Frammenti di un discorso interrotto
Neri Pozza, 120 pp., 12,50 euro
Quando il 9 febbraio 1981 morì Lea Quaretti, suo marito Neri Pozza (che la seguirà nel novembre di sette anni più tardi) fece incidere sulla piccola lastra che chiudeva il loculo la frase: “Non è morta, dorme”. E forse era giusto così, ché Lea, pudica e un poco orgogliosa, negli ultimi mesi di vita aveva già instaurato un dialogo silenzioso con il marito, quei “Momenti d’amore muto” – come si intitola la prima sezione del libro Frammenti di un discorso interrotto (curato da Angelo Colla), un commovente racconto-diario in cui Neri Pozza si rivolge a sua moglie a un anno dalla morte – in cui Neri sedeva al suo capezzale mentre lei andava spegnendosi, con dignità. Non volle più dormire nella stessa stanza insieme a lui, “tu non lo hai permesso. Un pudore profondo te lo vietava”.
“Frammenti di un discorso interrotto” – discorso che, sicuramente, hanno ripreso dopo la morte di Neri – è la storia di un addio, discreto e doloroso, ma è anche la storia di un grande amore, che come un contenitore racchiude i volti degli amici, i luoghi amati, le case abitate, i libri e la scrittura. In questa edizione troviamo tre capitoletti, di cui i primi due sono stati scritti da Neri Pozza, sotto forma di appunti su fogli volanti, a ridosso della morte di Lea, con una annotazione autografa dell’autore: “1982. Redazione buona completa”; mentre il terzo non era che un redazione manoscritta e provvisoria poi “decifrata con cura intelligente”, come dice Colla, dalla storica impiegata della casa editrice Neri Pozza, Angela Berto.
Le immagini che Neri – uomo e marito innamorato, prima ancora che intellettuale, come si evince da queste pagine così intime – regala al lettore sono scene di quotidianità vissuta, sono attimi di vita matrimoniale, sono i ritratti di Lea, degli amici Eugenio Montale (chiamato dagli intimi Eusebio) e di sua moglie Drusilla (per gli amici Mosca, a causa della forte miopia), di Goffredo Parise (che a Venezia si recò un pomeriggio d’inverno del 1950 e fece visita ai Pozza entrando in casa con una rosa rossa), di Palazzeschi (uomo buono ma brusco, perché forse “come tutti i vecchi, soggetto a patire di umor nero”), o del pittore Osvaldo Licini (che nutriva un amore platonico per Lea, tanto affascinata dai suoi “Angeli” e dalle sue “Amalasunte”). Sono i posti del cuore, come il paese natale di Lea, Rigoso, a cui la donna volle tornare in visita, o come le case di Venezia e Cortina, sempre all’ultimo piano, quasi dei rifugi, dei nidi sugli alberi da cui ammirare il mondo sottostante.
Numerosi gli aneddoti riportati da Neri Pozza, come le ferventi discussioni – senza perdere l’eleganza – che Lea imbastiva con Falqui e la Manzini: “E’ stato allora che Falqui, con la sua voce tagliente, ha detto che la penna diventa un peso intollerabile quando non si ha più nulla da dire”. La Quaretti scrittrice, proprio in quell’occasione, si sentì offesa dall’ardito scambio di idee, tanto più che le parole del Falqui erano dirette a lei; sebbene la moglie non si aprì mai del tutto a Neri e non gli confessò i profondi disagi che la scrittura che le suscitava – benché abbia sempre continuato ad affidare i suoi pensieri a un quaderno privato – Lea, nella sua estrema delicatezza, non mancò mai di esporre le proprie idee, di immergersi in quell’universo letterario che vedeva nascere e crescere geni della portata di Eugenio Montale.
Da questi Frammenti di un discorso interrotto, in definitiva, non emerge che l’amore: per i libri e per la vita, quello di Neri per Lea e quello di Lea per Neri, che si sono conosciuti a trentaquattro anni e hanno coltivato un sentimento sconfinato che risuona ancora oggi per le strade di Venezia.
FRAMMENTI DI UN DISCORSO INTERROTTO
Neri Pozza
Neri Pozza, 120 pp., 12,50 euro