Fuga sul mare
Elliot, 123 pp., 14,50 euro
Il viaggio in mare come metafora dell’uomo in cerca di se stesso è un topos ricorrente della letteratura, che risale a Omero per passare attraverso Coleridge, Melville, Conrad, Hemingway, Baricco e molti altri. Nel suo primo romanzo, Toine Heijmans riprende questo tema e lo dipinge con toni da thriller, sfumando il confine tra realtà e allucinazione e caricando l’atmosfera di suspense. Il romanzo racconta di un uomo, Donald, stanco della vita d’ufficio, che decide di prendersi un periodo sabbatico e di partire per un viaggio solitario in barca a vela nel Mare del nord. Durante l’ultimo tratto del viaggio il protagonista prende a bordo con sé Maria, la sua bambina di sette anni. La traversata in mare aperto è un gesto di sfida dell’uomo verso la natura, nel tentativo di dominarla e definire così la propria vera identità. La presenza di Maria rende il viaggio ancora più importante perché Donald vuole dimostrare al mondo intero di essere un padre modello, in grado di provvedere alla famiglia e di crescere una figlia decisa e forte come lui. L’autore indugia spesso sulla descrizione della vita a bordo, regalando quasi l’impressione di sentire il rumore delle cime che tirano, dei flutti che sbattono sulla chiglia e la sensazione degli spruzzi salmastri in faccia. Quella che però sembra essere un’avventura formativa, capace di rinsaldare il legame tra padre e figlia, si trasforma presto in un incubo. Il protagonista vuole avere tutto sotto controllo, ma rimane accecato dal suo orgoglio che gli impedisce di riconoscere i propri limiti. Il mare svela la sua fragilità in una notte di tempesta: mentre delle nubi nere avvolgono la barca, Maria scompare misteriosamente e il protagonista è costretto a fronteggiare i suoi tormenti interiori, che prendono corpo in ombre e allucinazioni. In mare aperto non c’è angolo dell’animo umano che possa rimanere nascosto, l’uomo viene denudato di ogni difesa e messo di fronte a se stesso. Il finale è inaspettato, ma lascia in bocca un senso di incompiutezza, come se mancasse l’ultimo pezzo di un puzzle. Si intuisce comunque che il protagonista, nel tentativo di fuggire dal mondo, ha invece superato il confine della realtà razionale, sprofondando nel vortice del proprio inconscio. E il lettore è portato a interrogarsi sul ruolo del mare in questa metamorfosi, a chiedersi se esistano delle forze marine oscure oppure se abbia ragione il protagonista quando afferma: “Il problema dell’uomo è che umanizza tutto. Gli uomini pensano che l’acqua abbia un piano. Vogliono essere più forti dell’acqua, mentre non è che acqua, senza pensieri, senza motivi reconditi”.
FUGA SUL MARE
Toine Heijmans
Elliot, 123 pp., 14,50 euro