Ruggine

Alessandro Litta Modignani
Anna Luisa Pignatelli
Fazi, 276 pp., 16 euro

    Una vecchia solitaria e curva, bersaglio di maldicenze e pregiudizi, arranca penosamente lungo le stradine di Montici, borgo dell’entroterra toscano inerpicato sull’Appennino. Gli abitanti la evitano, la sorvegliano scostando appena le tendine delle finestre, riferiscono sul suo conto episodi indicibili. La chiamano “Ruggine”, perché passa sempre scortata da Ferro, un gatto randagio dal pelo grigio scuro, che lei ha preso a benvolere e accudire. Ruggine è il titolo del nuovo romanzo di Anna Luisa Pignatelli, già apprezzata autrice di “Nero Toscano” (2013), che scrive in una prosa ricca e lirica, tipicamente femminile, dimostrando una dolente sensibilità. “A Gina sarebbe piaciuto sprofondare nel sonno e nell’oblio al pari di quel gatto, con la testa vicino alle ginocchia come fosse ancora nel ventre della madre. Lei però la madre non l’aveva amata e non le piaceva pensare di essere stata frutto del suo ventre”. La vecchia vive in solitudine da molti anni ormai, arrotonda come può la modesta pensione, soffre di dolori tremendi alla schiena che la paralizzano e letteralmente la piegano in due. Soffre e ricorda. Ricorda il suo Neri, l’unico uomo che l’abbia amata e che lei abbia amato in vita sua, il solo che le abbia fatto del bene, lasciandole quel poco con cui vivere. Ricorda il Neri che la rispettava, e che le ha dato quel figlio disgraziato, fonte di vergogna e di ignominia. Un tormento inconfessabile, che al lettore riesce difficile decifrare. “La coscienza di Gina aveva preso le distanze da quel che era stato, tanto che alcuni episodi della sua vita avevano lasciato in lei non un ricordo, ma solo una vaga traccia, come un gusto amaro che resti in bocca senza che sia possibile collegarlo a un cibo. Lei avrebbe voluto che quei trascorsi risalissero in superficie, capire il perché di un vago senso di colpa che a volte l’assillava, impedire che continuassero a errare minacciosi dentro di lei nei fondali della sua anima”. Nel clima odioso di riprovazione e di condanna che la circonda, Gina è una strega del nostro tempo, anzi è ruggine, simbolo di deterioramento e corruzione della materia. Montici, nella sua grettezza, è come un vecchio automezzo abbandonato e corroso: Gina vi resta attaccata, sgradevole alla vista e rischiosa da avvicinare. Ruggine è un romanzo psicologico spesso e profondo, capace di disorientare il lettore con la doppiezza dei suoi personaggi.  L’ipocrisia, la menzogna, la colpa e il mistero si intrecciano intorno all’abuso più torbido, in una continua inversione dei ruoli, fino all’epilogo sorprendente e amarissimo.

     

    RUGGINE
    Anna Luisa Pignatelli
    Fazi, 276 pp., 16 euro