Arrigo Levi (foto Ansa)

Gente luoghi vita

Maurizio Stefanini

La recensione del libro di Arrigo Levi, Aragno, 270 pp., 12 euro

L’articolo più vecchio si intitolava “Collo sguardo rivolto alla patria” ed è datato 17 maggio 1944; pubblicato su Italia Libera!,
giornale antifascista per la comunità italiana di Buenos Aires: dove l’allora appena diciottenne autore era emigrato due anni prima con la famiglia per sfuggire alle leggi razziali, e dove farà in tempo a essere arrestato per qualche giorno assieme a cinquemila studenti antiperonisti. La genesi di quell’articolo è rievocata in un pezzo uscito esattamente cinquant’anni dopo sul Corriere della Sera, presentato in questa antologia con il titolo “Il mestiere di capire”.

  
Ma ci sono anche articoli del 2012, come quello a favore della nascita di uno stato palestinese uscito sullo stesso quotidiano lo scorso 20 dicembre, e messo a confronto non solo con uno “Shalom Arafat” – su Sette dell’8 dicembre 1994, in occasione
del Nobel per la Pace al leader dell’Olp assieme a Peres e Rabin – ma anche con un “E il Signore indurì il cuore… degli inglesi e degli arabi”, dalla Gazzetta di Modena del 7 agosto 1948. Su quella guerra d’indipendenza israeliana in cui l’allora ventiduenne Levi aveva partecipato come volontario, nella compagnia di genio numero 2 della brigata del Negev. “Le uniformi, in verità, non le avevamo avute da molto tempo, per quasi tutta la guerra ognuno era rimasto vestito così come si era presentato al momento dell’arruolamento”, ricorderà anni dopo.

 

Studente di Filosofia a Buenos Aires e in Teologia a Londra, laureato a Bologna, locutore della Bbc, corrispondente da Londra della Gazzetta del Popolo e del Corriere, popolarissimo commentatore del telegiornale Rai, direttore della Stampa, commentatore per Times e Newsweek, e da ultimo consigliere per le relazioni esterne dei due ultimi presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, l’ottantaseienne Arrigo Levi è, assieme a Eugenio Scalfari, l’ultimo dei grandi vecchi del giornalismo italiano della Prima Repubblica. Forse rispetto a Scalfari, e malgrado le recenti responsabilità istituzionali, ha influito di meno nella storia italiana, ma in compenso è stato un testimone molto più importante della storia internazionale. Specie della Guerra fredda (gli capitò di essere depositario della prima dichiarazione pubblica con cui Kruscev riammetteva la Yugoslavia nel campo socialista). Le sue pagine ci parlano dell’America di Kennedy e della lotta per i diritti civili, della Primavera di Praga, della Ostpolitik, della regina Elisabetta, di pericolo atomico e dialogo tra le fedi. Questa antologia ci permette di riscoprire un prototipo di cronista mediatore tra realtà complesse e lettori.

  

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Arrigo Levi

Aragno, 270 pp., 12 euro

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