Putin attacca in Siria, Obama, come sempre, perde l'occasione
Santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa.
Titoli. Raid Russi. E’ la giornata del grande dissidio volante. Dopo le strette di mano e gli sguardi glaciali all’Onu, Obama e Putin si sono scontrati sugli obiettivi dei bombardamenti. Con il sipario dell’Assemblea generale dell’Onu ancora aperto, Mosca ha cominciato la sua campagna militare aerea (e di terra). Washington la subisce, vede il rafforzamento di Assad e fa quello che ha sempre fatto dall’inizio del conflitto siriano: perde l’occasione. Primo caffè, Corriere della Sera: “Raid russi, tensione con gli Usa Bombe sulla Siria. Mosca: «Colpiti obiettivi Isis». Washington: «Falso, strategia errata»”. Franco Venturini fa un commento come sempre puntuale e si pone una domanda: cosa è l’Isis per Putin? List ha una risposta secca, dettata dalla visione del pragmatismo del capo del Cremlino: Isis è tutto ciò che minaccia Assad e non è congeniale agli interessi di Mosca. Che dicono a Repubblica? Il conflitto siriano è nella foto al centro, il titolo d’apertura è dedicato al Senato: “Nuovo Senato, primi sì in aula. Lite su Grasso”. E’ il copione che ci si attendeva a Palazzo Madama. La nobile e spesso intelligente spalla di Repubblica cosa accoglie tra le sue braccia inchiostrate stamattina? Le due chiese, quella di Kasper e quella di Ruini. In mezzo ci sono il matrimonio, il divorzio, il dogma e la contemporaneità. Tanti auguri. Andiamo avanti. Secondo caffè (ar vetro) e er Messaggero. Ci sono tutti gli argomenti canonici del giorno, il vero titolo originale è sull’allenatore della Roma: “La panchina di Garcia in bilico domenica è l’ultima spiaggia”. E così sia. Il panorama completo su quello che accade nel mondo si trova sulla Stampa. Più i fatti sono lontani dalle zone di diffusione del giornale, più ampi saranno i titoli e gli articoli. Apertura sui raid russi in Siria, spalla sui secessionisti catalani, paure della Casa Bianca, asse con l’Italia, lavoro al centro pagina e… alt! In questo giro del mondo, c’è un titolo che riguarda Cuneo: è la vicenda dell’ispettorato del lavoro (di Cuneo) che ha annullato la multa al vignaiolo che s’era fatto aiutare da un paio di amici per la vendemmia. Bene. Altri titoli per dare un senso (e controsenso) alla giornata? Libero: “Renzi vede i sorci Verdini”. E’ un sondaggio che racconta di sette punti persi in caso di alleanza elettorale con i banderilleros del Denis. Per votare c’è tutto il tempo, a meno che non vada a carte quarantotto la riforma del Senato. Che fa Il Giornale? Eccolo: “Ladri di Costituzione”. Titolo che si spiega così: “I democratici con un trucco vogliono far passare le riforme senza il voto segreto”. E poi il Denis diventato improvvisamente un orrido nemico: “Opposizioni sulle barricate. Intanto per un sondaggio Verdini fa male al Pd: -7%”. Aveva ragione Battiato: “Il tempo cambia molte cose nella vita”. Che altro vi posso segnalare qui su List? Cose fondamentali: “Salvini archivia Radio Padania” (Il Giornale), “Parigi premia chi va in bici” (Repubblica), “Toro, l’autunno porta il successo” (l’Oroscopo di Branko sul Messaggero). Buone notizie? Sul Sole 24Ore: “Disoccupazione sotto il 12%”. Applausi. Un momento, spacchettiamo il dato: i giovani senza lavoro risalgono al 40,7%. Buona giornata.
Chi fa che cosa in Siria. Facciamo il punto della situazione. Gli Stati Uniti sono contro Assad. La Russia sta con Assad, bombarda, ha inviato qualche migliaio di uomini e almeno 32 aerei. Stati Uniti e Russia sono contro l’Isis. Gli Stati Uniti conducono campagne aeree e addestra(va)no ribelli (il piano da 500 milioni di dollari è stato chiuso per fallimento). La Francia partecipa ai raid, bombarda a sprazzi, è contro l’Isis e Assad. Il Regno Unito fa la stessa cosa, è contro l’Isis e Assad. La Turchia appoggia gli americani, è per Assad, contro Isis e soprattutto i ribelli curdi. Il Qatar è contro Assad e appoggia finanziariamente le milizie anti-Assad. L’Arabia Saudita è contro Assad e finanzia i terroristi sunniti. L’Iran sostiene Assad, ha mezzi e uomini sul campo di battaglia siriano e finanzia i gruppi sciiti che combattono contro i sunniti. Ecco, fatto questo quadro, resta una sola, piccola, ingenua, forse inutile domanda: l’Italia che fa e con chi sta?
Kerry-Lavrov. Se tra Putin e Obama non c’è simpatia, meglio correre ai ripari con gli uomini delle trattative diplomatiche. John Kerry e Serghei Lavrov si sono incontrati all’Onu e hanno deciso di creare al più presto un coordinamento militare per evitare che sui cieli della Siria abbondino i cacciabombardieri e la confusione. Il Cremlino aveva avvisato il Pentagono solo un’ora prima del bombardamento e il capo della Difesa americana, Carter, pare non l’abbia presa benissimo. Il tono e lo stupore delle reazioni alle mosse di Putin segnalano un problema: alla Casa Bianca sono a corto di Cremlinologi.
Kunduz. L’esercito afghano ha ripreso la città di Kunduz che era finita in mano ai talebani.
Senato. Continua la discussione sulla riforma. Gran parte degli esiti della giornata dipendono dalle decisioni del presidente Grasso. Oggi si vota l’emendamento presentato dal democratico Roberto Cociancich. Se approvato, farà cadere tutti gli altri emendamenti. Gran battaglia politica a colpi di regolamento.
Tre giudici costituzionali. E chi se lo ricordava più? Al plenum della Corte Costituzionale mancano tre componenti. Li deve eleggere il Parlamento. Dopo un numero infinito di sedute congiunte dedicate alla faccenda, oggi nel pomeriggio a Montecitorio ci riprovano. In un caso, siamo al 27esimo scrutinio.
Istat. Per sapere, per capire. L’Istituto nazionale di statistica pubblica il conto trimestrale delle amministrazioni Pubbliche. Sarà interessante vedere i dati sul reddito e il risparmio delle famiglie e i profitti delle società nel secondo trimestre del 2015.
Il digitale e le banche. Tempi durissimi, almeno secondo quello che scrive McKinsey nel suo rapporto sul global banking. La tecnologia digitale e l’abbassamento dei prezzi dei servizi rischiano di far saltare due terzi dei guadagni del settore nei prossimi dieci anni. Ottimisti, sui tempi.
I guai di Volkswagen. Cattive notizie dall’Australia, dove pensano di multare ogni singolo marchingegno con il trucco installato da Volkswagen sulle auto in circolazione. Quanto? 780 mila dollari ciascuno. Che sberla. Che danno d’immagine incalcolabile. E pensare che Volkswagen è stata per 55 anni al top della comunicazione e della pubblicità. Adweek spiega quanto sia difficile recuperare un patrimonio costruito nel corso dei decenni: la credibilità. Era l’auto del popolo.
1 ottobre. Nel 1908 entra in produzione la mitica Ford T. E’ l’inizio dell’era dell’auto di massa.
Il Foglio sportivo - in corpore sano