La piccola signora della grande casa

Francesca Parodi
Jack London
Elliot, 312 pp., 18,50 euro

    Un travagliato triangolo amoroso è il cuore della trama di “La piccola signora della grande casa”, l’ultimo romanzo di Jack London a essere stato pubblicato mentre lo scrittore era ancora in vita. L’autore di “Zanna bianca” e “Il richiamo della foresta” si ispira alle proprie vicende biografiche per dare vita ai personaggi che abitano il grande ranch nella California rurale. Paula, una donna vivace, atletica e controcorrente, ricorda molto da vicino la seconda moglie di London, Charmian: entrambe soffrono di insonnia, non possono avere figli e sono tentate da relazioni extraconiugali. Il marito di lei, Dick, è un uomo intraprendente, di mondo, che prima di dedicarsi con successo al commercio e all’allevamento ha vissuto da vagabondo svolgendo i lavori più umili. Proprio come John Griffith London, vero nome dell’autore, che crebbe insieme a ladri e contrabbandieri, viaggiò molto e lavorò come cacciatore di foche, cercatore d’oro nel Klondike e corrispondente della guerra russo-giapponese.
    Nella loro grande casa, Dick e Paula vivono circondati da filosofi, poeti e artisti, di cui sono i generosi mecenati, e numerosi ospiti che regolarmente si fermano per lunghi soggiorni. Agli occhi del mondo, la coppia rappresenta il ritratto della salute e della felicità. Sebbene la padrona di casa sia costantemente corteggiata (il che, in realtà, lusinga sia Paula che Dick), i coniugi non dubitano del profondo legame che li lega e li fa sentire complementari. L’unica increspatura del loro amore, causa del segreto dispiacere di Paula, è il fatto che il marito dedichi più attenzioni al ranch che a lei. E proprio attraverso questa leggera crepa si insinua la minaccia destinata a sconvolgere il loro equilibrio. Un giorno infatti si presenta alla loro porta un nuovo ospite, Graham, vecchio amico e compagno di avventure di Dick. I due uomini sono molto simili tra loro, entrambi affascinanti per aspetto e carattere. Graham rimane folgorato dalla visione di Paula che cavalca uno stallone in un bacino d’acqua e se ne innamora all’istante. La donna, nonostante cerchi di resistere al nascere del sentimento, finisce per ricambiare il suo affetto. La piccola signora si ritrova così incastrata in un cortocircuito sentimentale dal quale non riesce a uscire. Ama contemporaneamente Dick e Graham e, non sapendo scegliere tra la stabilità matrimoniale e la nuova ardente passione, vorrebbe possederli entrambi. Rimane prigioniera del proprio orgoglio, che la spinge a compiacersi di essere desiderata da due uomini di così grandi qualità. La scelta però, con tutte le sue drammatiche conseguenze, è inevitabile e spetta solo a lei.
    Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1915, suscitò parecchio scalpore perché considerato eccessivamente audace. Lo stesso London commentò: “E’ pieno di sesso dall’inizio alla fine”, ma non perché avvengano effettivamente incontri erotici, bensì perché tutta la storia è intrisa di una forte carica passionale. Ovviamente per i lettori moderni questa interpretazione può sembrare esagerata e nessuno si scandalizza più per delle ginocchia che si sfiorano o degli sguardi troppo languidi. Qualche lettrice potrebbe persino rimanere delusa dal fatto che alcune scene particolarmente romantiche non vengano mai descritte e vengano ricostruite nelle scene successive.
    E’ comunque un assaggio interessante dello stile secco e diretto (eccezion fatta per i dialoghi, più barocchi nella forma) di uno degli autori più famosi e prolifici del suo tempo. 

     

    LA PICCOLA SIGNORA DELLA GRANDE CASA
    Jack London
    Elliot, 312 pp., 18,50 euro