Nessuno può volare
Simonetta Agnello Hornby
Feltrinelli, 220 pp., 16,50 euro
La sclerosi multipla colpisce una persona su seicento. La tipologia primaria e degenerativa una su seimila. Non si conoscono le cause, non ci sono cure e non si possono fare previsioni sull’andamento della malattia. Un verdetto infausto, soprattutto per un giovane uomo nel pieno dell’affermazione familiare e professionale. Ma la condanna si affievolisce nel caso di George, figlio della scrittrice Simonetta Agnello Hornby, nato in una famiglia in cui si cresce con la consapevolezza che si è “tutti normali, ma diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talvolta un po’ strane”. C’è Ninì, la cugina sordomuta, Giuliana, la bambinaia ungherese zoppa, il papà con una gamba malata e la zia Rosina, cleptomane, che ruba i cucchiaini d’argento e li nasconde tra i capelli.
E’ questa la famiglia di origine di Simonetta e George, autori e protagonisti del libro Nessuno può volare scritto a quattro mani, in cui un cieco è sempre stato “uno che non vede bene”, il claudicante “uno che fatica a camminare”. Sana gente del Suditalia che accoglie la diversità tramutandola in fonte di ricchezza.
Partendo da queste solide basi Simonetta Agnello Hornby intraprende un viaggio emozionale dai parchi di Londra alla terra sicula attraversando la bellezza artistica italiana, soffermandosi anche sulle barriere architettoniche che spesso ne limitano l’accesso.
La scrittrice, avvocato dal piglio determinato, con l’interferenza del figlio in sedia a rotelle, racconta la disabilità anche mediante l’incontro con persone speciali che, come George, vivono una vita imperfetta ma straordinariamente bella.
Con semplicità e ironia, senza mai cadere nell’autocommiserazione o ricorrere a sentimentalismi, i capitoli scorrono come i vagoni di un treno: si procede dall’arrivo nella maestosa Piazza Duomo di Milano sino alla tappa nella poetica Pisa e alla Galleria degli Uffizi di Firenze per poi rimanere incantati dalle statue del Foro Italico, che esaltano bellezza e virilità, sino a scendere nel caos affascinante di Napoli con babà e bagni per disabili stranamente guasti e, infine, ristorarsi nella calorosa Palermo.
Nel tour, immancabilmente, gli Hornby si soffermano su dipinti che raffigurano disabili, come per esempio le opere di Bosch, in cui non si coglie la minima pietas bensì l’intenzionalità di raffigurarli repellenti e dannati per la loro diversità. Nell’antichità, d’altronde, i disabili erano reputati inferiori o malvagi. Proprio per tale motivo, abbattendo pregiudizi e cliché, Simonetta Agnello Hornby decide di scrivere questo romanzo, di intraprendere un viaggio fisico per affrontare la realtà, quale essa sia, senza cercare mai di nasconderla o ignorarla.
“Un giorno, un piccione, appollaiato su un ramo, ci fissò per poi spiccare il volo. Bastò quel volo a riportarmi alla realtà. Tutti gli uccelli sanno volare, ma nessun essere umano ci è mai riuscito. Nessuno può volare” racconta la scrittrice trapiantata, dagli anni 70, nella capitale britannica. Ma George non può neanche camminare, è un imperfetto, non per questo però non può godersi la vita. Lo dimostra quotidianamente, anche nei capitoli contrassegnati da una mongolfiera pregna di significato, in cui narra con ironia i tanti ostacoli in cui si imbatte ma riesce sempre a sormontare compassione e barriere architettoniche.
“Nella vita c’è di più del volare, e forse anche del camminare. Lo avremmo trovato, quel di più”. E George l’ha trovato, riuscendo a conquistare una propria indipendenza. A raggiungere persino la piramide di Cheope.
NESSUNO PUO' VOLARE
Simonetta Agnello Hornby
Feltrinelli, 220 pp., 16,50 euro