Barbari & Digitali

Roberto Persico
Giampiero Beltotto
Marsilio, 208 pp., 16 euro

    Non inganni il titolo. “Barbari & digitali” non è l’ennesima dotta disquisizione sugli effetti della tecnologia. Il libro di Beltotto – una lunga militanza giornalistica spesa tra Rai e carta stampata, sempre in controtendenza rispetto alle culture dominanti – è un grido. Un grido di dolore per una civiltà allo sbando: “Ci troviamo nella stessa condizione in cui tanti secoli fa, tra il III e il V secolo, mentre sbiadiva il ricordo di una cultura, quella romana, saliva alla ribalta un mondo che voleva spazzar via, vitalisticamente, ciò che gli si parava innanzi”. Solo che la situazione attuale è drammaticamente peggiore: “Un’ideologia forte, con risorse illimitate, che trae la sua linfa dalla lotta alla Chiesa cattolica, all’interno della quale, peraltro, conta importanti alleati. L’uso spregiudicato delle piattaforme, la trionfale egemonia nei modelli educativi e, soprattutto, la dittatura del linguaggio politicamente corretto, stanno assicurando a questo nuovo assetto della mentalità comune un successo trionfale. Mai prima d’ora l’occidente si era trovato alle prese con un avversario tanto potente”. Della marcia trionfale di questa ideologia Beltotto traccia il cammino, dai primi passi nel Settecento al trionfo recente (“Dal 1970 – ecco il maggior guasto del Sessantotto – l’occidente esplicita, prima, e sublima, poi la propria autodenigrazione. Non ci piacciamo più. Il nostro modo di vivere, che già scricchiolava da un paio di secoli, si sgretola culturalmente”), indica la strategia (“Tutto, intorno a noi, tende a spegnere quella risorsa straordinaria e meravigliosa che è la memoria. Senza la memoria non siamo che un vuoto che altri riempiono con sempre maggiore facilità”) e le armi (“Nessun regno, nella storia dell’umanità, aveva mai esercitato, come quello dettato dalla tecnologia digitale, il proprio volere con la globalità, la forza penetrativa, la durezza coercitiva di questi padroni, di cui nulla sappiamo”), smaschera le colpevoli complicità (“Cattolici che avevano vissuto silenti l’occupazione marxista della cultura, dell’informazione e della giustizia. Una Chiesa occhiuta in camera da letto ma inerte nelle redazioni e nelle università”). Intrecciandosi alla storia dell’ultimo mezzo secolo, l’invettiva di Beltotto non risparmia nessuno, dalla stampa quotidiana che “pubblica le intercettazioni, l’unico patri-monio che le è rimasto” ai “pasdaran del politicamente corretto [che] vogliono mettere il bollino rosso ai classici”. Ma “Barbari & digitali” è anche un grido di battaglia, il grido di un uomo che vuol combattere il degrado. Rievoca “il cristianesimo virile e schiamazzante di quei secoli in cui si presentava al mondo, forte della salvezza che annunciava, vitale e guerriero”; si schiera senza esitazioni dalla parte dell’“Orlando furioso”, che “era catego-rico: non solo il nemico dev’esserci, ma in tutta l’opera di Ariosto siamo antagonisti dei saraceni, perché essi hanno fatto arrabbiare nientepopodimeno che Domine Iddio.
    L’occidente, forte di un’identità accettata e vissuta, aveva le idee chiare”; celebra la santa trinità di “Ronald, Karol e Margaret” che “avevano capito tutto. Non vinsero, trionfarono. E con essi, per l’ultima volta, l’occidente, che travolse l’Unione Sovietica, i pessimi Fratelli musulmani sotto qualsiasi veste si presentassero, e i terzomondisti di quarta e quinta fila”. Oggi il politically correct (“la grande madre di tutte le battaglie che la barbarie sta portando all’uomo”) sembra trionfare. Ma non ci arrendiamo: “Credo sia necessario aprire una stagione di resistenza umana. Torniamo a vivere e dunque a com-battere in nome del Bello che appartiene a tutti e che ci rende or-gogliosamente diversi”.

     

    BARBARI & DIGITALI
    Giampiero Beltotto
    Marsilio, 208 pp., 16 euro