Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
Marino, il politico ground zero che consegna gli scontrini e basta
Titoli. L’impaginato dà la misura dello scompaginato Marino, della sua drammatica pochezza, flash del politico ground zero, un disastro dove il capriccio del carattere si mischia all’incapacità. E’ una storia finita a cui solo uno come Marino, dotato di un feroce infantilismo, poteva dare ancora una “coda”. “Ho venti giorni” ha minacciato. E in questa frase c’è tutto il niente di Marino. Ma questo niente è stato votato, scelto, coccolato, messo sull’altarino di cartapesta della sinistra cioccolatiera. In fondo, era tutto già scritto. Bastava leggere il Foglio che aveva visto lungo sull’uomo e il climax che si sarebbe portato davanti, dietro, tutto intorno. Giuliano Ferrara sul Foglio tratteggia un istruttivo do you remember? svela la fenomenologia, l’ascesa incontinente, ricorda le premonizioni del cataclisma: “Chi si è bevuto Marino”. E’ stata una grande sbronza e le prime dieci righe dell’Elefantino da incorniciare: “Tutti coloro che hanno votato per Ignazio Marino sindaco di Roma dovrebbero guardarsi nello specchio, arrossire pieni di vergogna, e far seguire una giornata di lutto democratico. Altro che dargli addosso ora che è spacciato. Magari dall’alto di testate e tribune giornalistiche che lo hanno sostenuto in modo grandiloquente come una speranza “cilena”, come l’eroe di un fronte popolare antifascista che liberava Roma da Alemanno o Lupomanno, una specie di Salvador Allende. Si devono vergognare, gli elettori di Marino, lo devono fare uno per uno con giusta contrizione; e furono parecchi, quanto bastava a ridurre Roma a un grado di cialtroneria amministrativa e simbolica che non ha precedenti nella sua storia, notoriamente lunga e tortuosa ma piena di corpo, di spessore, di grandezza anche nella miseria. Città di re, imperatori e papi, Roma ha dovuto trangugiare la questione degli scontrini, dei vini vintage, delle crestoline sulla cenetta, per non parlare della farsa tragica di Mafia Capitale e dei funerali del patriarca dei Casamonica”. Cosa farà adesso Renzi? C’è sul Foglio una mia breve indagine, qualche appunto personale di conoscenza antropologica dell’Urbe, una Roma afferrata al volo, tra taccuino e sonar, passeggiata e terrazza: “Addio Marino, ora che farà Renzi?”. Caro premier, a Roma serve una Leopolda. Il Pd romano? E’ come le buche: asfaltare, rifare, più bitume qui, grazie. Vince Grillo? Calma e gesso. Modelli da recuperare? Quello che fu di Rutelli, giusto per cominciare. Primarie? Vade retro, non vi è bastato? Su quest’ultimo punto c’è un titolo sul Messaggero: “Renzi: addio tardivo. E frena sulle primarie”. Ecco, freno a mano tirato e tutti giù dalla macchina, decide il pilota la strada da seguire. Pierluigi Magnaschi su Italia Oggi impasta e fa lievitare parole definitive: “Le primarie sono, nel modo in cui sono fatte in Italia, e per tutti i partiti che le adottano, degli strumenti di manipolazione. Esse sono proposte e spinte da partiti accecati, che non capiscono che esse autocertificano l'inidoneità della classe dirigente di un partito nel fare delle scelte consapevoli ed espressive dell'interesse dei votanti e del paese”. Punto e a capo. Sarebbe già abbastanza, ma i titoli, dicevo, sono un’ottima guida per capire cosa ancora si agita in certe menti contorte. Primo caffè, Corriere della Sera: “Marino lascia e avverte: tiro giù tutti”. Bum, eccolo, Ignazio svelato nella sua vera natura. Non è una questione di menù a sbafo, qui c’è tutta la supponenza del Pd che Renzi ha messo al tappeto. Che fa Repubblica? Nei giorni scorsi i suoi cronisti hanno fatto egregiamente il controllo degli scontrini del sindaco. Svelate le bugie di Marino, tutto è cascato giù per terra. Titolo: “Roma, Marino licenziato dal Pd. Mi dimetto, ma posso ripensarci”. Il Messaggero impagina il rovescio: “Marino, la resa tra i veleni”. Il titoletto più interessante è su un altro Matteo: “Orfini sotto accusa. Incarichi a rischio”. Doveva commissariare il Pd romano, è stato commissariato lui. Se Renzi vuole rifare il Pd della Capitale, Orfini deve cambiare mestiere. Il Tempo da piazza Colonna vede l’epilogo così: “La Liberazione”. Fotomontaggio, americani a Roma su una Panda Rossa. E i giornali non-romani? Eccoli, in rigoroso disordine sparso. La Stampa dà voce al bevitore di vintage tunina: “Marino lascia: temo torni la mafia”. Ridicolo il personaggio, proprietà trasferite anche nel titolo. Libero: “Dimissioni per finta. Marino affonda Renzi”. Il Giornale: “Roma liberata”. Carlino-Nazione-Giorno a reti unificate: “Marino costretto a lasciare”. Basta. C’è altro? I guai tedeschi – già annotati ieri su List – si stanno accumulando. Il Sole 24Ore apre sul caso: “Volkswagen, perquisizioni in impianti e case private”. E catenaccio sui conti del colosso bancario: “Deutsche Bank: perdita record da 6,2 miliardi”. Sintesi efficace di MF: “La locomotiva tedesca batte in testa”. Buona giornata.
No, vi prego, ancora Marino? La Stampa ha un’intervista al sindaco à la carte. Eccone un distillato, tutto da delibare. La vittima: “Ci avevano provato con la panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo la cocaina in tasca”. Tutti contro Zorro-Marino. Gli scontrini: “Io non so che cosa ci hanno scritto sopra. Ho consegnato gli scontrini agli uffici come si fa in questi casi. Non escludo che possa esserci stata qualche imprecisione da parte di chi compila i giustificativi". Lui consegna gli scontrini e basta. Esilarante.
Istat. Produzione industriale. Per sapere, per capire. L’Istituto nazionale di statistica pubblica i dati sulla produzione industriale in agosto. Vediamo se si conferma la serie positiva e quanto pesa l’automobile nella ripresa.
Occhio allo zinco. Se volete sapere come va l’economia, tenete d’occhio materie prime, metalli, energia. Glencore ridurrà di un terzo la produzione di zinco. Nubi dalla domanda cinese.
Angela? Meno popolare. La cancelliera Merkel ha un calo di popolarità e consenso. L’Economist traccia un bilancio della politica di Berlino sui rifugiati. Il 51 per cento dei tedeschi si dice preoccupato. Era il 38 per cento un mese fa.
Siria. Le bombe di Parigi. Via Agi: “La Francia ha effettuato nella notte un secondo bombardamento aereo contro l'Isis in Siria: lo ha annunciato il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian. "Due (aerei) Rafale hanno sganciato bombe su un campo d'addestramento (dell'Isis). Gli obiettivi sono stati colpiti", ha dichiarato il ministro alla radio francese Europe 1, precisando che seguiranno altri raid”.
Analisi accurate da Bruxelles? Le trovate su thewonk.eu che si propone di offrire i migliori report sui temi dell’agenda europea. Da seguire.
abcdefghijklmnopqrstuvwxyz.com è il dominio acquistato da Google. Se ti chiami Alphabet non puoi non averlo. C’è tutta una storia dietro, vale la pena di leggerla.
9 ottobre. Nel 1944 Churchill va al Cremlino per incontrare Stalin. E’ la conferenza di Mosca. Si discute il futuro dell’Europa. Si chiama realpolitik.
Il Foglio sportivo - in corpore sano