può integrare e cosa può fare per ricordare agli esseri umani su cosa investire per non essere sostituibili: le lezioni sono tantissime e sono entusiasmanti.
Al direttore - Caro Cerasa, la seguo sempre con attenzione nelle trasmissioni di La7. La trovo molto obiettivo. Riguardo alla intelligenza artificiale (ho letto le pagine da voi pubblicate) mi sembra di aver capito che lei già nelle sue espressioni usa “l’intelligenza artificiale”. Perché esamina attentamente le situazioni e ne ricava risposte che io personalmente condivido. L’AI, è vero: andiamo in quella direzione. Ma non crede che come tutte le innovazioni possono eliminare personale, in questo caso nel giornale che lei dirige? Cosa faranno quei giornalisti che saranno sostituiti dall’AI. Compro il Foglio, sono sincero, solo quando ci sono le prime uscite o impaginazioni caratteristiche come è avvenuto in passato o per approfondire notizie particolarmente interessanti.
Giovanni Ciavarelli
Potrebbe succedere in altri giornali, ma non in questo. Chi lavora al Foglio ha creatività, originalità, stravaganza. Integrare è possibile, sostituire no. Non qui. Smack.
Al direttore - Compro spesso il suo giornale, ma qui vorrei esprimere un parere sul Foglio AI. Un’iniziativa che mi ha molto incuriosito. L’AI sfiora solamente in parte la mia professionalità (esperto di cyber security), quindi mi approccio all’argomento in modalità dilettantistica. Ho letto quasi tutti gli articoli AI e ho notato nel primo che ho letto, “Quando i numeri parlano: l’Italia cresce” una spinta mentale (e sì, la paragonerei al pnl o al famoso robot di Asimov [Daneel Olivaw] che riusciva a controllare le menti degli umani. Nel senso che spesso l’articolo si sofferma sul fatto che la crescita in Italia non dipenda strettamente dal governo attuale e lo ripete spesso in forme diverse… Mi è sembrato di essere spinto a convincermi che sia effettivamente così. Al di là che sia vero o meno o del mio pensiero in merito, ho avuto una sensazione di disagio, come tutte le volte che qualcuno tenta a forza di convincermi. Potrebbe essere questo uno dei pericoli dell’AI? Mentre leggevo gli altri articoli (ad esempio: la telefonata Putin-Trump) mi è venuta un’altra considerazione e suggerisco un ulteriore esperimento… Immagino abbiate usato AI occidentali per scrivere gli articoli, perché non provare a scrivere lo stesso articolo con un AI non occidentale o comunque di controparte e verificarne le differenze di visione? Sarebbe curioso avere i due punti di vista di AI diverse, no? Comunque complimenti un’ottima idea ed esperimento! Mi è piaciuto molto, sviluppatelo.
Fabio Pieralice
Ci penseremo, e grazie dello spunto.
Al direttore - Avremmo voluto che a rispondere alla difesa del liceo Romagnosi e dell’Università di Parma, anziché il sindaco Guerra, fossero stati gli studenti. Quegli studenti che il sindaco non ha ascoltato, ma che ci hanno contattato per chiedere spiegazioni sulle missive di rettore e preside. E in particolare, il perché di quella mail inviata dal preside Eramo la sera dell’intervento di Giorgia Meloni alla Camera, in cui tuonava: “Oggi in Parlamento è stata gravemente distorta e offesa la memoria di un testo”, in riferimento al Manifesto di Ventotene. Quegli stessi studenti che nell’inviarci quanto ricevuto, precisavano però: “La prego, non faccia il mio nome!” (se non è cappa questa…). Quegli studenti infine che poi hanno ringraziato chi ha offerto loro un punto di vista diverso, confermando il senso di assoggettamento politico che percepiscono nella loro scuola e che desta loro, caro sindaco, paura. Non siamo più negli anni 70, ma in molte scuole e università il pensiero non conforme a una certa ideologia è ancora censurato. Essere di sinistra sembra un lasciapassare per dire e fare ciò che ad altri costerebbe accuse di fascismo e richieste di dimissioni. Lo dimostra l’atteggiamento del rettore Martelli, che il 13 marzo ha chiamato all’appello studenti e personale, pagando con fondi universitari un bus da € 3.500 euro per portarli in piazza del Popolo, senza spiegazioni. La scuola dovrebbe avere altri obiettivi, non imporre il credo personale di presidi e rettori. Ma è proprio agli studenti che facciamo il plauso più grande, per il coraggio di aver denunciato”.
on. Gaetana Russo Priamo Bocchi (consigliere regionale e capogruppo in consiglio comunale a Parma)