Gerussia
Salvatore Santangelo
Castelvecchi, 183 pp., € 18,50 euro
Germania e Russia divengono Gerussia nel libro di Salvatore Santangelo. Non è una banale fusione di parole, come Dalemoni o Renzusconi. E’ un’analisi attenta e certosina. E’ un lavoro di studio e di sforzo interpretativo in un campo, la geopolitica, dove spesso ci si avventura con profezie trascurando la conoscenza e l’approfondimento. L’autore riattraversa gli orrori del Primo conflitto mondiale, indugia sui totalitarismi, nazionalsocialista e comunista, che fiumi di sangue hanno versato sulla nostra cara Europa, osserva la Germania o ciò che ne è rimasta dopo la catastrofe della Seconda guerra mondiale, analizza lo scontro politico, militare e ideologico tra le parti. Tutto deriva da lì, sostiene l’autore, tutto è stato disegnato e plasmato partendo da lì, da quella catastrofe. Il XX secolo ne è stato marchiato e caratterizzato. Poi, il Muro che si sbriciola, la tanto sofferta riunificazione e l’implosione dell’Urss hanno contribuito a rivedere il disegno, a riconsiderare una nuova piattaforma della carta europea modificando rapporti, relazioni e interessi tra Germania e Russia. Almeno fino alla crisi ucraina del 2014 gli interessi sono stati convergenti, la visione di dominio e la divisione delle zone di campo da presiedere sono sempre state condivise.
In realtà, Santangelo mostra come vi sia stata, paradossalmente, nel corso dei secoli, una sorta di simbiosi tra le due potenze, senza ovviamente nascondere le insidie, le reciproche sfiducie, l’occhio allarmato dell’una nello studiare e seguire con ansia le mosse dell’altra. Insomma, amore e odio. La dimensione della politica e del potere riconosce l’utile che va tratto da un rapporto di collaborazione, ma tiene viva la base di una diffidenza sempre presente. Del resto, non di fidanzate si tratta, ma di grandezze abituate a esercitare il comando, a far sentire il pugno del comando.
Santangelo ricorda che fu il grande economista inglese, John M. Keynes, a ritenere come ruolo e compito storico di Berlino quello di tendere a modernizzare il paese degli zar. Passare per questa traccia non può voler dire cancellare, come con una spugna dalla lavagna, stermini e altre atrocità riversate sulle macerie di Stalingrado e di Berlino, ma certo avanzare la possibilità di un nuovo sguardo sul mondo e di una nuova consapevolezza. Se non sarà soltanto un’alleanza fredda e interessata, mossa da esclusivi vantaggi economici, se Gerussia saprà rimeditare sul passato e guardare con spirito diverso e illuminato anche ai paesi che da Germania e Russia, nel corso del tempo, hanno ricavato più dolori che gioie, se Gerussia saprà, nel cuore dell’Europa, vivere la stessa e nella stessa senza riserve e senza infingimenti, anche le paure e i sospetti finiranno per lasciare il passo a una nuova speranza. Del resto, le cose grandi, i grandi disegni, non si realizzano con piccoli interpreti. Germania e Russia piccole non sono, per questo grava sulle loro spalle, sulle spalle di Gerussia, una pesante responsabilità. Sarà Gerussia, sostanzialmente, a dirci che Europa saremo, che Europa potremo essere. E per la nostra Italia, secondo Santangelo, Gerussia è contemporaneamente opportunità e rischio. Opportunità perché l’Italia ha un rapporto molto stretto con la Russia e quindi l’obiettivo di una normalizzazione politica è prioritario per la nostra classe dirigente; un rischio perché si potrebbe eccessivamente spostare l’asse dell’Europa verso nord-est, lasciando sguarnito il Mediterraneo, che non da oggi risulta uno dei luoghi critici della globalizzazione e del disordine mondiale.
GERUSSIA
Salvatore Santangelo
Castelvecchi, 183 pp., € 18,50 euro