Venezia e il brutto risveglio di Renzi
Sant’Amos, profeta, allevatore di bestiame in Tecoa e coltivatore di sicomori, fu mandato dal Signore ai figli di Israele.
Titoli. Ballottaggi. Com’è triste Venezia. Per il Pd. L’hanno voluto, Casson. L’hanno coccolato, Casson. Ne hanno sposato il linguaggio, il manicheismo. E hanno perso. E’ un brutto risveglio per Renzi. I giornali vanno in rotativa con l’impaginazione al fotofinish. Corriere della Sera: “Venezia, centrodestra avanti”. Il Giorno ne trae conseguenze politiche: “Venezia sfiducia Casson”. Repubblica scatta la foto, posta il commento e lancia un messaggio: “Pd nuova frenata, perduta Venezia. Renzi: una sconfitta”. Occhio al sommario di Repubblica: “Al centrodestra anche Arezzo, città della Boschi”. La politica è fatta anche di numeri, tempi, date. Ci pensa La Stampa: “Sconfitto Casson, dopo 22 anni il Pd perde Venezia”.Buona giornata.
Ballottaggi. Venezia, Arezzo, Matera, certo. Ma attenzione al risultato di Nuoro, città colta, sismografo di cose che accadranno, città di sinistra, un tempo. Il sindaco uscente del centrosinistra ha perso contro una coalizione di liste civiche e il Partito Sardo d’Azione. Il Pd ha perso una città governata per vent’anni. Altro segnale: a Porto Torres ci sarà un sindaco 5Stelle. Ha vinto contro il centrosinistra e con il 72 per cento dei voti. Lezione di Francesco Cossiga: “La Sardegna è un laboratorio politico”.
Istat. Per sapere, per capire. Oggi saranno diffusi i dati sui prezzi al consumo di maggio 2015. E i numeri del bilancio demografico nazionale del 2014. Dove va l’Italia?
Produzione americana. Esce oggi il dato sulla produzione industriale degli Stati Uniti. Precede la riunione della Federal Reserve di domani e mercoledì. Quando alzeranno i tassi?
Che succede? Succede che l’immigrazione è il tema caldo del dibattito politico. Hillary Clinton e Marco Rubio lo fanno diventare il tema della campagna presidenziale. Il governo inglese sta studiando la nuova legge, in Danimarca è tema da campagna elettorale, l’Ungheria sta alzando le barriere alla frontiera con la Serbia, in Germania a Dresda i nazionalisti di Pegida hanno preso il 9 per cento e sono il quarto partito, la Francia dice di non aver abolito Schengen ma alla frontiera a Ventimiglia non passa nessuno. E l’Italia sta là, in mezzo al Mediterraneo, a discutere di un fatto che non può cambiare: la geografia. No, non è un’emergenza, è un mutamento dello scenario e va affrontato con strumenti diversi e una visione più ampia e coraggiosa della contemporaneità.
La tragedia greca e Draghi. Oggi il presidente della Bce parla al Parlamento europeo. Ci saranno un paio di note sul quantitative easing, ma tutta l’attenzione è concentrata sulla Grecia. I colloqui sono falliti e secondo gli analisti Atene tra pochi giorni sarà costretta ad adottare misure straordinarie per evitare la fuga dei capitali. Quali? Blocco dei prelievi di contante, limitazione delle operazioni all’estero. Sono operazioni che sono già state sperimentate a Cipro, in Islanda, in Malesia, in Argentina. Per l’Italia la partita vale circa 40 miliardi di esposizione.
Un sirtaki lungo 45 minuti. Paul Donovan nella newsletter di Ubs ricorda quanto è durato il meeting di emergenza nel week end: 45 minuti. E poi? Poi basta. Se la Bild scrive che c’è il Grexit, la gente ci crede. Il tema è: se lo fa la Grecia, poi a chi tocca?
La Scozia ci riprova. Il Brexit è fatto anche di un altro possibile referendum sulla secessione della Scozia. Oggi il Parlamento inglese comincia a discutere di devolution, cessione di poteri alla Scozia e non sarà una cosa lieve perché gli indipendentisti pensano di farcela. La Scozia, per intenderci, oggi è dominata al cento per cento dal partito indipendentista.
Il Foglio sportivo - in corpore sano