Le regole del fuoco

Nicoletta Tiliacos
Elisabetta Rasy
Rizzoli, 181 pp., 17 euro

    Tutto, a cominciare dall’origine, sembra dividere le due crocerossine ventenni Maria Rosa Radice ed Eugenia Alferro. La prima arriva da Napoli, la seconda dal lago di Como, e si trovano fianco a fianco in un piccolo ospedale da campo sul Carso, nel fatale 1917 segnato dalla disfatta di Caporetto. Tutto le divide, anche il motivo per cui sono lì. Per Maria Rosa, quella rappresenta l’unica opportunità di fuga da una vita futile, passata in attesa dell’adeguata sistemazione matrimoniale che per lei vorrebbe con impazienza crescente la madre, Donna Amalia, che per tutti è Donnamà (anche per la figlia, che mai l’ha chiamata mamma). Donnamà è una donna ricca e molto bella, rimasta precocemente vedova, che allontana i pensieri dormendo di giorno e giocando a carte di notte. La madre di Eugenia invece non c’è più, l’ha lasciata presto orfana. Lei, figlia austera e laboriosa di un veterinario, a differenza di Maria Rosa punta sull’esperienza di crocerossina in prima linea per dimostrare al padre che sarà capace di studiare per diventare medico. Eugenia Alferro, piccola donna di pelle bianca e capelli neri, tenace perfino nella suggestione del nome, è abbastanza determinata da poter aspirare a una professione che resta da uomini anche nel 1917. Quando pure, per la prima volta, tante donne si trovano occupate in attività prima impensabili, per via di quel paradossale effetto di emancipazione accelerata che la guerra porta sempre con sé. Nell’inferno di sangue, grida e disperazione nel quale le due giovani crocerossine  si trovano ad agire, la prima reazione, l’una verso l’altra, è di estraneità, perfino di antipatia. Lei non sarà mai mia amica, pensa la bionda e vulnerabile Maria Rosa di quella coetanea severa, che con lei divide la stanza e si occupa instancabile della valanga dei feriti, dei moribondi, dei mutilati, dei cancrenosi. Maria Rosa si sente umiliata dalla smorfia di fastidio, se non di disprezzo, che ha creduto di leggere sul viso di Eugenia, quando lei le aveva confidato la sua terribile paura, la voglia di fuggire, la nausea che la assaliva in sala operatoria, l’impotenza che segnava la distanza tra il suo ingenuo sogno di fuga da Napoli e quella realtà atroce. Eppure, giorno dopo giorno, tra le due ragazze che scoprono la vita sotto forma di morte quotidiana, nasce l’inaspettato: curiosità, tenerezza, amicizia, attrazione prima pudica e poi aperta. L’apprendistato dell’amore – un amore profondo e assoluto – Maria Rosa ed Eugenia lo faranno insieme, riparate nella loro stanza dopo giornate di fatica massacrante. Di nascosto dal mondo e, anche per questo, con la consapevolezza di quanto grande sia il regalo che ognuna sta ricevendo dall’altra. Quel regalo è la libertà di immaginarsi fuori dai binari che altri hanno costruito per loro, è la possibilità di approdo a un’intatta isola di quiete in quel mare di sangue e disfacimento. L’amore ha scelto di manifestarsi in una forma che tanto ricorda l’abbraccio materno negato a entrambe. Quando le vicissitudini della guerra le separeranno, Maria Rosa scriverà a Eugenia lettere d’amore dissimulate nei testi di struggenti canzoni napoletane che parlano di rimpianto, di dedizione, di speranza di ritrovarsi insieme per sempre. Maria Rosa non potrà che deludere Donnamà: non si sposerà ma farà la fotografa, a Parigi, dove diventerà Marie Rose (ma il suo nome segreto resterà Alba Rosa, come la chiamava Eugenia). Nel seguire il filo della storia delle due crocerossine, Elisabetta Rasy racconta anche il coraggio e la capacità di sacrificio di tante giovani donne che scelsero di mettersi in gioco, di non rimanere inerti e in attesa mentre la guerra più distruttiva di sempre flagellava il paese. La storia di Eugenia e Maria Rosa si legge con l’attenzione e l’emozione di quando, da bambini, in casa si sentono le voci e le confidenze delle donne adulte farsi all’improvviso più sommesse, più assorte, più vere. E’ anche per l’antico rito del racconto tra donne che “le storie di guerra non finiscono mai”.

     

    LE REGOLE DEL FUOCO
    Elisabetta Rasy
    Rizzoli, 181 pp., 17 euro