Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Marchionne e il Renzi americano

Mario Sechi
Fila alle edicole, si parla di legge elettorale. Il Fatto Quotidiano la mette giù sulla moltiplicazione dei voti: “Miracolo Italicum, dieci deputati in più”. Obama e il presidente del Consiglio in conferenza stampa diranno le solite cose che si dicono di fronte al camino della Casa Bianca, amicizia, quattro risate, gimmi five e un selfie
    Giovedì 16 aprile. San Benedetto Giuseppe Labre, preso fin dall’adolescenza dal desiderio di un’aspra vita di penitenza, intraprese faticosi pellegrinaggi a celebri santuari, coperto soltanto di una povera e lacera veste, nutrendosi soltanto del cibo che riceveva in elemosina.

     

    Titoli. Fila alle edicole, si parla di Italicum. Il Fatto Quotidiano la mette giù sulla moltiplicazione dei voti: “Miracolo Italicum, dieci deputati in più”. Il Corriere della Sera è in fase Ercole: “Italicum, prova di forza di Renzi”. Repubblica è tra l’epico e il crepuscolare: “Pd, scontro finale sull’Italicum. Speranza si dimette”. La Stampa è in versione gambler: “Renzi: Italicum, governo in gioco”. Tandem ciclostilato di Messaggero e Mattino: “Sì all’Italicum, strappo nel Pd”. Visto il clima nella sinistra e le scaramucce varie, il miglior titolo “politico” è quello della Gazzetta del Mezzogiorno: “Ulivi, basta chiacchiere”. Spremuti.

     

    Tu vuo’ fa’ l’americano. Renzi domani va alla Casa Bianca. E’ la sua prima volta dal Presidente degli Stati Uniti e le agenzie di stampa esaltano il Renzi dei due mondi e perfino il suo sonno alla Blair House diventa fonte di celebrazione anticipata. Vabbè, niente di male. Cose serie? Obama e Renzi in conferenza stampa diranno le solite cose che si dicono di fronte al camino della Casa Bianca, amicizia, quattro risate, gimmi five e un selfie. C’è però un dossier delicato del Pentagono e della Difesa italiana che sarà il nocciolo dell’incontro: gli Stati Uniti vogliono certezza sugli investimenti dell’Italia nel bilancio della Difesa, hanno messo il nostro paese tra quelli a cui vendere droni armati e hanno una richiesta urgente sbloccare la realizzazione del Muos in Sicilia, il sistema di comunicazioni satellitari piazzato a Niscemi e fermato dal Tar. Domanda concretissima degli americani? Se non si fa, chi paga? Conto da centinaia di milioni di euro.

     

    Chi salva la produzione italiana? E’ Sergio Marchionne, naturalmente. Fatti del mattino: le vendite di nuove auto del gruppo FCA crescono del 15,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso in Europa: 97.796 unità. Così Fiat Chrysler Automobiles cresce in Europa più del mercato. La quota del gruppo sale dal 5,7% al 5,9%. Nel primo trimestre le vendite salgono dell'11,6% a 227.639 unità e la quota di mercato avanza dal 6,1% al 6,3%. Tanti cari saluti a quelli che parlano ancora del suo maglioncino.

     

    Appunti per Poletti alla Luiss. Prenda nota sui dati della produzione e sulla lezione di Marchionne, il ministro del Lavoro che stamattina all’università Luiss di Roma (Aula Toti, Viale Romania 32 - ore 12,30) è ospite del ciclo di seminari organizzato dal Dipartimento di Scienze. Gli argomenti non mancano.

     

    Mattarelland. Anche oggi il Quirinale ha un programma a dir poco stellare. Il presidente della Repubblica prima celebra i 70 anni della Liberazione a Montecitorio (ore 11). Poi fa un salto alla Corte Costituzionale per un convegno sul centesimo anniversario della nascita del Professor Aldo Sandulli (ore 15.30).

     

    Il fantomatico piano Juncker. Continuano le audizioni sul programma di investimento più impalpabile del mondo. Chi vuol sapere come (non) vanno le cose, recuperi l’audizione davanti alla Commissione Politiche Ue del Senato di Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea degli investimenti. (ore 8.30)

     

    Debito pubblico. Big in Japan. C’è il nostro, mostruoso, da 2 trilioni e c’è quello americano, circa 18 trilioni. Chi compra il debito americano? Un sacco di gente, ma stamattina c’è una notizia: il Giappone ha superato la Cina come detentore del debito americano. 1,2 trilioni di dollari. E la Cina sta poco sotto. Avete capito perché la partita del futuro si gioca nel Pacifico?

     

    L’intervista del giorno. E’ quella del Financial Times al premier cinese Li Keqiang. Il secondo uomo più potente della Cina (il primo è il presidente, Xi Jinping) assicura: “La Cina non vuole sostituire le istituzioni nate dopo Bretton Woods”.

     

    16 aprile 1971. I Rolling Stones pubblicano Brown Sugar.