I neuroni magici

Mario Leone
Pierre Boulez, Jean-Pierre Changeux, Philippe Manoury
Carocci Editore, 216 pp., 19 euro

    Il cervello è un organo ancora tutto da scoprire, per quanto le neuroscienze utilizzino strumenti molto raffinati di visualizzazione dell’attività celebrale, quali le risonanze. Qualsiasi cosa facciamo e pensiamo stimola una particolare area celebrale in modo unico e diverso da cervello a cervello. Gli studi in materia però non riescono a colmare le numerose zone d’ombra. Ancora tutto da indagare, ad esempio, il rapporto tra cervello e arte in generale e musica in particolare. Quali sono i processi mentali e biologici sottesi alla nascita di un’opera musicale? E’ possibile capire in che modo un compositore, un musicista, scelga di mettere insieme una nota con l’altra? Quale relazione vi è tra le strutture elementari del nostro cervello e le attività complesse come percezione del bello e percezione dell’opera artistica? A queste e molte altre domande prova a dare una risposta il volume che vede confrontarsi, in un dialogo a tratti serrato e senza esclusione di colpi, tre voci molto autorevoli. Jean-Pierre Changeux, neurobiologo che ha fatto del cervello l’oggetto privilegiato delle sue ricerche; Pierre Boulez compositore e direttore d’orchestra (scomparso a gennaio di quest’anno) e Philippe Manourym musicologo, (figura di collegamento tra Boulez e Changeux nella stesura del libro) che nel dialogo si pone quasi come moderatore della discussione. L’idea di un testo di questo tipo sorge in Changeaux che nella sua carriera si confronta spesso con esperti quali filosofi e matematici per approfondire come il cervello reagisca nell’impatto con alcune esperienze logico-artistiche. Il neuro-scienziato scorge in Boulez l’interlocutore più stimolante sul tema. Non inganni il titolo, facendo immaginare ai lettori un volume un po’ fantasioso sul rapporto tra musica e cervello. I protagonisti del testo discutono ponendo conoscenze ed esperienze profondamente scientifiche, cercando di dialogare in maniera approfondita sull’argomento e provando a dare risposte esaustive. Non si tratta di un testo che parla solo di musica. Ma ci s’interroga su tutto quello che è il fenomeno artistico e su cosa avvenga nel nostro cervello (molte volte si sconfina in altri ambiti quali la pittura e l’architettura). Nel dialogo serrato delle parti si discorre sul concetto di musica di Rousseau secondo cui “la musica è la scienza dei suoni nella misura in cui sono capaci di colpire gradevolmente l’orecchio” (tesi questa che trova una frizzante contestazione di Boulez). Non mancano pagine illuminanti che approfondiscono la fisiologia nel passaggio dall’orecchio al cervello. A ogni giro di domande e risposte la questione si approfondisce e si carica di nuovi quesiti come nel caso del capitolo dedicato a un argomento delicato e misterioso quello della coscienza e non coscienza nell’invenzione musicale.
    Non è un libro per addetti ai lavori. E’ un libro per gli amanti della musica in generale. Boulez parla come direttore d’orchestra, cita Mahler, Stravinsky, Wagner. Si discute delle origini della musica, degli strumenti antichi. Si parla del razionale e dell’irrazionale, dell’esperienza dell’intuizione e dell’istante. Non si tralascia nemmeno l’esperienza dell’atteso e dell’inatteso. Meraviglioso Boulez quando, con la sua proverbiale ed elegante schiettezza, confessa tutto il suo fastidio per quei compositori “prevedibili” dove l’attesa è tutta realizzata e non è mai delusa. Secondo Boulez invece, un’attesa delusa provoca lo stupore. Tanti sono gli argomenti affrontati che trovano un ordine ma anche un pungolo nella moderazione di Philippe Manoury. Il musicologo riesce brillantemente a tirare le fila dei dialoghi e a introdurre nuovi spunti di riflessione e nuove domande che, rimanendo aperte, rimettono tutti alla ricerca.

     

    I NEURONI MAGICI
    Pierre Boulez, Jean-Pierre Changeux, Philippe Manoury
    Carocci Editore, 216 pp., 19 euro