Sentimi

Eugenio Murrali

Tea Ranno, Frassinelli

Sentimi è una discesa agli inferi, la catabasi profonda dell’autrice nel senso stesso della letteratura. Come Odisseo, Enea o, soprattutto, Dante, Tea Ranno compie un viaggio ctonio che la porta tra le anime femminili di un paese siciliano. Il titolo dell’opera riproduce l’esortazione, quasi la litania, delle anime morte di alcune donne che, in una notte di vento e di nebbia del febbraio 2016, chiedono a una scrittrice di ascoltarle: Sentimi. Il “romanzo” si tesse attraverso queste voci. Tra di esse ci sono quella di Pietra e di Rosa, due sorelle. La prima è sposata con Tano, mentre la seconda è la moglie di Rosario.

 

Dall’amore clandestino tra Rosa e Tano nascono Emilio e Adele. Quando Rosario riconosce nei capelli rossi e negli occhi l’inequivocabile somiglianza tra Adele e Tano, assassina i due amanti e giura che cancellerà la vergogna uccidendo anche la bambina. Intorno a lei, presto nascosta in un convento come Lucia Mondella, si coagula l’energia delle donne del paese, le voci che raccontano i loro sforzi per sottrarla alla furia di Rosario. A turno le anime offrono la loro versione dei fatti e dalla polifonia nasce un racconto che aspira all’universalità e appare come un’Antologia di Spoon River della condizione femminile, in un tempo che da un passato recente si allunga sull’oggi con la sua ombra. Romanzo del dolore e della ricerca di riscatto, sì, però anche riflessione metanarrativa, nutrita d’intertestualità, attraverso cui Tea Ranno sembra interrogarsi sul suo ruolo di scrittrice.

 

L’autrice è attratta in maniera ineluttabile dalla forza dei personaggi che la chiamano e vogliono affidarle la loro testimonianza: deposizione, invettiva, supplica. “Così leverai da qualcuna la macchia della calunnia, darai a qualcuna la pace della verità”, osserva Pietra. E la voce narrante in generale ascolta ubbidiente e registra su un taccuino quanto le è riferito. A volte, però, essa può scontrarsi con alcuni dei suoi personaggi: “Non la voglio scrivere questa vostra storia”. Le suore, l’usuraia, la pescivendola, la maestra e molte altre presenze si manifestano nel “teatro macabro”. Dentro una quarta dimensione, assumono il ruolo di eroine tragiche, ma anche di coro e di messaggere che riportano sulla scena l’azione passata, la violenza irrappresentabile. Il lettore affronta il flusso imponente della narrazione trovando forza propulsiva nella ricchezza linguistica che attinge al dialetto e all’espressività del registro popolare.

 

SENTIMI

Tea Ranno

Frassinelli, 230 pp., 17,50 euro

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