Politics

Maurizio Stefanini
Roberto Mangabeira Unger
Fazi, 623 pp., 22 euro

Fu Lula il primo presidente latinoamericano cui Barack Obama telefonò dopo la sua vittoria elettorale. Parlarono assieme per ben quindici minuti e sembra che uno dei primi argomenti di conversazione fosse Roberto Mangabeira Unger: “Sai, il tuo ministro straordinario per gli affari strategici è stato mio professore a Harvard”, o qualcosa del genere. Dipende dalle varie ricostruzioni. Nipote per parte di madre di Otávio Mangabeira, che a sua volta fu un protagonista della politica brasiliana per gran parte del Ventesimo secolo, il sessantottenne Mangabeira è stato docente a Harvard dall’inizio degli anni Settanta e ideologo del Partito del movimento democratico brasiliano, la principale forza politica nella transizione dal regime militare alla piena democrazia. In seguito, fu consigliere di due candidati alla presidenza della sinistra non lulista: Leonel Brizola nel 1989 e 1994, Ciro Gomes nel 1998 e 2002. Infine, fece parte del governo di Lula tra il 2007 e il 2009, ma come esponente di un partito di destra: il repubblicano, già d’orientamento liberale. Dal 5 febbraio scorso è ministro degli Affari strategici nel gabinetto federale della presidente Dilma Rousseff. Teorico di una politica di grandeur brasiliana con alleanze a tutto campo – culmine ne è stata l’adesione ai Brics – è considerato il più importante filosofo politico brasiliano, e ad Harvard ha fondato il movimento del Critical Legal Studies che ha spaccato per decenni il mondo degli studi giuridici in America. “Politics” è un’antologia in italiano di quella che è la sua opera principale: i tre volumi di “Politics, a Work in Constructive Theory”, pubblicato nel 1997. Contrapponendosi sia al marxismo sia alle maggiori teorie sociali moderne e attingendo a Gianbattista Vico, Roberto Mangabeira Unger ritiene che “la società è concepita e creata dall’uomo, piuttosto che l’espressione di un fondamentale ordine naturale”. E’ un’elaborazione che va oltre la tradizione della sinistra, cui consiglia di reinterpretare il linguaggio dei diritti. Ma va anche oltre il liberalismo tradizionale, cui propone di abbandonare il diritto di proprietà assoluta come modello per tutti i diritti, e di ristrutturare la disciplina giuridica per includere quelli di protezione, mercato, destabilizzazione e solidarietà. Anziché “anti-liberale” preferisce definirsi “super-liberale”, cioè teorico di una sintesi tra la tradizione radical-democratica e quella liberale, volta alla costruzione di un nuovo modello di “democrazia potenziata”.

 

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Roberto Mangabeira Unger
Fazi, 623 pp., 22 euro

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