Notturno bizantino
La Lepre edizioni, 383 pp., 20 euro
La caduta di Costantinopoli e le vicende che hanno preceduto e determinato la fine del millenario Impero bizantino sono al centro di questo romanzo che vediamo dipanarsi nel racconto in prima persona del medico Lucas Pascali, personaggio di fantasia al quale l’autore ha voluto dare il nome di un proprio remoto antenato greco. La rassegnazione e l’impotenza con cui i bizantini hanno assistito alla corrosione interna e allo sgretolamento del loro impero (favorito, come è noto, anche dalla cecità di coloro che, a occidente, avrebbero potuto ma non vollero portare loro soccorso) si riflette nel fatalismo malinconico con cui Lucas affronta la vita. Fino alla battaglia lunga cinquantatré giorni che capovolge volontà e destini come nell’epos omerico e nella tragedia greca, e che cambierà per sempre la storia del mondo.
Di quella esperienza terribile e fatale Lucas vuole fare dono, ormai vecchio e finalmente consapevole, a un giovane interlocutore di cui conosceremo l’identità solo nelle ultime pagine del romanzo. Consegna così la memoria di un mondo che egli ha imparato ad amare solo dopo averlo perso per sempre, nella speranza che altri possano evitare i suoi errori (anche l’altera Teodora, la donna che ha sposato pur essendo innamorato della sorella di lei, troppo tardi gli appare come la sua unica e incompresa occasione di felicità). Seguiamo dunque il protagonista nelle strade di quella che all’epoca era la luminosa capitale culturale dell’Impero bizantino, Mistra – lì Lucas nasce nel 1420, figlio del medico Ieroteo e di sua moglie Irene – e poi in quelle di Costantinopoli. Fino ai terribili giorni del 1453, quando con le mura teodosiane – difese con coraggio leggendario dall’intera popolazione – crollò, nella notte del 29 maggio, una civiltà che si credeva eterna, e che dovette arrendersi ai cannoni giganteschi e all’immenso esercito del giovanissimo Mehmet II. Le vicende di Lucas, dei suoi famigliari e dei suoi amici incrociano quelle di personaggi realmente esistiti: dal valoroso basileus Costantino XI, che morirà con le armi in pugno nella difesa della città, al sultano ottomano che della città sarà il carnefice; dallo stratega di Costantino XI, Giorgio Sfranze (le cui “Memorie” sono tra le fonti storiche principali del romanzo), al predicatore Gennadio Scolario, il monaco ortodosso nemico feroce dei papisti e di ogni idea di ritorno all’unità delle due chiese; dal valoroso condottiero genovese Giovanni Giustiniani Longo a Giorgio Gemisto Pletone, il filosofo neoplatonico cui faceva capo la fratria di Mistra, la quale avrebbe gettato i semi da cui fiorì il Rinascimento e della quale De Pascalis immagina faccia parte anche Ieroteo, padre di Lucas. Nel gruppo di sapienti stretti attorno a Gemisto Pletone emergono le figure di Cleofe Malatesta (la sposa del despota di Morea, Teodoro II Paleologo), e del cardinale umanista Bessarione, che sarebbe divenuto il più tenace custode dell’eredità culturale bizantina in occidente. All’opera di Bessarione, di Anna Notaras (anche lei presente nel romanzo, costellato di forti figure femminili) e degli altri esuli della diaspora bizantina (“semi che viaggiano nel vento e cadono lontano dalla pianta”) tocca il compito di tenere viva la speranza, quando tutto sembra perduto. Con questo appassionante e ispirato racconto, nel quale ricostruzione storica e trama romanzesca convivono senza forzature, De Pascalis sembra voler suggerire che a ogni generazione, compresa la nostra, tocca in sorte una Bisanzio di cui difendere le mura.
NOTTURNO BIZANTINO
Luigi De Pascalis
La Lepre edizioni, 383 pp., 20 euro