Il monello, il guru, l'alchimista

Mario Leone
Stefano Bollani
Mondadori, 132 pp., 18 euro

    Da anni il pubblico apprezza Stefano Bollani al pianoforte. Nel 2013 con “Parliamo di musica” ne scopre le doti di scrittore. Da quel dì tantissimi concerti, una riuscitissima trasmissione tv, un progetto come cantautore. L’universo di un pianista vibra di suoni, ma anche d’immagini, di sogni e visioni. Bollani ritorna alle parole con quest’ultimo lavoro in cui accanto alla musica – in primo piano – affronta le tematiche della libertà, della ricerca di spazi inesplorati o poco approfonditi. L’autore si rivolge al lettore assumendo di volta in volta diverse personalità. Non una semplice celebrazione dei “monumenti” della musica, quanto delle vite dei “suoi” musicisti, delle sue guide. Raccontare gli altri per parlare di sé. Comune denominatore dei musicisti raccontati da Bollani è la ricerca di libertà, ben al di là della ricerca di un’indipendenza espressiva o stilistica. La libertà si traduce anzitutto in “dipendenza” da una visione di “bello” di cui si fa esperienza. Questo filo conduttore permette di accostare Maurice Ravel e João Gilberto, Astor Piazzolla, Henry Purcell o Louis Armostrong, senza che questo risulti un’operazione forzata. Incontriamo questi musicisti attraverso aneddoti, curiosità, con uno stile gioioso, agile a tratti sincopato. Bollani scrive come suona: è superbo su entrambe le tastiere. Un funambolo delle parole, un giocoliere che si lancia in accostamenti all’apparenza improbabili, suggestioni visionarie, soluzioni inaspettate. Improvvisa con i luoghi e con i tempi ricreando mondi e persone con pezzi di vita e mondi di altre persone. Crea personaggi già noti e ricrea se stesso. Come in uno standard jazz dove il giro d’accordi è quello ma le possibilità sono infinite. Allora Bollani è “monello, guru e alchimista” allo stesso tempo, come recita il titolo del suo lavoro, mostrando una conoscenza approfondita della materia, proponendo uno stile nuovo di scrittura ma anche un nuovo modo di fare “divulgazione” (termine tanto caro a chi lamenta che la musica non compaia più a scuola, nell’educazione, sui giornali etc.), che guarda a tutto ciò che è bello senza distinzioni tra classico, pop, moderno. Il bello è bello sempre. Il bello è anche buono. Ascoltare Bollani (sia esso al pianoforte, in tv o tra le pagine di un libro) fa venire in mente l’amato Lenny, quel Leonard Bernstein che con soave maestria raccontava la musica con la bacchetta, al piano o con le parole. Bollani, come Bernstein, ha le armi del carisma, del talento e dello studio: tutti insieme, questi elementi, sono merce rara.


    IL MONELLO, IL GURU, L’ALCHIMISTA
    Stefano Bollani
    Mondadori, 132 pp., 18 euro