Buttanissima Sicilia

Giuseppe Sottile

Pietrangelo Buttafuoco

Bompiani 2014, 206 pp., 12 euro (ebook 6,99 euro)

    Il mio libro del 2015 è “Buttanissima Sicilia” di Pietrangelo Buttafuoco. Lo è senza dubbio. Non solo per via dell’argomento; non solo perché l’ha scritto un mio amico; non solo perché il libro sé, dialogando con l’autore, l’ho visto crescere; non solo perché – manco a dirlo – l’ha dedicato a me; non solo perché da Buttanissima s’è poi generato il teatrino, di cui firmo la regia – quello che con Salvo Piparo, con Costanza Licata e con Irene M. Salerno, e con la manina di Ficarra & Picone – ha macinato il tutto esaurito in tantissime piazze, prossimo ad arrivare anche alla stagione del Carignano di Torino; non solo perché da quel libro giallo ne è derivato un vero e proprio movimento d'opinione ma anche per altri motivi.

     

    Eccoli: “Buttanissima Sicilia” è dedica d’amore alla propria terra da parte di chi, andandosene via, l’ha incisa sulla pelle; grido di rabbia e di passione di chi vede quel triangolo, tutto lapilli mare coste grano ulivi gelsomini, violentato da clientelismo e apatia. C’è tutta la Sicilia, quella di “ieri, oggi e domani”: personaggi del recente passato e del presente dalla penna impietosa escono attori di una tragedia che si consuma nell’incuria del governo di Roma. E’ un libro elegante nel suo dare in letteratura lo scempio ridicolo e tragico dei siciliani che comandano. E’ un travaso continuo dalla letteratura alla cronaca, dagli aneddoti alla riflessione. E’ il cuntu di una terra che ha fatto delle virtù, vizio e dell’innocenza, colpa. Una su tutte, l’Antimafia.

     

    Il libro esorcizza quel “muoviti fermo”, l’ethos dei gattopardi siciliani che, della Sicilia, ha fatto purtroppamente la fogna del potere.

    • Giuseppe Sottile
    • Giuseppe Sottile ha lavorato per 23 anni a Palermo. Prima a “L’Ora” di Vittorio Nisticò, per il quale ha condotto numerose inchieste sulle guerre di mafia, e poi al “Giornale di Sicilia”, del quale è stato capocronista e vicedirettore. Dopo undici anni vissuti intensamente a Milano, – è stato caporedattore del “Giorno” e di “Studio Aperto” – è approdato al “Foglio” di Giuliano Ferrara. E lì è rimasto per curare l’inserto culturale del sabato. Per Einaudi ha scritto anche un romanzo, “Nostra signora della Necessità”, pubblicato nel 2006, dove il racconto di Palermo e del suo respiro marcio diventa la rappresentazione teatrale di vite scellerate e morti ammazzati, di intrighi e tradimenti, di tragedie e sceneggiate. Un palcoscenico di evanescenze, sul quale si muovono indifferentemente boss di Cosa nostra e picciotti di malavita, nobili decaduti e borghesi lucidati a festa, cronisti di grandi fervori e teatranti di grandi illusioni. Tutti alle prese con i misteri e i piaceri di una città lussuriosa, senza certezze e senza misericordia.