La tabula rasa dei cristiani sotto la Mezzaluna
La storica della dhimmitudine ha scritto la prefazione al nuovo libro di Giulio Meotti sulle persecuzioni dei nazareni. “È la testimonianza possente di una tragedia che interroga la nostra coscienza di occidentali”
Pubblichiamo alcuni estratti della prefazione di Bat Ye'or al nuovo libro di Giulio Meotti "La Tomba di Dio. La morte dei cristiani d'Oriente e l'abbandono dell'Occidente" (Cantagalli, 323 pagine, 20 euro). "Un libro potente su un crimine che colpisce al cuore la nostra civiltà" (Roger Scruton).
Questo libro è una testimonianza possente di una tragedia la cui ampiezza storica e morale ci mette a confronto, in ogni pagina, con la nostra coscienza. Ci riferisce, in uno stile diretto e che tanto più colpisce, la messa a morte di una civiltà e i mezzi di esecuzione per arrivarci. Con una lucidità terribile, Meotti mette sotto i nostri occhi questa agonia e, implacabilmente, ci obbliga a guardarla e a porci delle domande. Il suo linguaggio non è quello asettico fatto di dati e di statistiche, ma è quello di un uomo di fede che partecipa dei drammi e delle sofferenze di popolazioni civili innocenti, disarmate, consegnate a delle milizie jihadiste le cui crudeltà sembrano sorgere dai tempi più barbari dell’umanità. Nel corso delle settimane, dei mesi e degli anni, pagina dopo pagina, si sprigiona verso l’Occidente l’appello al soccorso dei cristiani e di altre minoranze massacrate dai jihadisti. Ma il soccorso non arriva mai.
Gli occhi restano ciechi, le orecchie sorde, le bocche mute. L’Europa dei diritti dell’uomo così tenera, così compassionevole verso i migranti musulmani, così votata a soddisfare le richieste reclamate dai suoi protetti favoriti, i Palestinesi, rimane impassibile se non ostile a questi cristiani del mondo islamico il cui sterminio l’importuna e si contrappone alle sue ambizioni di superpotenza economica e politica mondiale. Questo libro ci racconta dunque un dramma in tre atti e, nel teatro, noi siamo seduti nei primi palchi. Noi vediamo le minoranze cristiane e di altre popolazioni indigene non musulmane del Vicino e del Medio-Oriente – ma anche in Africa ed in Asia – sgozzate, violate, assassinate. Il secondo attore, gli esecutori musulmani, confluiscono da tutta la Oumma – ma anche in Africa ed in Asia – per perpetrare e trarre profitto dal genocidio. E, terzo attore, l’Occidente indifferente, che guarda altrove, ossessionato dalla sua guerra di sradicamento e di umiliazione di Israele (…)
Questo libro ci mostra l’ultimo atto di una drammaturgia che si recita oggi stesso nella realtà attuale: l’estinzione dei popoli cristiani indigeni e delle altre minoranze nella loro patria ancestrale. Creatrici ed eredi delle grandi civiltà dell’umanità, queste popolazioni si ridussero progressivamente nel corso delle deportazioni, della schiavitù, dei massacri e delle persecuzioni della dhimmitudine. questa epoca che l’Europa chiama Età d’oro della tolleranza. Pagina dopo pagina, Meotti ci obbliga a guardare questi uomini decapitati, queste donne violate e assassinate, questi bebè e questi bambini uccisi crudelmente, queste chiese distrutte, queste statue travolte, questi quadri lacerati, questi monumenti imponenti fatti saltare con la dinamite, queste popolazioni cacciate che fuggono sconvolte e terrorizzate. Perché non è soltanto sugli esseri umani che la furia jihadista si accanisce.
In modo implacabile essa fa tabula rasa del passato, distrugge la storia e lo stesso ricordo delle culture, delle civiltà e dei popoli che l’hanno preceduta affinché l’islam regni onnipotente sul deserto del pensiero (…) E mentre si sviluppa questa cronologia della disperazione, di annientamento di villaggi e di comunità con tutta la loro ricchezza storica e culturale, ritorna lancinante verso l’Occidente dei diritti dell’uomo l’appello al soccorso delle vittime. Perché nessuno ci aiuta? Non siamo noi cristiani? Non siamo noi esseri umani? Dov’è l’Europa? Dov’è l’Occidente? Certo, le guerre islamiche terroristiche che oggi devastano l’Africa, l’Asia, l’Occidente e Israele hanno delle radici complesse. Ma quelle che descrive Meotti in questo libro hanno tutte un denominatore comune: il jihad contro gli infedeli.
L’Autore non ha parole abbastanza dure per denunciare la vigliaccheria e la scristianizzazione di questo attore che non si è relegato unicamente in un ruolo passivo. Nessuno in Occidente, scrive Meotti, è sceso per strada con cartelli che dicevano “Io sono copto”. “Ovviamente, il martirio dei cristiani orientali non ha interessato le autorità e i principali media. È la barbarie della geometria variabile. Le minoranze cristiane, vittime di abominevoli abusi, non hanno diritto alla compassione”. Questa indignazione di Meotti non è soltanto quella di un credente, di un umanista sensibile alla sofferenza di altri esseri umani. Essa è anche, ed in ugual misura, il sentimento di spavento di uno scrittore, di un intellettuale, di un giornalista che, perfettamente a conoscenza della posta in gioco mondiale della nostra epoca, è spaventato dal caos e dalla distruzione delle fondamenta della nostra civiltà. Una civiltà giudeo-cristiana”.