Un ragazzo normale
Lorenzo Marone
Feltrinelli, 281 pp., 16,50 euro
Dov’è cominciato tutto l’orrore dell’Italia di oggi, della vita quotidiana sconvolta da orripilanti delitti? Correva l’anno 1985 e un ragazzo di appena venticinque anni aveva, a Napoli, una passione per la scrittura. Quel giovane si chiamava Giancarlo Siani ed era riuscito a farsi assumere come cronista non del tutto legalmente riconosciuto presso la redazione di Torre Annunziata del quotidiano locale il Mattino. Egli scriveva molto spesso di mafie e di camorre ed era giunto a procurarsi un cospicuo numero di affezionati lettori grazie ai suoi articoli coraggiosi che non esitavano a citare nomi e cognomi precisi dei malavitosi con i dettagli delle loro attività illecite. Giancarlo, appena compiuti ventisei anni, verrà assassinato con ferocia bestiale la sera del 23 settembre 1985 a Napoli da sicari della criminalità vesuviana, mentre, di ritorno dal giornale tentava di scendere dalla sua Mehari per raggiungere casa in piazza Leonardo. E tutto, a due passi da quell’orribile quartiere del Vomero, roccaforte dell’intoccabile e parassitaria borghesia partenopea. Nacque così, e crebbe negli anni successivi, il mito di questo cronista poco più che ventenne che concepiva il giornalismo come una sacra missione al servizio della società civile contro ogni sopraffazione o losca manovra, che aveva sempre mirato a “volare alto” sulle miserie degli uomini sprezzando la paura e il pericolo e che per questo verrà considerato un “eroe” del nostro tempo. E appunto un “supereroe” come Spider-Man lo vedrà, nei primi anni della sua fanciullezza, l’autore del romanzo autobiografico Un ragazzo normale. Quest’ultimo ha avuto la ventura di abitare, da bambino, nello stesso palazzo di Giancarlo e, dunque, nel libro rivela il lato umano inedito del cronista. Lorenzo (nella realtà romanzesca Mimì) aveva dodici anni quando il giornalista s’appressava al suo martirio. Ma la cosa più importante è che egli vive gli anni più felici della sua adolescenza proprio grazie all’amicizia con Giancarlo, il quale gli farà dono di un’audiocassetta con le canzoni di Vasco Rossi, che gli servirà per conquistare Viola, la ragazza dei suoi sogni, poi delusi, di bambino. Per lo scrittore, gli anni dell’amicizia col cronista “supereroe che combatte la camorra” saranno i più belli, una sorta di favola vissuta fino in fondo prima del grigiore degli anni che sarebbero venuti dopo. Sugli eroi Lorenzo dovrà ricredersi poiché Giancarlo un bel giorno lo affronterà a viso aperto e gli dirà: “Non sono una persona speciale, Mimì, non so come dirtelo. Ti sei fatto un’idea sbagliata, sono un ragazzo come tanti, un ragazzo normale, uno al quale piace la vita. Non ho nulla di speciale, la mia vita non ha nulla di speciale. Mi dispiace”. Ma qualcosa di straordinario questo ragazzo l’aveva: ed era proprio in quella sua solare, aperta e gioviale “umanità”, che ora ci viene confermata da queste “vite parallele” che traccia Marone. Giancarlo ne era consapevole, anche nei discorsi con Mimì parlava spesso dell’aspetto “umano” delle persone, e dopo la sua morte per l’autore crollerà un mondo e rimarrà appunto solo la memoria del giornalista che l’aveva preso per mano e condotto alle soglie, precocemente, dell’età matura. Dopo la lettura di questa biografia romanzata ci convinciamo sempre più che gli uomini di oggi sono umanamente “aridi” ed egoisti, e che non sappiamo quando un’altra luce solare come quella di Giancarlo Siani si accenderà nei nostri cuori. Con la fine tragica di questo ragazzo che amava scrivere crolla un mondo di leopardiana solidarietà e amicizia: e non solo per il suo amico Lorenzo, ma per la Napoli e l’Italia successive fino ai giorni nostri.