Il libro dei secoli
Bollati Boringhieri, 488 pp., 26 euro
Verso la fine del 1999 Ian Mortimer si imbatte in una delle tante trasmissioni televisive che fanno il bilancio di fine Novecento, “caratterizzato da cambiamenti come nessuno dei precedenti”. Anziché prendere atto e cambiar canale Mortimer, studioso di storia medievale e della prima età moderna con particolare inclinazione per la vita quotidiana, si incuriosisce. Siamo proprio sicuri che a cambiare a fondo la vita degli umani siano proprio le innovazioni tecnologiche, come presuppone chi mette in cima alla classifica dei cambiamenti il secolo appena concluso? Più a fondo: che cos’è, davvero, un cambiamento? E chi sono gli attori principali, gli uomini che hanno innescato i mutamenti decisivi della storia? Armato di queste domande, Mortimer si mette all’opera, passando in rassegna eventi e personaggi che hanno modificato radicalmente la vita di tutti o di molti nell’ultimo millennio della civiltà europea. Chi è dunque il “principale agente del cambiamento” dell’XI secolo? Gregorio VII, che affermando l’autorità del Papa ha posto le condizioni per relazioni più pacifiche e per la diffusione della cultura. Del XII? Pietro Abelardo, l’alfiere di una ragione che si erge a giudice anche delle Scritture. Il Quattrocento va da sé, Cristoforo Colombo, senza dimenticare gli altri grandi esploratori. Il Cinquecento è stato un “secolo incredibile”, che “cambiò il nostro modo di mangiare, le nostre letture, portò in primo piano alcune fra le questioni più profonde su cui l’uomo si sia mai interrogato”: tra i tanti protagonisti del tempo Mortimer sceglie Lutero. E così via, di secolo in secolo, fino al Novecento dei fratelli Wright e di Einstein e di Fritz Haber, l’inventore del processo per la produzione dell’ammoniaca ma anche dell’iprite e dello Zyklon B; la palma di maggior agente di cambiamento del secolo va però ad Adolf Hitler. Il resoconto del millennio, naturalmente, è infinitamente più ricco e interessante di questo scheletrico compendio (e scritto benissimo); lasciando il resto al lettore, vale la pena segnalare le due osservazioni che lo concludono. La prima: “Non vi è dubbio su chi sia stato il più importante agente del cambiamento negli ultimi mille anni: Dio. Io, personalmente, non credo in Dio. Ma qui le mie opinioni sono irrilevanti. Pur non esistendo, nessuno come Lui ha influenzato il mondo occidentale. L’idea di Dio così com’era concepito dalla chiesa cattolica fu alla base dei movimenti della pace di Dio e del declino della schiavitù nell’XI e XII secolo. Fu il monachesimo cristiano a fondare le origini del sapere e della scienza nel mondo occidentale. Era la convinzione che la forza guaritrice di Dio agisse attraverso le loro mani che, nel XVI secolo, diede a tanti medici la fiducia necessaria per tentare di aiutare gli ammalati e gli infermi”. Eccetera. “Solamente nel XX secolo i più importanti cambiamenti non furono ispirati in maniera esplicita a Dio”. La seconda: “Molti dei cambiamenti trattati in questo libro hanno qualcosa in comune: parlano di limiti o di confini che sono stati infranti. Molti di questi sconfinamenti possono esse compresi alla luce del paradigma: ‘Vai all’ovest, ragazzo!’: si va verso occidente, si trova un confine, lo si supera, si scopre, si conquista, si diventa ricchi. Ma ora che ci siamo resi conto che le riserve fossili del pianeta stanno per esaurirsi, questa mentalità improntata al travalicamento del limite è sorpassata. La nostra sfida odierna non consiste nell’espansione, ma nell’autocontenimento. Le frontiere che ci attendono non sono all’orizzonte, e nemmeno nello spazio: sono dentro la nostra mente”. Tutte tesi su cui, evidentemente, si può discutere; ma non c’è dubbio che siano originali e stimolanti.
IL LIBRO DEI SECOLI
Ian Mortimer
Bollati Boringhieri, 488 pp., 26 euro