Guerra santa contro i turchi

Roberto Persico
Marco Pellegrini
Il Mulino, 416 pp., 25 euro

    Il 2 gennaio del 1492, al termine di una lotta che si trascinava da oltre dieci anni, la città di Granada si arrende. Si conclude così uno scontro secolare: l’ultimo dominio islamico è cancellato dalla terra di Spagna. Ma “negli anni successivi la lotta islamo-cristiana non cessò affatto; piuttosto, essa mutò forma e assunse l’aspetto di una guerra non convenzionale. Stava per decollare la sfida corsara al primato spagnolo nel bacino occidentale del Mediterraneo”. Gli sconfitti infatti, lasciata la penisola iberica, si rifugiarono nei centri costieri, dove si unirono alla pirateria locale. “Di comune accordo, incursori vecchi e nuovi si diedero a effettuare attacchi a sorpresa lungo le zone litoranee della Spagna”, grazie anche a “uno stratagemma dagli effetti devastanti. Esso consisteva nell’attendere al varco gli abitanti della costa durante le festività religiose e specialmente nel corso di processioni, momenti nei quali era più facile trovarli disarmati e rapirli in massa”, per rivenderli poi come schiavi. Allorché, anni dopo, Carlo d’Asburgo si trova insignito del doppio titolo di re di Spagna e Imperatore, liberare il Mediterraneo da questi incursori diventa un imperativo. Possibilmente, da perseguire coalizzando l’intera cristianità in una nuova crociata (termine coniato proprio in questi anni). Ma il mondo cristiano è tutt’altro che compatto. Venezia preferisce salvaguardare i suoi interessi economici, concludendo con la Sublime Porta accordi che le garantiscono le sue rotte commerciali. Dopo la rovinosa sconfitta di Mohacs, sono pochi i nobili ungheresi che accettano la nuova sovranità di Ferdinando d’Asburgo; i più preferiscono giurare fedeltà a Giovanni Zápolya, sovrano fantoccio messo sul trono dal sultano. Francesco I, re di Francia, ossessionato dalla potenza di Carlo, arriva a sottoscrivere con Solimano l’“impium foedus”, un accordo esplicito che prevede la spartizione dell’Italia, e che solo per un rigurgito di reciproca diffidenza non viene messo in atto. I papi infine, che più di ogni altro dovrebbero avere a cuore il bene della cristianità, sembrano vedere una minaccia più nella “monarchia universalis” degli Asburgo che nell’avanzata del turco, e si adoperano per il fallimento di ogni accordo. La storia della “crociata impossibile di Carlo V” (così recita il sottotitolo) è raccontata con dovizia di particolari, dagli intrighi diplomatici ai dettagli militari, dalla personalità dei protagonisti al ruolo dei personaggi minori. E difficilmente si riesce a leggere senza che tenda ad affiorare una domanda: “Ma parla di cinquecento anni fa o dei giorni nostri?”.


    GUERRA SANTA CONTRO I TURCHI
    Marco Pellegrini
    Il Mulino, 416 pp., 25 euro