Ritorno a Confucio
Il Mulino, 200 pp., 18 euro
Il pensiero di Confucio è stato bandito dalla Cina comunista per decenni. Antico retaggio feudale, diceva Mao Zedong. Ma il ritorno di Confucio o meglio – come scrive Maurizio Scarpari, che ha insegnato Lingua cinese classica all’Università Ca’ Foscari di Venezia – il ritorno a Confucio di una Cina ormai comunista solo di nome è percepibile nelle parole, nei discorsi e nelle preoccupazioni della leadership cinese. Nella Cina della crescita economica da record alcuni cambiamenti sono macroscopici: l’urbanizzazione, la crescita della classe media, l’inquinamento dell’ambiente. Altri sono più difficili da individuare, e tra questi Scarpari vede una crisi morale e ideologica che sta mettendo in discussione l’intero sistema. La disomogeneità dello sviluppo economico, la corruzione diffusa a tutti i livelli, il crollo della famiglia tradizionale e “il vuoto spirituale e l’ansia esistenziale che opprimono ampi strati di popolazione” stanno minacciando il modello cinese. Per rispondere a questa crisi, che riguarda inoltre la legittimità interna del Partito comunista e l’estensione del soft power di Pechino all’estero, la leadership cinese guarda alla tradizione. E il pensiero confuciano, capace di tenere insieme l’impero cinese per due millenni con i suoi princìpi di buon governo e società armoniosa, sembra perfetto per salvare il regime comunista. Scarpari individua con perizia i segnali del ritorno a Confucio della Cina, che a volte si manifestano come promozione esplicita del pensiero classico e a volte sono da cercare tra le pieghe dei discorsi ufficiali, e rende esplicito come attraverso questo tentativo di rigenerazione morale siano legati alcuni degli elementi più importanti della cronaca politica cinese degli ultimi anni, dalle priorità politiche enunciate dal presidente Xi Jinping alla guerra alla corruzione che sta mietendo centinaia di migliaia di vittime tra funzionari di partito e nemici interni. Nel tenere insieme questi due piani, quello della cronaca più recente e dell’indagine accademica intorno all’evoluzione del pensiero in Cina, Scarpari scrive al tempo stesso un saggio scientifico e un’opera che entra in profondità nella situazione politica della Cina di oggi, utile per comprendere l’evoluzione del regime cinese. Del cui lato repressivo, eccezion fatta per la singola citazione di una “mancanza di disponibilità delle autorità cinesi ad affrontare temi legati al rispetto dei diritti umani”, Scarpari non fa mai menzione. Abbondano invece le confutazioni dei valori “considerati universali” dell’occidente, che suoneranno confortevoli alle orecchie del lettore cinese, meno a quelle di un occidentale.
RITORNO A CONFUCIO
Maurizio Scarpari
Il Mulino, 200 pp., 18 euro