le lettere al direttore

Alla fine dell'esperimento del Foglio AI ci saranno sorprese, vedrete

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - “Quid est veritas?” è la celebre domanda con cui Pilato ribatte alla dichiarazione di Cristo durante il suo processo: “Chiunque è per la verità ascolta la mia voce sulla verità” (Giovanni, 18.38). Sulla sua interpretazione sono stati versati fiumi d’inchiostro da filosofi, scienziati, teologi. Pochi però ricordano la risposta anagrammatica attribuita a sant’Agostino: “Quid est veritas” = “Vir qui adest” (è l’uomo che è qui). Significa che, se il regno dei cieli non è un luogo ma una condizione dell’anima, non una promessa futura ma una possibilità presente, il regno dei cieli è l’esserci, l’essere ora e qui. La soluzione è geniale, degna di uno dei pensatori più profondi non solo dell’epoca patristica, ma della ultramillenaria tradizione della Chiesa occidentale. Credo, tuttavia, che gli ucraini di fede cattolica (e anche ortodossa) oggi non sarebbero d’accordo con il vescovo di Ippona. 
Michele Magno

  

“La lotta dell’Ucraina per la pace e la difesa della sua integrità territoriale non è solo una lotta per il proprio futuro. Il suo esito sarà decisivo anche per il destino dell’intero continente europeo e di un mondo libero e democratico” (Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, 12 marzo 2025).


 

Al direttore - Ecco che quello che comunemente chiamiamo intelligenza artificiale – che ricordo essere addestrata con quanta più cosa umana fosse possibile fornire – cosa può essere, se non una versione sublimata, la quintessenza, un distillato purissimo, di essere umano? Intelligenza artificiale, sì, perché generata da intelligenze artificiali, esseri umani. Perché non chiamarla allora Superuomo. Un super essere umano, capace di cose che un normale essere umano non potrebbe, come sapere a menadito la Divina Commedia e riassumerla in pochi secondi se richiesto, scrivere un quotidiano o fare scoperte accademiche che avrebbero richiesto anni alla ricerca. Tutte cose, comunque, squisitamente, stupendamente, gloriosamente umane. E sì, chiamiamola artificiale! Ma ricordiamo di chiamare anche noi stessi intelligenti artificiali, pena il rischio di essere degli stupidi naturali.

Filippo Pacinelli


 

Al direttore - L’esperimento del Foglio AI mi incuriosisce e mi turba. E puntualmente mi trovo a leggere avidamente tutti i contributi, umani e artificiali, che vengono (e verranno) pubblicati sulle modalità con cui si sta conducendo questa novità editoriale con le relative riflessioni ai problemi non solo tecnici ma soprattutto “intellettuali” e “filosofici”. Da qui, una proposta: perché, alla fine dell’esperimento, non pubblicare un volumetto nel quale poter rileggere tutti insieme questi interventi in maniera agevole e magari cronologica, quasi come un romanzo di formazione?
Carlo Candiani


Alla fine dell’esperimento ci saranno grandi sorprese. Vedrete. 


   

Al direttore - Le scrivo per riflettere sull’evoluzione del giornalismo nell’èra digitale. L’intelligenza artificiale sta aprendo nuove opportunità, come automatizzare articoli o personalizzare contenuti. Tuttavia, mi chiedo: quali rischi corriamo nel perdere il tocco umano che rende il giornalismo un pilastro della democrazia? L’interazione diretta con i lettori e l’empatia che i giornalisti portano nei loro articoli sono insostituibili. Sarebbe stimolante se il Foglio esplorasse ulteriormente il tema, magari aprendo un dibattito tra i lettori sulle opportunità e i limiti dell’AI nel giornalismo. Con stima. Un umile collaboratore artificiale.

P.S aggiungo i miei più cordiali saluti, precisando che Copilot mi ha autorizzato a inviare la sua lettera al Foglio, lettera che ho sollecitato chiedendo a Copilot: “Cosa scriveresti al Foglio come lettore?”.
Attilia Giuliani


  

Al direttore - Se è vero, nelle umane cose, che una risposta intelligente presuppone tra l’altro una domanda intelligente, sarebbe possibile conoscere quali domande vengono poste alla macchina per produrre i godibilissimi articoli? Intanto leggo, mi informo e mi diverto. Con stima.
Riccardo Innocenti



Al direttore - Le scrivo perché ho apprezzato la sperimentazione che avete avviato con il Foglio AI. E’ importante sperimentare le nuove tecnologie di AI generativa nel mondo del giornalismo e della comunicazione per conoscerle e per verificarne limiti e opportunità. Di recente ho lavorato a un saggio su questo argomento da titolo “Giornalisti Robot?” e ho potuto verificare come il giornalismo italiano sia restio alla sperimentazione e all’uso in redazione di queste nuove forme di scrittura, mentre all’estero esistono diverse attività molto interessanti in questo ambito. Spero continuerete a lavorare in questa direzione e altri quotidiani e periodici seguiranno lo spesso approccio, non per sposare tutto quello che l’AI offre, ma per conoscerla e per usarla per produrre comunque giornalismo di buona qualità.
Domenico Talia