The Rolling Stones. Altamont
Joel Selvin, Hoepli, 340 pp., 29,90 euro
Il concerto dei Rolling Stones ad Altamont del 1969 è considerato da molti la fine della cultura dei figli dei fiori. In realtà la situazione è molto più complessa e articolata. Il libro firmato da Joel Selvin si snoda come un racconto dettagliatissimo di quel momento topico. Gli sviluppi tragici della vicenda hanno sicuramente nascosto le grandi pecche organizzative e le colpe del gruppo britannico, meramente attento a cercare di cogliere il fermento hippie americano, senza alcuna conoscenza approfondita della situazione contingente. Il libro si apre con il viaggio di Rock Scully – manager dei Grateful Dead – dell’ottobre precedente a Londra per incontrare Keith Richards e proporgli l’organizzazione di un concerto gratuito al Golden Gate Park di San Francisco. All’inizio del 1969 i Rolling Stones non se la passavano bene dal punto di vista economico e in seguito cacciarono Brian Jones. Fu perciò organizzato, anche se molto velocemente, un tour americano per rivitalizzare le finanze del gruppo. In questa situazione nacque l’idea di un concerto gratuito al Golden Gate Park con Jefferson Airplane e Grateful Dead, con ospiti a sorpresa gli Stones. I Rolling Stones erano affascinati dalla cultura dei figli dei fiori e cercavano in ogni modo di appropriarsene. Il grosso problema è che non ne conoscevano abbastanza. E rimasero impantanati, con derive drammatiche, in questa negligenza. A causa di vari problemi e avvenimenti il concerto fu spostato al circuito di Altamont, trentasei ore prima dell’evento. Si arrivò al grande giorno. Tanti segnali nefasti, raccontati nel testo, facevano presagire una situazione che sarebbe divenuta incontrollabile. Le prime schermaglie si svolsero durante il set dei Santana ma proseguirono con maggiore veemenza durante quello dei Jefferson Airplane, con il cantante Marty Balin steso da un pugno proveniente proprio dal servizio d’ordine. I Grateful Dead si rifiutarono di salire sul palco. Fu poi la volta dei Flying Burrito Brothers e di Crosby, Stills, Nash & Young, prima del gran finale dei Rolling Stones. Qui si scatenò l’inferno e, durante l’esecuzione di Under My Thumb, ci fu l’uccisione di Meredith Hunter. L’Hells Angels Alan Passaro riuscì a non essere incriminato ma la macchia di Altamont sarà impossibile da rimuovere. Si cercò di tenere nascosto ciò che era successo ma una mirabile inchiesta del Rolling Stone smascherò tutte le pecche della manifestazione. Altamont fu foriera di ripercussioni per tanti. Gli Stones, nonostante l’ottimo album Sticky Fingers del 1971, non avranno più grandi picchi creativi. I Grateful Dead decisero di rifiutare definitivamente logiche commerciali e gli Hells Angels finirono nel vortice dei traffici illeciti. Anche i Jefferson Airplane ebbero problemi interni.
THE ROLLING STONES. ALTAMONT
Joel Selvin
Hoepli, 340 pp., 29,90 euro