La lettrice scomparsa

Gabriella Cantafio

Fabio Stassi
Sellerio, 273 pp., 14 euro

Insofferenza per il proprio aspetto fisico, matrimoni falliti, alcolismo, cicatrici che pervadono l’anima, nostalgia di un passato glorioso. Verrebbe da consigliare uno psicologo e innumerevoli gocce di Xanax. Invece Fabio Stassi presenta Vince Corso, insegnante precario di Lettere che mosso dalla passione per la letteratura si improvvisa biblioterapeuta. Nel suo angusto studiolo in Via Merulana, chiaro omaggio alla letteratura italiana, affigge la targa “counselor della rigenerazione esistenziale” e apre la porta a donne diverse per tempra e attitudini ma unite dallo stesso desiderio di redenzione da un’esistenza tormentata. Così Vince, frutto di un amore fugace tra la madre e uno sconosciuto, del quale gli rimangono in eredità soltanto tre libri lasciati nella stanza di hotel in cui fu concepito, decide o quantomeno prova a medicare l’anima di donne maldestre consigliando loro letture salvifiche. Ernest Hemingway, Walter Tevis, Silvio D’Arzo, Jorge Amado, Ito Ogawa e tanti altri autori divengono farmaci equivalenti per curare malanni esistenziali. Il guaritore dell’anima, possente fisicamente come Gérard Depardieu ma fragile psicologicamente quasi quanto le donne che gli si rivolgono, crede che ci sia un legame indissolubile tra la letteratura e la vita, scorgendo nella biblioterapia “un tentativo di vaccinazione al male di vivere”. Seppur lettore accanito, ben presto però si rende conto della scarsa efficacia della bizzarra professione del biblioterapeuta che lo porta meramente a cercare, con le sue “pazienti”, un rimedio all’implacabile solitudine tra le pagine di innumerevoli romanzi. E frattanto, tra l’altro, scopre di essere più arguto nelle vesti di investigatore. All’improvviso, nel condominio del suo studio, che ricorda tanto l’ambientazione del Pasticciaccio di Gadda, scompare un’anziana donna, anche lei raffinata lettrice. Proprio attraverso un’indagine sulle orme dei libri letti dalla donna, Corso compone un anagramma grazie al quale giunge alla soluzione del caso. Così “La lettrice scomparsa” da romanzo metaletterario, a tratti psicologico, che celebra l’importanza della letteratura come metodo catartico, diviene un noir avvincente in cui è un racconto, Wakefield di Hawthorne, a rivelare all’investigatore-lettore ciò che è realmente accaduto, comprovando come i libri possano condizionare l’esistenza. Una sparizione archiviata frettolosamente come uxoricidio si rileva un più complesso caso di allontanamento volontario da una vita che mal cela un ulteriore dramma. Si presenta così la tematica del doppio, che ricorre spesso nella letteratura dei secoli scorsi: amori, identità, quartieri ambivalenti. Unica e reale è invece la magnificenza di Roma e del mondo letterario che si incontrano con la creatività prolifera di Fabio Stassi dando vita a un romanzo che, con citazioni letterarie più o meno esplicite e limpidezza narrativa, scandaglia la personalità di noti scrittori, delle “pazienti” di Vince Corso, del fido libraio Emiliano, del portiere sudamericano Gabriel che ha l’essenza di un omaggio al poeta García Márquez. “E adesso cosa farò con così poco denaro e tanta infanzia in volto” si chiede, nelle ultime pagine, il protagonista del romanzo di Fabio Stassi, convinto di aver fallito sia come insegnante che come biblioterapeuta. Di sicuro ha fornito preziosi consigli di lettura. Sospingendo i lettori ad affacciarsi dall’oblò della letteratura per individuare meglio le striature iridescenti della vita che spesso si nascondono dietro nuvoloni carichi di patimenti.

 

LA LETTRICE SCOMPARSA
Fabio Stassi
Sellerio, 273 pp., 14 euro

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