Lettere

Antonio Donno
Yonathan Netanyahu
Liberilibri, 240 pp., 16 euro

    Parlare di eroi spesso può essere banale, soprattutto oggi, in tempi di “supereroi”. Ma quando si mette a rischio la propria vita e la si perde per una causa in cui si crede perché vi si è cresciuti e che fa parte di se stessi, allora si deve parlare di eroi. E’ questo il caso di Yonathan Netanyahu, il fratello maggiore di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, morto a trent’anni nella spedizione di Entebbe, quando un gruppo di militari israeliani, con a capo proprio Yoni, liberò più di cento fra ebrei e israeliani catturati da terroristi palestinesi e tedeschi. Questo libro – presentato ieri presso la Sala Einaudi della Confedilizia, a Roma – è indispensabile, nel momento in cui Israele splende in campo internazionale per la sua eccezionale volontà di vivere e progredire rispetto alla resa dell’Europa di fronte a chi vuole annichilire i valori che ci hanno dato la vita fino a oggi. Michele Silenzi ha raccolto e curato le lettere di Yoni scritte in un vasto arco di tempo, ma la distanza tra la prima e l’ultima è solo temporale. In esse c’è sempre un’unica idea, ripetuta e sempre più intimamente radicata nella mente e nel cuore di Yoni: Israele. Non è solo la patria, è la ragione di vita del popolo ebraico; non è solo il luogo di raccolta di un popolo uscito dallo sterminio, è un luogo di partenza per una nuova, grande avventura del popolo ebraico nel mondo. Questo è il senso di tutte le lettere di Yoni, la cui lettura è un’esperienza commovente nel senso più umano di questa parola, ed è il testamento di chi “sceglie, con tutta la forza e la radicalità che questa parola implica, la propria strada”, nota l’autore. “Cari mamma e papà”, scrive Yoni l’8 luglio 1964, di ritorno dagli Stati Uniti, dove studiava, “già da due giorni sono in Israele. […] Quando ho visto il paese dall’aereo ho sentito una fitta al cuore. Nonostante tutto quello che qui è sbagliato, e Dio solo sa quanti sono i mali e gli errori, lo amo come ho sempre fatto”. L’amore di Yoni per Israele aveva poco o nulla di sentimentale, era invece il sentimento di una conquista irrinunciabile perché quella conquista era la vita stessa, una vita degna di essere vissuta. Anche nell’esercito: “Tsahal è sempre più esigente nei nostri confronti e la maggior parte di noi è all’altezza delle richieste. Ma molti vengono scartati. Queste sono persone che non c’entrano niente qui”. Amor di patria e durezza di giudizio. Israele non ama mezze adesioni. Il libro di Silenzi cade proprio in un momento cruciale della storia della nostra civiltà occidentale. E’ il contributo che viene da un piccolo paese, Israele, uno dei cui figli ha vissuto una vita breve ma dall’enorme significato morale per tutti noi.

     

    LETTERE
    Yonathan Netanyahu
    Liberilibri, 240 pp., 16 euro