Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Contro lo Stato islamico l'Italia sceglie di non scegliere tra Obama e Putin
Titoli. Il Senato del Grasso, la Libia del Renzi, la Rai dei compagni. E tutti in Volkswagen con la marmitta un po’ così. L’impaginato quotidiano è questo, con svolazzi sulle pensioni e il sacrosanto diritto di godersela dove gli pare, senza penalizzazioni che fanno stato di polizia fiscale. Primo caffè, Corriere della Sera: “Senato, i due fronti di Grasso”. Taglia le milionate di emendamenti leghisti, ma il Pd non è contento perché restano comunque 383 mila emendamenti e c’è subito oggi un voto segreto sull’articolo 1. Si chiude davvero il 13 ottobre o slitta tutto a causa di un’imboscata? Vedremo. Le tensioni sul caso Rai non aiutano, ma d’altronde il tema esiste ed è inutile far finta di nulla. I renziani vedono Rai3 come il fortino del “nemico” a sinistra, di sicuro non una rete vicina alla segretaria. Antonio Polito fa un pezzo per descrivere una sinistra catodica che esiste nella realtà in pixel ma è la minoranza della minoranza del paese: “In gioco c’è il destino di Rai3, molto più di una rete, vera e propria chiave d’accesso al cuore e alle menti del popolo di sinistra, resistenza catodica di un mondo che fu, a metà strada tra Guccini e Ingrao, e ne fu orgoglioso”. Chiave d’accesso al cuore e alle menti della sinistra? Ma di quale paese? Quello di vent’anni fa, strafinito? Quello anti-berlusconiano che ha scelto Renzi, il modello più vicino a Berlusconi come guida del partito? E Rai3 cos’è oggi, un fortino di resistenza post-curziana, post-guglielmiana, post-santoriana o forse è (o dovrebbe essere) qualcos’altro? Il problema è Ballarò con la sua formula che mostra gli anni e le crepe ideologiche o tutta la programmazione con un palinsesto a una dimensione e ascolti da brivido? Serve un altro caffè, andiamo avanti. Cosa fa Repubblica? Apertura canonica, dedicata agli Esteri: “L’Is è circondato. Obama lancia il patto anti-Jihad”. Tema forte, ma con un presidente debole. La nobile spalla di Repubblica ospita un pezzo di Michela Marzano (si può saltare) e un articolone di Giancarlo Bosetti sul dominio del politicamente corretto (da leggere). Segnalo a centro pagina guai in crescita esponenziale per il sindaco Marino: “Marino sotto accusa per le spese. Dica quanto ha pagato in Usa”. Il viaggio era già un pasticcio, ma si ipotizza pure un conto a carico dei contribuenti: “Il viaggio di due funzionari in conto al Comune” dice l’occhiello. Il caso ormai è tracimato, è una questione di stato confusionale del capo dell’amministrazione della Capitale d’Italia. Niente male, alla vigilia di un Giubileo. Sul taglio basso c’è un Bartezzaghi che fa un pezzo sulla fuga dal liceo classico: “Addio al latino, la grande fuga degli studenti dal liceo classico”. E’ l’evasione dalla cultura in generale. Questo paese, l’Italia, non legge e non sa scrivere e la faccenda riguarda da vicino anche i giornali e i giornalisti. Andiamo a via del Tritone, cosa avranno combinato al Messaggero? Apertura sul Senato: “Riforme al voto, tempi a rischio”. Taglio sul fisco: “Casa, il monito di Bankitalia: togliere la tassa per sempre”. Foto su Volkswagen: “«Ritiro per 11 milioni di auto» Tutti gli effetti sui conti italiani”. Impaginazione canonica. Titoli un po’ frizzanti e argomenti meno arati dal trattorino dell’informazione? Libero sceglie un tema pop e fa bene: “Se te ne vai all’estero ti tagliano la pensione”. L’assegno ridotto agli italiani che cercano il proprio buen retiro da un’altra parte del mondo è il segno di un paese che non rispetta i propri contribuenti e li tratta come sudditi da spremere fino all’ultimo anelito di vita. Vado dove voglio, dove mi conviene, dove mi garba. E lo Stato taglia la prestazione? Se tanti pensionati fuggono, bisogna chiedersi perché. I trattamenti sono bassi e la vita in Italia è cara, soprattutto nelle metropoli. Sveglia. Al Giornale imperversa la campagna tedesca, ma con una virata sui test inattendibili: “«Quattroruote» svela il bluff dei test sulle auto”. Piano piano, emerge la realtà: il test da laboratorio è lontanissimo dall’esperienza di guida. Soldi? Sul Sole 24Ore c’è la conferma attesa: “Rientro dei capitali: c’è il rinvio a fine anno”. La caccia al tesoro è apertissima. Buona giornata.
Grasso. Ha tagliato qualche milionata di emendamenti calderoliani, ne resta ancora qualche centinaio di migliaia e il Pd teme i voti segreti. Stamattina al Senato ci sarà una doppia prova: per la tenuta del Partito democratico in Aula e per la presidenza di Grasso. Oggi si votano gli articoli 1 e 2. Venti senatori possono chiedere il voto segreto sull’articolo 1. E accadrà. Si ipotizzava un “canguro” per evitare i voti segreti, ma non sembra aria per farlo e ci sono molti dubbi dei tecnici del Senato. State sintonizzati.
Istat. Per sapere, per capire. Oggi l’Istituto nazionale di statistica pubblica i dati su occupati e disoccupati in agosto, i prezzi al consumo, settembre 2015 e i prezzi alla produzione dell'industria, Lug-Ago 2015.
Renzi e la Libia. Sul Corriere della Sera c’è una spalla con questo titolo: “Renzi all’Onu: «Siamo pronti a un ruolo guida in Libia»”. Bene, è una notizia, ma sarebbe interessante capire cosa vogliamo guidare e come. Il presidente del Consiglio si è espresso nettamente contro i raid della Francia, ma non ha mai chiarito finora la proposta italiana. L’intervento di Renzi all’Assemblea generale dell’Onu è durato una decina di minuti, ma ha lasciato ancora mille domande aperte. Vogliamo guidare cosa? Una coalizione militare che mette ordine al caos libico o speriamo che Isis sparisca e i libici facciano pace per arrivare dopo, con calma, con una missione di peacekeeping? In Iraq vogliamo addestrare solo l’esercito iracheno (che non ha certo brillato, visto le fughe e diserzioni di massa) o partecipiamo alla campagna militare? In Siria cosa vogliamo fare? Partecipiamo ai bombardamenti o diamo supporto logistico e basta? A New York Obama e Putin non hanno trovato un accordo, il presidente americano è rimasto il leader riluttante di sempre, mentre è emerso chiaramente il ruolo di Putin che ha riempito il vuoto lasciato dagli Stati Uniti. L’Italia? Sta in mezzo. In politica estera è una classica non-posizione. E non è da paese che vuole un ruolo importante nel Mediterraneo.
Kunduz. E’ la quinta città dell’Afghanistan, sono in corso scontri tra i talebani e l’esercito afghano sostenuto dai raid americani. La verità è raccontata da Daniele Raineri sul Foglio: “L’Afghanistan viene giù come l’Iraq”.
Abe e i rifugiati. Quello che succede in Giappone è da guardare con attenzione in Italia. Il premier giapponese è uno che ama parlar chiaro. All’Onu annuncia lo stanziamento di un miliardo e mezzo di dollari per aiutare le persone in Siria e in Iraq, ma sull’accoglienza è netto: "E’ una questione di demografia. Prima di accogliere immigrati o rifugiati, dobbiamo avere più attività per donne, anziani, e dobbiamo incrementare il nostro tasso di natalità. Ci sono molte cose che dovremmo fare prima di accogliere migranti". Il Giappone, l’Italia e la Germania sono i paesi più vecchi del mondo.
Come va la Borsa? Male, grazie. L’ultimo trimestre del 2015 per l’azionario è stato il peggiore dal 2011. Sul Financial Times c’è un quadro chiaro della situazione.
La fine del diesel. Lo scandalo Volkswagen è una valanga. Ma non riguarda solo il costruttore tedesco, come credevano gli ingenui e i cultori della Schadenfreude, la maligna gioia per i guai altrui. No, è la fine del diesel. E infatti Wired comincia a scrivere di vittoria e futuro sicuro per l’auto ibrida.
Ma in Cina… il governo cinese ha deciso di tagliare le tasse sulle auto di piccola cilindrata per aiutare il settore che dà segni di rallentamento. Il taglio delle imposte durerà fino a tutto il 2016. Riguarda i motori da 1,6 litri, cioè il 70 per cento del mercato.
Trump. Dove vuole arrivare? Sul New York Times un reportage sul candidato alle primarie repubblicane. E’ ancora in testa e rischia di vincere…
Moro per sempre. Proseguono in Senato gli imperdibili lavori della commissione d’inchiesta sul caso Moro. Oggi ci sarà l’audizione del comandante del RIS di Roma, colonnello Luigi Ripani (ore 14)
30 settembre. Nel 1955 James Dean muore a bordo della sua “piccola bastarda”, la sua Porsche 550 Spyder.
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