Storie di uomini e di fiumi
Stefano Cammelli, Il Mulino, 360 pp., 18 euro
L’occhio dello storico ha questa capacità particolare: vede gli strati. Come quelli della città di Troia, sotto il cui terreno Heinrich Schliemann trovò i resti di dieci città e di dieci epoche impilati l’uno sull’altro, compresa, forse, la fortezza omerica. L’occhio dello storico vede nel paesaggio la sezione di un tronco d’albero, sa contare i cerchi del trascorrere degli anni. Ma solo l’occhio del bravo storico sa vedere gli strati che sono stati cancellati dal tempo. In Storie di uomini e di fiumi, Stefano Cammelli fa esattamente questo. Il libro è strutturato come il diario di un lungo viaggio in Cina dal Tibet a Shanghai sulle rive del fiume Azzurro, una delle due grandi culle della civiltà cinese insieme al più celebre fiume Giallo. In realtà, scrive l’autore nella prefazione, benché il viaggio ci sia stato il libro è il risultato di un lungo lavoro documentario compiuto tra il 2006 e il 2011. E se l’itinerario è interessante, ancora di più lo è il periodo d’ambientazione: gli anni del governo di Hu Jintao e Wen Jiabao, gli anni della crescita del pil sopra il dieci per cento, gli anni delle Olimpiadi di Pechino e, più in generale, gli anni in cui il mondo si è accorto che infine la Cina era tornata. Sono anche gli anni della modernizzazione e dell’industrializzazione senza regole, in cui alla distruzione della Cina maoista si è sostituita la distruzione della Cina manifatturiera, ed è qui che l’occhio dello storico di Cammelli fa un lavoro impareggiabile: recuperare le fila di una Cina che sta cambiando troppo velocemente per voltarsi indietro. Storie di uomini e di fiumi ha una struttura sistematica e seriale: è formato da tanti brevi capitoli di cinque-dieci pagine, uno per ogni tappa del viaggio, in cui ciascuna tappa diventa la scusa per un carotaggio nella storia della Cina. Non ci sono limiti temporali: negli altopiani del Sichuan Cammelli racconta la lunga e disastrosa marcia dell’esercito di Mao in fuga dalle forze nazionaliste, a Chengdu racconta miti di epoca Han, a Chongqing cita en passant i fatti e gli scandali che hanno riguardato il potente Bo Xilai appena pochi anni fa. Il risultato è atipico. Storie di uomini e di fiumi non è un libro di storia, pur contenendo una corposa bibliografia di fonti e articoli specialistici, e non è un libro di viaggio, pur ospitando una mappa della Cina tra le prime pagine e infiniti aneddoti frutto di una lunga peregrinazione sulle rive del grande fiume. Cammelli compone così un’opera ibrida e affascinante, che rifugge dai cliché dei diari di viaggio à la Chatwin ma sa affrontare temi storici e politici di notevole complessità (compresi certi capitoli di “pechinologia” spinta) senza perdere la levità.
Storie di uomini e di fiumi. Lungo le rive del Fiume Azzurro cercando la Cina di ieri e di oggi
Stefano Cammelli
Il Mulino, 360 pp., 18 euro
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