Il sentiero della speranza
di Dominique Manotti, Sellerio, 403 pp., 15 euro
Una baby-prostituta thailandese muore strangolata durante l’incontro con un cliente. Il cadavere viene fatto ritrovare in un laboratorio clandestino, dove si scoprono tracce di droga. E’ solo il primo di una serie di omicidi e colpi di scena di un poliziesco dal ritmo incalzante, ambientato a Parigi nei primi mesi del 1980. “Il sentiero della speranza” nasce dalla fervida immaginazione femminile di Dominique Manotti, docente di Storia economica ed ex militante gauchista, che ha dirottato il suo “engagement” nella scrittura di vari romanzi, tutti incentrati sulle cospirazioni economico-finanziarie internazionali.
Originale protagonista fisso di questo (e altri quattro) noir è il commissario Daquin, un fichissimo poliziotto omosessuale che non ha remore nello scoparsi i giovani informatori, ma neppure disdegna le belle signore intriganti e fascinose, quando capita. Il sentiero cui si riferisce il titolo non è un percorso spirituale ma, più prosaicamente, un quartiere parigino in cui sono concentrate centinaia di imprese manifatturiere semiclandestine, laboratori sporchi e fatiscenti dove si sfrutta la manodopera irregolare – in questo caso gli immigrati turchi, che lottano per il riconoscimento dei loro diritti e la messa in regola di tutti.
La lotta di classe nel “Sentier” fa così da sottofondo a un complesso intreccio di omicidi, sfruttamento della prostituzione, pedo-pornografia, traffico internazionale di droga e di armi. Mafia turca, servizi segreti, poliziotti corrotti e politicanti altolocati si muovono nell’ombra, ma il nostro eroe e la sua squadra li stanano attraverso serrate indagini, con metodi poco ortodossi e grande arguzia. “Daquin è convinto che una parte della soluzione sia nei paesi d’origine, e che si debba cercare di capire cosa sta succedendo lì, se si vuole fermare i trafficanti qui. Con l’avvento al potere dell’imam Khomeini, che non fa altro che provocare disastri; gli ostaggi americani a Teheran; l’estrema destra e l’estrema sinistra che si massacrano in Turchia, al ritmo di venti morti al giorno, e adesso l’intervento sovietico in Afghanistan, la lettura dei giornali richiede molto tempo”. Daquin è anche un idealista, si batte contro le grandi organizzazioni criminali, riconosce i giusti diritti dei lavoratori turchi, si indigna per i bambini vittime di mercanti senza scrupoli e ricchi pervertiti. Alcuni fra i numerosi omicidi che costellano il romanzo sono riconducibili al più pericoloso dei ricercati: il killer dei famigerati Lupi Grigi dell’estrema destra turca, un tale Ali Agca, che però rocambolescamente sfugge alla cattura. L’anno dopo, a Roma, attenterà alla vita del Papa. Ma questa è un’altra storia.
IL SENTIERO DELLA SPERANZA
Dominique Manotti
Sellerio, 403 pp., 15 euro