L'imperfetta meraviglia

Alessandro Moscè

Andrea De Carlo
Giunti, 366 pp., 18 euro

Andrea De Carlo (nato a Milano) è un narratore che ama descrivere la superficie delle cose con minuzia di particolari, ma sa anche scendere nell’anima e nei conflitti individuali, come nel suo ultimo romanzo “L’imperfetta meraviglia”, dove un groviglio di sentimenti avvolge le atmosfere di uomini e donne che muovono i loro passi ostentatamente, eppure non nascondendo debolezze caratteriali, ferite e paure. Ricordiamo l’esordiale “Treno di panna”, “Uccelli da gabbia e da voliera”, “Giro di vento”: un vortice pressoché inesorabile catturava e condannava i giovani personaggi di De Carlo. Questa storia si svolge in Provenza, d’autunno, stagione dove le nebbie mattutine che preludono all’inverno e l’ultimo calore dell’estate si alternano in giornate anonime, svagate. I borghi e le ville si svuotano di abitanti e turisti. Sul campo di aviazione del paese si terrà il concerto di una celebre band inglese, i Bebonkers. La scelta non è solo per fini umanitari, ma anche per solennizzare, privatamente, il terzo matrimonio di Nick Cruickshank, vocalist e leader del gruppo dal passato burrascoso. I preparativi per la festa vengono organizzati da Aileen, donna eccentrica “capace di collegamenti rapidi”, che il giorno dopo il concerto diventerà proprio la moglie di Nick. Nella cittadina francese c’è una gelateria gestita da Milena Migliari, donna italiana che i gelati li sperimenta estraendo dagli ingredienti il sapore migliore che dura appena il tempo dello scioglimento in bocca (è questa l’imperfetta meraviglia: qualcosa, ovviamente, di non durevole). Il rocker e la gelataia si incontrano per caso, più volte, fino a che, ai limiti di una radura della tenuta di Nick, in una casupola riscaldata dal camino dove ogni suono arriva attutito dagli alberi, scoppia l’amore. Milena ha detto addio agli uomini e convive da qualche anno con Viviane. E’ pronta a sottoporsi alla fecondazione assistita, seppure il legame con la sua donna sia un po’ sconnesso. Nick sembra dubitare di ogni avvenimento, come se lo vivesse per la prima volta e inconsapevolmente, a partire dall’imminente matrimonio. E’ circondato da collaboratori che lo utilizzano e lo opprimono, eccetto un’amorevole governante. Scrive De Carlo che a un certo punto arriva la sindrome di acqua alla gola per Nick e Milena, “un senso di riconoscimento reciproco, di ritrovamento, di familiarità infinitamente lontana che riemerge di colpo e annulla ogni distanza”. I due avvertono un bisogno di contatto, di appagamento, di trasfusione. Ma è un sintomo benevolo o l’indice di una richiesta disperata di rottura con le inappaganti abitudini? Andrea De Carlo, linguisticamente, propone come al solito una scrittura piana, leggera, ma la psiche dei suoi protagonisti è complessa e indecifrabile. Le polarità caratteriali finiranno per autoassolversi o per autocondannarsi? E soprattutto, la repentina avventura, avrà un seguito? Ogni meraviglia imperfetta, supponiamo, non può sfociare in una sola trasgressione. Annaspare alla ricerca di una risposta provoca solitudine e una sorta di villania. Gli equilibri instabili non si curano, ma consentono di accertare una condizione di vuoto. La vita è troppo breve per spenderla a realizzare sogni altrui se non siamo capaci di realizzare neppure i nostri, sembrerebbe ammettere De Carlo. Nick e Milena non appartengono ad alcun posto, non si adattano mai. Sono degli intrusi che si esaltano e si deprimono con poco. Un gelato al fiordilatte o ai cachi può essere l’occasione per esaltare l’istinto, il viatico per capirsi meglio, una notte o poco più.

 

L'IMPERFETTA MERAVIGLIA
Andrea De Carlo
Giunti, 366 pp., 18 euro

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