La zia subacquea e altri abissi famigliari
Mondadori, 391 pp., 20 euro
Ci sono momenti solo tuoi. Momenti interni che recuperi attraverso discese esterne in regioni segrete della tua mente, impossibili da trasmettere e condividere. Momenti che per nessun altro sono stati decisivi, ma per te sono stati fondamentali. Sono quelli di Enzo Fileno Carabba, che è riuscito a raccontare la storia della sua famiglia e della sua vita in questo romanzo autobiografico molto diverso dai precedenti. Se in “Jakob Pesciolini” e in “Con un poco di zucchero” ha regalato ai suoi lettori storie fantastiche, questa volta, invece, al centro del racconto vi sono la sua vita e la sua famiglia. Una famiglia non convenzionale, “ma non irrazionale”. Piuttosto, una famiglia “con solide basi illuministiche”. “Ho vissuto senza sentire il peso diretto del Vaticano, non ho fatto la comunione e quando il prete veniva a benedire la nostra casa, mia madre lo mandava via con una gentilezza virile, anche se era una donna”, dirà. Una madre che nascondeva i soldi nei libri e una nonna che una volta gli disse che per regalo di Natale avrebbe ricevuto delle mutande di latta anti stupro, capaci di produrre un rumore tale da dare l’allarme. Ci pensava lo zio Manin a parlargli del diavolo ed era la zia Annalisa, grande nuotatrice, a insegnargli molte cose oltre che a nuotare, in Abruzzo – che è sempre uguale ma non ci torna da una vita – o in Versilia, “con ragazze e signore uguali nei secoli che sembrava potessero esistere solo lì, stese sui lettini a prendere il sole, mummificate nella luce, o al limite in bicicletta”. Fu il padre, critico cinematografico, a fargli conoscere per primo “Shining”, il romanzo di Stephen King da cui Kubrick ha tratto l’omonimo film (“lo leggevano quando non era ancora nessuno: furono i miei genitori a lanciarlo”) e proprio come quel bambino, anche il piccolo Enzo pensava di avere “la luccicanza”, di vedere cioè gli eventi in anticipo, ma di quei poteri paranormali, però, nessuno parve accorgersene se non lui. Splendida la sua infanzia passata con i nonni più che con i genitori – “che apparivano di tanto in tanto per fare un viaggio in macchina in posti remoti, improvvisando tutto, anche la direzione”, perché a riempire di gioia e di nuove scoperte le sue giornate, ci pensavano, nonno Fileno, nonna Letizia e nonna Nadia, pronti a dargli l’affetto necessario, quello più grande, ovviamente ognuno a suo modo. A Natale – che da loro iniziava il 23 dicembre, il giorno più importante, perché era quello in cui il nonno suonava la campanella, “la squilla”, dopo la quale distribuiva i soldi obbligando tutti a baciargli le mani, adulti compresi. I litigi non mancavano mai e lui si ritrovava al centro di vere e proprie scenate venute fuori dal nulla, capaci di sprigionare un’energia psichica “che ha nutrito tutte le mie rinascite”, litigi che scatenavano un’immane baraonda, come l’origine dell’universo. “C’era qualcosa di astronomico in noi, e forse eravamo davvero l’origine del tutto”, spiega. “L’arte di lasciar correre non ci apparteneva e le forze in campo erano così esagerate che stimolavano l’arte di spazzar via”. Carabba ci fa entrare nella sua famiglia dalla porta principale, e ascoltare quelle persone parlare mentre si muovono in stanze e in case piene di libri (e di fumetti erotici), tra intrighi e segreti, non può che essere un piacere. Esilaranti le pagine dedicate alla nascita del fratello Carlo, “annunciata da un pesce fantastico, tipo l’arcangelo Gabriele, giunto a lui da lontananze inimmaginabili” e tenuta nascosta a lungo a nonna Nadia, che poi però visse venti anni ancora, costringendo la famiglia ad acrobazie incredibili in occasione delle feste e delle grandi riunioni. Una vera immersione, la sua, capace di arrivare a toccare i ricordi più profondi, quelli in cui la leggenda e la realtà si assomigliano senza però mai dare fastidio al lettore, che ne rimarrà affascinato.
LA ZIA SUBACQUEA E ALTRI ABISSI FAMIGLIARI
Enzo Fileno Carabba
Mondadori, 391 pp., 20 euro