Storia degli arabi
Odoya, 825 pp., 32 euro
L’opera imponente di Philip K. Hitti, uno dei più importanti studiosi della cultura araba di sempre, è giunta nella versione italiana alla sua ottava edizione. Il libro, pubblicato per la prima volta nel 1937 e frutto di un lavoro durato ben dieci anni, ripercorre in maniera completa e documentata tutta la storia del popolo arabo, dalle sue origini nomadiche dell’era pre-islamica (prima, cioè, del 622, anno in cui Maometto compì l’Egira dalla Mecca a Medina) fino ad arrivare ai primi decenni del ’900, con i primi stravolgimenti politici successivi alla caduta dell’impero ottomano. Un must, insomma, non solo per gli appassionati della cultura araba, ma anche per chiunque intenda esplorare le radici della civiltà occidentale e comprendere a pieno i tempi in cui viviamo. Culla della famiglia semitica, la penisola araba nutrì infatti quei popoli che più tardi migrarono nella Mezzaluna fertile, per divenire successivamente i babilonesi, gli assiri, i fenici e gli ebrei, ossia “i popoli che gettarono le basi del nostro patrimonio culturale”. Allo stesso tempo, nel Medioevo, l’Arabia diede origine non soltanto a un popolo che nel giro di un secolo conquistò gran parte del mondo civilizzato, ma anche a una civiltà che trasmise all’Europa medievale molte di quelle influenze intellettuali che infine provocarono il risveglio del mondo occidentale, avviandolo verso il suo moderno rinascimento: “Nel Medioevo – scrive Hitti – nessun popolo contribuì al progresso umano quanto gli Arabi e i popoli di lingua araba”. Il contatto tra la civiltà occidentale e quella araba, tuttavia, ha anche dato vita a una lunga storia di guerre religiose, persecuzioni e crociate, combattute nel nome di Dio e di Allah. E così l’ex professore della Princeton University, se da una parte ricorda le parole del 1095 di Papa Urbano, che nel lanciare la prima crociata contro i musulmani incitò i fedeli a “prendere la via del Santo Sepolcro, strapparlo alla razza malvagia e assoggettarla”, dall’altro non può non sottolineare la potenza distruttiva insita nell’aggiunta, da parte di alcuni ambienti musulmani (in particolare quello kharigita), direttamente di un sesto pilastro tra i cinque tradizionali della fede islamica, ossia quello della guerra santa (jihad), che consiste nell’obbligo del califfo di “allontanare la barriera geografica che divide il dar al islam (territorio dell’islam) dal dar al harb (territorio di guerra)”.
Il libro, come detto, non giunge fino ai giorni nostri, contraddistinti dai drammatici eventi dell’11 settembre e dall’avvio della guerra globale al terrorismo di matrice islamica (Hitti è scomparso nel 1978), ma fornisce inevitabilmente le chiavi storiche e culturali per comprendere le dinamiche attuali. Sfogliando le pagine del libro, pertanto, si incontrerà ad esempio la storia di Palmira, città siriana oggi sottoposta all’attenzione internazionale per l’avanzata del sedicente Stato islamico, e si scoprirà che essa da sempre rappresenta un punto di equilibrio fondamentale nell’incontro tra civiltà occidentale e araba, e che a ridurla in macerie, come oggi vorrebbero fare i militanti del Daesh, fu nel 273 proprio la potenza occidentale, per mano dell’imperatore romano Aureliano. Si approfondiranno, inoltre, le vicende che portarono alla nascita e all’ascesa politico-spirituale di Maometto, “l’unico profeta al mondo nato alla piena luce della storia”, e si rintracceranno, ancora, le radici dell’originario scisma tra sunniti e sciiti, che da secoli sparge sangue all’interno del mondo islamico. Il tutto attraverso un’analisi minuziosa, probabilmente senza eguali, di ogni aspetto caratterizzante la civiltà araba, ancor più rilevante se si pensa che, come premesso dallo stesso Hitti, “nessun paese e nessuna popolazione sono stati studiati ed esaminati, in tempi moderni, meno dell’Arabia e degli arabi”.
STORIA DEGLI ARABI
Philip K. Hitti
Odoya, 825 pp., 32 euro