La memoria del sangue

Maurizio Stefanini
Caryl Phillips  
Imprimatur, 212 pp., 16 euro

    La prima storia narrata da Caryl Phillips ha a che fare con un gruppo di ebrei riunito nei campi di raccolta di Cipro in attesa, alla vigilia della nascita di Israele, di poter ottenere il permesso degli inglesi per raggiungere la Terra promessa. La seconda è quella della ventunenne Eva Stern, sopravvissuta dopo la detenzione in un lager nazista, che ricorda l’incubo passato. La terza storia è quella degli ebrei di Portobuffolè, paesino del trevigiano dove giunsero nel 1424 dalla Germania, in fuga dalla caccia al semita. Nonostante la Repubblica di Venezia li protegga, i locali continuano a considerarli in modo ostile, finché al punto di non ritorno: è il marzo del 1480 e un ragazzino viene accusato di aver commesso un omicidio rituale su un pari età cristiano. Per la comunità è la fine. La quarta storia è quella di Stephen Stern: lo zio di Eva che è partito per costruire lo stato ebraico in  Palestina, organizzatore della lotta armata. Il quinto racconto è quello dello shakespeariano Otello, generale negro al servizio di Venezia che sposa la bella e bianca Desdemona, sfidando l’ostilità del padre di lei e i pregiudizi razziali. La sesta storia è quella di Malka, ebrea nera falascia venuta dall’Etiopia in Israele, la cui famiglia non aveva mai visto né una televisione e né una lampadina elettrica, e che a sua volta deve superare le diffidenze che gli autoctoni provavano verso quella donna così diversa. 

     

    Alcune di queste trame sono più lunghe, altre più brevi, ma tutte si intrecciano in un salto acrobatico tra i tempi e i luoghi, dove l’unità della narrazione è data dalla memoria del sangue. Il pregiudizio razziale, l’esclusivismo tribale e il senso di estraneità che può creare. Nato nella antillana Saint Kitts, laureato a Oxford, Caryl Phillips è uno scrittore britannico di origine afrocaraibica, vincitore del Commonwealth Writers’ Prize nel 2004.  Giornalista, drammaturgo e autore per radio, televisione e cinema, gran parte della sua opera è stata dedicata al dramma della schiavitù e alla diaspora caraibica tra Stati Uniti e Regno Unito. Ma il suo primo racconto in assoluto fu dedicato alla storia di un ragazzo ebreo olandese deportato durante il Secondo conflitto mondiale, e sia l’antisemitismo sia la cultura ebraica più in generale permangono al centro dei suoi interessi, come si vede bene in questo romanzo del 1997, tradotto per la prima volta in italiano da Velia Februari. 

     

    LA MEMORIA DEL SANGUE
    Caryl Phillips  
    Imprimatur, 212 pp., 16 euro