Onorato
di Giuseppe Ferrandino, Bompiani, 208 pp., 17 euro
Giunto alla fatidica tappa dei cinquant’anni, Onorato de B*** decide di scrivere le sue memorie e raccontare la sua rocambolesca vita. Nei primi capitoli, in cui vengono narrate le complesse quanto assurde vicende familiari e i difficili e poco amorevoli rapporti di Onorato con i genitori, il linguaggio è affettato e stucchevole, fortemente ricercato, come a ricalcare i tentativi del giovane de B*** di dimostrare al mondo che in lui c’è la grandezza e la tensione a eternarsi tra gli uomini quale uno degli scrittori più importanti di tutti i secoli, nonostante gli sberleffi e la mancanza di fiducia della famiglia e dei conoscenti. Ma nelle pagine successive la lingua si fa più sciolta, acquisisce consapevolezza, di pari passo con l’ingresso nel mondo letterario di Onorato e con le prime esperienze di vita, che costituiranno per lui la chiave di volta per scandagliare il cuore umano.
Giuseppe Ferrandino costruisce sapientemente la vita di Honoré de Balzac senza ricorrere all’aneddotica, bensì destreggiandosi in una narrazione a tratti umoristica che ben si confà con la personalità dello scrittore, uomo pantagruelico, in tutti i sensi, e dedito ai piaceri della vita. Infatti il romanzo si concentra poco sugli aspetti meramente letterari (tant’è che verranno citate con il proprio titolo una o due delle opere della sterminata produzione di Balzac), dando maggiore rilievo alla biografia dello scrittore francese, che è stata fondamentale per la sua scrittura, prima fonte di ispirazione. Ne emerge un ritratto spesso buffo, perché profondamente veritiero, in quanto nel racconto delle debolezze di uno dei capisaldi della letteratura mondiale anche lo scrittore geniale viene riportato ad altezza umana, fallibile, e si assiste alle ricadute di Onorato nei suoi vizi, dall’intrattenere plurime e contemporanee relazioni con donne allo sperperare denaro prestatogli da ammiratori e amici, diventati tutti automaticamente eterni creditori, con tenerezza, quasi come se si seguissero le avventure di un bambino a cui si è molto affezionati e gli si perdona tutto. Nell’affastellarsi di spaccati di vita quotidiana e non, emerge però la voglia bruciante di Balzac di affermarsi, di sprigionare ciò che in lui richiede di aver forma e riconoscimento, di dar compimento al destino che si porta dentro, da sempre cosciente di poter rientrare nell’olimpo della letteratura. Una vocazione, la sua, che lo rimette puntualmente in piedi anche quando la vita gli sbatte in faccia le sue porte. Onorato infatti riesce sempre a cavarsela, anche in situazioni al limite, perché è cosciente del suo compito sulla terra, “non conoscendo affatto la statura di Dio”, come direbbe De André. Egli non nega la sua unicità, il suo orgoglio e la sua presunzione perché si paragona ai grandi uomini del passato e sa che in futuro verrà ricordato. Bellissime le pagine in cui Onorato ragiona sul suo rapporto con la letteratura, ciò che lo tiene a galla e che ha dato scopo a un’esistenza che altrimenti si sarebbe persa nel pessimismo di una famiglia poco presente e nella carnalità di un carattere propenso a succhiare l’attimo fino a consumarsi.
Tra salotti parigini frequentati da penne e menti sopraffine come Victor Hugo e Alexandre Dumas, anche loro tratteggiati nella loro umanità e non per il loro lascito, e viaggi in Italia, Austria, Ucraina, è interessante intravedere la vita dell’Europa dell’epoca della Restaurazione. Onorato è un romanzo che si fa leggere piacevolmente e che ha il grande merito di suscitare, per riflesso, trasporto e avvicinamente alla grande letteratura francese dell’Ottocento.
ONORATO
Giuseppe Ferrandino
Bompiani, 208 pp., 17 euro