Wonderland
Alberto Mario Banti, Laterza, 618 pp., 29 euro
Parlare seriamente di cultura di massa non è facile. Si corre il rischio di scivolare verso la condanna moralistica dell’apocalittico o l’accettazione acritica dell’integrato. Alberto Mario Banti, ordinario di Storia contemporanea all’Università di Pisa, noto soprattutto per i suoi lavori sul “canone risorgimentale”, amplia il suo interesse per la cultura “popolare” di massa al caso americano del Novecento. Il prodotto è un poderoso saggio di oltre seicento pagine che ci fornisce le linee guida del “canone” attraverso l’analisi di generi letterari, visivi e musicali che hanno costruito l’immaginario occidentale contemporaneo.
Il volume è diviso in due parti. La prima, titolata Over the Rainbow, ripercorre la formazione delle narrazioni “mainstream” nel primo Dopoguerra (in particolar modo la letteratura, la radio e il cinema), spostandosi poi verso le contronarrazioni musicali (bues, hilliby e folk), che l’autore declina in termini generazionali nel secondo Dopoguerra. La seconda sezione parte dalla reazione inferta dal rock and roll alla pop music per spostarsi negli anni Sessanta e Settanta, cercando di cogliere i nessi fra generi musicali, generazioni e minoranze etniche. La parte finale si conclude con gli anni Ottanta, che segnano l’allineamento dei pianeti, cioè il mutamento delle strategie commerciali da parte delle grandi case produttrici cinematografiche e la ridefinizione degli spazi discorsivi all’interno della cultura di massa. L’obiettivo è di “assimilare” la controcultura per immunizzarne il carattere politicamente eversivo e trasformarla in una componente del “canone”.
Il lavoro di Banti ha il pregio di saper tenere insieme una serie di fenomeni diversi e complessi che hanno segnato la formazione della cultura di massa nel corso del Novecento. L’autore è interessato a valutare come il canone si formi dall’interazione dialettica tra le diverse anime della società. Una dialettica che non si eleva mai a sistema, ma che cerca di cogliere le forme di resistenze “negative” di volta in volta introdotte dalle controculture.
Abbiamo esordito sostenendo che parlare di cultura di massa non è affatto facile. Banti cita a volte i testi della premiata coppia Horkheimer-Adorno, ma, salvo alcuni riferimenti alle analisi semiotiche di Eco, non ha proposto una chiave interpretativa capace di spiegare la formazione del “canone” americano. I meccanismi performativi delle produzioni seriali sono difficili da “pesare” proprio perché bisogna saper individuare e spiegare il nesso fra la domanda e l’offerta di un particolare contesto storico. L’autore tenta di farlo coi riferimenti alle strategie di mercato delle megacorps e alle majors. Basta dunque sostenere l’integrazione dell’apocalisse?
Alberto Mario Banti
Laterza, 618 pp., 29 euro