pagina 69
Memoria viva
Senza svolazzi letterari, “Questa sera è già domani” di Lia Levi sarà un appuntamento obbligato per le scuole
Siamo al quarto titolo della cinquina candidata al Premio Strega, verrà assegnato il 5 luglio al Ninfeo di Villa Giulia (un tentativo di strapparlo alla sua sede naturale riuscì malissimo, fu dato il “contrordine, compagni”). Finora abbiamo avuto il romanzo storico di Marco Balzano, il romanzo erotico di Carlo D’Amicis, il romanzo fotografico di Helena Janeczek. “Questa sera è già domani” di Lia Levi (esce da e/o, editore sempre in classifica con i romanzi di Elena Ferrante) ha già vinto lo Strega Giovani. Promettiamo di non considerarlo un difetto, da nemici delle letture educative. In materia, stiamo con Daniel Pennac: “Se volete che i vostri figli leggano, proibite loro di farlo”. Promettiamo anche di dimenticare lo sponsor Dacia Maraini, con cui siamo sempre in disaccordo.
Con la pagina 69 – carotaggio suggerito da Marshall McLuhan per sorprendere lo scrittore quando è stanco, non quando esibisce i muscoli scattanti al primo chilometro della maratona – si apre il capitolo 15. Tecnica cinematografica, si usa dire adesso. Ma i romanzieri la adoperano da sempre. Campo lungo sulla villa bianca con il parco. Campo più ristretto sui personaggi: Sabatino Nunes con il figlio Alessandro, la moglie Gemma, il fratello Osvaldo. Conversazione tra i personaggi, sullo sfondo che mettiamo meglio a fuoco con il risvolto di copertina: “Genova. Una famiglia ebraica negli anni delle leggi razziali”. Siamo a un terzo del romanzo, molte cose sono già successe, se tutto fosse chiaro getterebbe un sospetto di inutilità sulle 68 pagine precedenti.
Questione di stanze, di ospitalità, di legami familiari (che ovunque portano con sé anche rancori). Raccontati con una lingua dimessa e senza svolazzi letterari, nel senso dello scrittore che si esibisce. Niente che faccia colpo per il gusto di farlo, o che attiri l’attenzione su di sé. In questo deve aver contato la lunga militanza di Lia Levi come scrittrice per bambini. Trentacinque libri, dal 1994 a oggi, più una ventina di romanzi per lettori cresciuti. Fin dai titoli – “Trilogia della memoria” per i grandi, “Che cos’è l’antisemitismo? Per favore rispondete” per i piccoli – è chiaro che la storia raccontata conta più del modo di raccontarla. Prima di seguire la tardiva vocazione da scrittrice, Lia Levi ha fondato nel 1967 e diretto per 30 anni la rivista Shalom.
Andiamo a pagina 99 di “Questa sera è già domani”, per controprova e supplemento d’indagine. “I profughi erano tanti, una vera marea, quasi tutti in transito. Aspettavano i visti dai luoghi più svariati, Lisbona oppure Shanghai, Buenos Aires, Cuba o l’Africa”.
Ogni riferimento alla situazione presente forse non era voluto – il libro è uscito a gennaio – ma letto oggi pare inevitabile. Arrivano da Austria e Germania, adulti e bambini non accompagnati. Poi l’annuncio: “Stiamo intanto distribuendo i bambini in famiglie ebraiche di qui, meglio se con figli”. “Fu così che comunicò l’arrivo in casa Rimon di un bambino di undici anni di nome Hermann”. Due bambini, perché Hermann ha una sorella di nome Paula, sistemata dagli zii (loro, fa capire la voce narrante, hanno scelto prima). Frasi piane e semplici come le altre, questo genere di letteratura non ha bisogno di effetti speciali. I bambini ricordano “Austerlitz” di W. H. Sebald: le pagine dove scopriamo che Jacques Austerlitz è arrivato da Praga a Londra con un kindertrasport, un treno carico di bambini poi dati in adozione. Come il libro d’esordio di Lia Levi – l’autobiografico “Una bambina e basta”, Premio Elsa Morante opera prima – anche “Questa sera è già domani” sarà un appuntamento obbligato per le scuole e per la giornata della memoria.