Tagliagole. Jihad corporation

Stefano Priarone
Francesco Borgonovo
Bompiani, 680 pp., 15 euro

Lo Stato Islamico non viene dal Medioevo. Ma, come dimostra l’autore, utilizza tutti gli strumenti della contemporaneità per conquistare l’occidente. L’Is è figlio del Ventunesimo secolo: i giovani estremisti di credo islamico sono immersi nella cultura pop e la sanno utilizzare al meglio, imbastendo con i loro messaggi e le uccisioni minuziosamente studiate una sorta di serie televisiva, una fiction. Un “Jihad cool”, quindi. Del resto, già nel 2001, il crollo delle Torri Gemelli era stato qualcosa di “inimmaginabile”, troppo improbabile persino per uno scrittore, aveva osservato il romanziere specializzato in spy story Tom Clancy.
Ed è, questa, una fiction di successo, visto che i terroristi – così devoti a una causa così netta – sembrano, come dice lo scrittore Don DeLillo, dei supereroi (del male forse, ma sempre superiori agli occidentali).
Se nei film di George Romero i morti viventi rappresentavano il proletariato oppresso, adesso gli zombi sono i terroristi islamici – è una lettura che si può fare di molti film e serie televisive attuali – e più ancora si può dire che gli zombi classici sembrano gli “scrociati” della serie a fumetti “Crossed”, scritta dal nordirlandese Garth Ennis: esseri umani ancora vivi che contraggono un virus che libera tutti i loro istinti più selvaggi.
Il libro di Borgonovo ha però qualcosa di medioevale, almeno per quanto attiene all’approccio. Ha l’ambizione di unificare suggestioni diverse, analizzando l’estremismo islamico con gli strumenti della cultura pop e, come Dante nella sua “Commedia” passa con naturalezza dai fatti di cronaca toscani ai personaggi dell’antichità classica e ai santi cristiani, così qui si passa da Stephen King – e il suo “Uomo Nero”, qua terrorista – ai fumetti; dalle serie televisive come “Homeland” sulla lotta senza quartiere ai terroristi o “The Walking Dead” sugli zombi a un’intervista ad Abu Ibrahim Raqqawi sulle condizioni di vita nell’autoproclamato Califfato islamico. Troviamo “Holy Terror”, il libro a fumetti del grande Frank Miller (Sin City, Batman) del 2011 dove il supereroe Fixer combatte crudeli terroristi islamici senza troppi scrupoli garantisti. “Holy Terror”, ben disegnata ma con personaggi privi di sfumature, non è l’opera migliore di Miller come aveva scritto all’epoca “Il Foglio”, ma molti attacchi al fumetto – in origine al posto di Fixer avrebbe dovuto esserci Batman – sono sorti anche perché l’occidente non tollera più cattivi “diversi da sé” e teme di poter essere tacciato di razzismo. Ci fossero stati i soliti nazisti al posto dei jihadisti non avremmo avuto polemiche di sorta.
C’è anche un’acuta analisi di “Sottomissione”, il controverso romanzo di Michel Houellebecq, ambientato in una Francia del prossimo futuro con un partito islamico al potere, attaccato perché anti musulmano. L’opera, però, si concentra sulla “svirilizzazione” dell’Occidente. Il protagonista prova a convertirsi al cattolicesimo per dare un senso alla sua esistenza – un senso che la laïcitéfrancese non riesce a comunicare – ma non lo trova abbastanza “virile” e quindi sceglie l’islam.
Del resto, un altro celebre scrittore francese, Éric Zemmour, da tempo accusato di islamofobia, parla di un occidente femminilizzato, il mondo di Venere destinato a essere conquistato dalla società islamica, sempre più devota a Marte.
La lotta è quindi persa in partenza? No, come scrive Borgonovo nel finale. I giornalisti di Charlie Hebdo sono sì stati uccisi, ma “bisogna ridere, sicuri di sé e della propria cultura. E non aver timore di smascherare le bugie”.

 

TAGLIAGOLE. JIHAD CORPORATION
Francesco Borgonovo
Bompiani, 680 pp., 15 euro

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