L'estate dei fantasmi
La recensione del libro di Lawrence Osborne, Adelphi, 285 pp., 19 euro
Conosciuto grazie ai suoi reportage per Vogue e per il New Yorker, Lawrence Osborne, londinese classe 1958, potrebbe essere “il miglior scrittore di cui non hai mai sentito parlare”, come commentò l’Observer nel 2016. Considerato dalla critica letteraria inglese l’erede di Graham Greene, dopo la laurea in lingue moderne a Cambridge e una specializzazione ad Harvard, Osborne ha vissuto dappertutto: in Polonia, a Parigi, in Messico, in California, in Grecia, a Beirut, a Macao e New York. Ha sviluppato un’autentica ossessione per Istanbul e per mantenersi, in gioventù, ha perfino lavorato in un frantoio nella campagna toscana, prima di diventare corrispondente in Medio oriente per il New York Times e decidere di trasferirsi in pianta stabile a Bangkok, dove vive dal 2012. Da diversi anni ha abbandonato definitivamente il precario mondo del giornalismo preferendogli l’altrettanto spericolata vita di scrittore nomade a tempo pieno. Per lustrarvi gli occhi è appena arrivato in libreria, pubblicato da Adelphi, uno dei suoi ultimi romanzi, L’estate dei fantasmi, thriller psicologico ambientato su un’isola greca molto aristofreak, che ha come protagonisti due ricche turiste occidentali e un migrante in fuga. E’ un’altra estate sull’isola greca di Idra, luogo reso celebre negli anni 60 da Leonard Cohen e da una nutrita batteria di artisti e intellettuali provenienti da ogni dove. Il bel mondo è ancora solito ritrovarsi in questa gemma sperduta nell’Egeo, un tempo frequentata da Sophia Loren, Brigitte Bardot, Jackie Kennedy, Allen Ginsberg e Henry Miller.
“Distesi nel fasto avvolgente dei pigiami, fra icone bizantine e quadri di capitani idrioti”, riposano nelle loro ville a Idra “all’ombra dei cipressi e delle tende da sole allungate sopra le porte” anche le famiglie Codrington e Haldane. Jimmie Codrington, inglese, habitué dell’isola, è un ricco mercante d’arte, vedovo, che si è recentemente risposato con una donna greca insopportabilmente snob. Gli Haldane sono americani di Manhattan e invece sono a Idra per la prima volta, in vacanza, con tutta la famiglia. Seguiremo da qui le avventure di due dei loro figli: della svogliata ventiquattrenne Naomi, cacciata di fresco dallo studio legale in cui lavorava a Londra e di Sam, ventenne wasp annoiata di New York City. “Che begli animali siamo, pensò Sam; belli come pantere”. Il detonatore che farà esplodere la storia sarà l’incontro, che risulterà avere effetti devastanti, delle nostre due affezionate con Faoud, un profugo siriano sbarcato sull’isola. Un semplice piano per aiutare il rifugiato si rivelerà la causa di una serie di reazioni a catena che porterà morti ammazzati, inseguimenti repentini, menzogne e ricatti. Ancora una volta Lawrence Osborne indaga nelle pieghe più torbide della psiche umana facendo un’analisi spietata e particolarmente convincente dell’attuale condizione della classe occidentale formata da privilegiati totalmente a corto di princìpi e in preda a un terribile vuoto esistenziale.
Lawrence Osborne
Adelphi, 285 pp., 19 euro