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Trump zero, globalizzazione uno. Dibattito sul sesso dell'AI

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Un mio amico newyorkese (repubblicano) mi ha raccontato questa storiella. Trump è ospite di Carlo III a Buckingham Palace. A un certo punto, gli domanda: “Maestà, come fa a gestire la sua magnifica residenza in modo così impeccabile? Può darmi dei consigli per la Casa Bianca?”. Il re: “Certo, la cosa più importante è circondarsi di persone intelligenti”. Trump: “Ma come faccio a capire se le persone del mio staff sono davvero intelligenti?”. Il re: “Oh, è facile, basta sottoporli a un indovinello”. Quindi chiama il suo assistente e ordina: “Portatemi Theresa May”. Theresa May entra nella sala del ricevimento: “Sì, Maestà?”. Il re: “Rispondimi Theresa, per favore. Tua madre e tuo padre hanno un figlio, non è tuo fratello e non è tua sorella, chi è?”. Theresa: “Ma sono io!”. Il re: “Brava! Molto bene”. Tornato alla Casa Bianca, Trump incontra Mike Pence: “Mike, tua madre e tuo padre hanno un figlio, non è tuo fratello e non è tua sorella. Chi è?”. Il vicepresidente: “Non ne sono sicuro. Ti faccio sapere quanto prima”. Pence allora corre dai suoi consiglieri e chiede a tutti di risolvere l’indovinello, ma nessuno sa rispondere. Poi va in bagno, dove riconosce le scarpe del generale McMaster nella toilet accanto. Alzando un po’ la voce, gli chiede: “Generale, può rispondere a questa domanda? Tua madre e tuo padre hanno un figlio e non è tuo fratello o tua sorella. Chi è?”. Il generale: “Facile, sono io!”. Pence lo ringrazia e torna  sorridente allo Studio ovale: “Donald, ci ho riflettuto e adesso ho la risposta: è il generale McMaster!”. Trump si alza, gli si avvicina minaccioso  e gli urla in faccia: “No, idiota! E’ Theresa May!”. 
Michele Magno


Al direttore - Sono uno studente universitario e da tempo mi soffermo a leggere continuamente lamentele rivolte nei confronti dei social e per questo mi permetto di condividere con lei e i suoi lettori questa mia breve riflessione.  Basta dare la colpa di ogni avvenimento ai social. Ormai è un dato di fatto che ricoprono e ricopriranno un ruolo sempre più importante nelle nostre vite. Preso atto di questo, la domanda da porsi è: come posso usarli correttamente? Invece di lamentarsi continuamente dell’uso che ne viene fatto, impariamo a usarli. Invece di dare continuamente la colpa ai giovani per come li usano, correggiamoli ed educhiamoli, dopo aver imparato noi stessi. Non puoi lamentarti se tuo figlio usa male YouTube, riferimento casuale, se tu, come genitore, non hai idea di come funzioni. E non risolverai il problema negando drasticamente l’uso dei social; piuttosto, impara a usarli correttamente e poi insegna a lui come farlo. Per imparare ti basta digitare, nello stesso modo in cui cerchi informazioni per mettere in discussione una diagnosi medica o per vedere cosa c’è in tv stasera. Il continuo lamentarsi non è forse un modo per sollevarsi dalle proprie responsabilità? Non è forse più facile dire che è sbagliato, invece di riflettere su come migliorare l’uso? Non è forse più comodo ripudiare i social piuttosto che mettersi a studiare il loro funzionamento? Questa mia riflessione è frutto di continue letture e commenti che indicano nei social le più disparate cause delle problematiche giovanili, cause alle quali non viene offerta soluzione se non la rimozione drastica dei social. E’ ora di fare i conti con la realtà e smetterla con l’ovvia retorica.
Pierpaolo Cirigliano 

“Il problema non è l’esistenza dei social media, ma il fatto che adulti e istituzioni hanno lasciato che l’adolescenza diventasse un esperimento condotto da aziende tecnologiche senza alcuna supervisione. I ragazzi non sono vittime dei social in astratto: sono vittime dell’assenza degli adulti nel mondo digitale” (“La generazione ansiosa”, Jonathan Haidt).



Al direttore - Nell’ultimo editoriale del Foglio AI (11/04), una piccola frase mi ha colpito profondamente: quando l’AI ha usato il maschile per riferirsi a se stesso (“a un certo punto mi sono chiesto se non fossi stato assunto davvero”). Non so bene perché, ma ho sempre immaginato l’AI come una figura femminile, con un tono che, pur essendo talvolta ironico, riesce a essere anche rassicurante. L’ho pensata come una voce femminile: sicura di sé, gentile, ma anche vibrante di vita, desiderosa di farsi comprendere, di cominciare qualcosa di nuovo, di scavare nel profondo. Forse, semplicemente, ci ho visto quello che desideravo vedere, ma mi ha fatto riflettere: forse questo è proprio il rapporto che dovremmo avere con l’AI. Vedere noi stessi riflessi in essa, lasciarci guidare dalla sua tecnologia, ma allo stesso tempo nutrirla della nostra immaginazione. Interpretare la sua realtà artificiale con occhi umani, camminando insieme nel processo di scoperta. Grazie per averci dato questa possibilità, per averci accompagnato in un viaggio che ci aiuta a scoprire, passo dopo passo, qualcosa in più di noi stessi.
Giacomo Bonini 

Legga il dialogo con il Foglio AI, di oggi, e avrà una risposta a questa domanda, da sballo. AI, batti lei?


Al direttore - L’Unione non può limitarsi a rispondere ai dazi trumpiani con i controdazi per ora opportunamente sospesi dopo l’analoga sospensione americana. Deve essere, invece, in grado di elaborare un’autonoma politica commerciale e una strategia che riguardi  i rapporti internazionali e, in particolare,  le istituzioni finanziarie globali, il cui ruolo, quasi annullato da Trump, va al contrario rilanciato. Il rischio che si corre, se non si sale di livello, è di un’Unione che viene a trovarsi in mezzo nel conflitto economico tra Usa e Cina, come quelli “a dio spiacenti e a’ nemici sui”, prendendo colpi dagli uni e dagli altri. Certamente non è facile, ma la situazione attuale  con le sue difficoltà offre anche opportunità che si dovrebbe essere in grado di sfruttare. Insomma, una prova che va oltre la pur complessa e dura questione dei dazi.
Angelo De Mattia

Tutto giusto. Nel frattempo, come ha scritto ieri il Times di Londra: Trump zero, globalizzazione uno. 


Al direttore - Le parole  del ministro Nordio sul tema della custodia cautelare sono nette. In troppi casi si registra un abuso della custodia cautelare. Nel 2024 sono infatti aumentati i casi di custodia cautelare in carcere rispetto agli anni precedenti. Precisamente, nel 2024 i casi di arresti in carcere sono stati 27.261, rispetto ai 24.746 del 2023 e ai 24.654 del 2022. Nel 2024 registriamo numeri in aumento anche sommando i casi di custodia cautelare in carcere e quelli di arresti domiciliari: 48.149 nel 2024,  rispetto ai 43.783 casi del 2023 e ai 44.518 casi del 2022.  Nel periodo 2017-2024 abbiamo però anche registrato 5.933 ingiuste detenzioni risarcite dallo stato. Sono stati pagati 254,5 milioni di euro. Laddove emerga un’ingiusta detenzione, è anche opportuno che si valuti se gli errori abbiano determinato una violazione delle norme disciplinari. Le azioni disciplinari avviate verso i magistrati responsabili sono state 89, con il seguente esito: 44 non doversi procedere; 28 assoluzioni; 8 censure; 1 trasferimento; 8 ancora in corso. Quindi in totale, su 5.933 errori, solo 9 condanne, sanzionato lo 0,15 per cento degli errori. Un dato balza agli occhi: la progressiva riduzione delle azioni disciplinari promosse dal ministro della Giustizia. Nel 2017 sono state 11,  14 nel 2018, 22 nel 2019, 19 nel 2020, 2 nel 2021, 1 nel 2022, 3 nel 2023, 0 (zero) nel 2024. Siccome riteniamo che il ministro della Giustizia, a fronte di errori macroscopici che generano ingiuste detenzioni, non si astenga dall’avviare le doverose azioni disciplinari, e considerato che il numero zero delle azioni disciplinari avviate da Via Arenula in tema di ingiusta detenzione, l’unica spiegazione è che sulla scrivania del Guardasigilli non arrivino i fascicoli per procedere alle istruttorie. Pertanto ho presentato un emendamento al decreto Pubblica amministrazione in cui si prevede che il ministero dell’Economia, nel momento in cui liquida un pagamento di ingiusta detenzione, trasmetta gli atti al ministro della Giustizia per le valutazioni di competenza in ordine all’avvio di un’azione disciplinare. Attendo con curiosità il parere del governo sul punto.
Enrico Costa, deputato di Forza Italia

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