Il sindaco di Roma Ignazio Marino (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Marino non molla e tratta Roma come fosse un gingillo

Mario Sechi
Il sindaco intende rimanere al suo posto. Dall'estero, gli Stati Uniti annunciano una strategia più aggressiva contro lo Stato islamico: i pozzi di petrolio saranno obiettivi dei bombardamenti. Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi
    Santi Simone e Giuda, apostoli.

     

    Titoli. Resta. Ignazio Marino è là, come un bambino cresciuto, ma attaccato all’essere un neonato che non vuol mollare biberon e ciuccio, girello e box. Roma è il suo giochino e così la tratta, come un gingillo che può prendere e lasciare, a suo capriccio. Il tratto più evidente del sindaco è questo, il suo rude infantilismo che riduce tutto ai suoi bisogni, alle sue pulsioni, al suo ego doppio e triplo. Primo caffè, Corriere della Sera: “Il giorno della sfida di Marino al Pd: «Ritiro le dimissioni, no all’ignominia»”. Mossa incredibile solo per chi non aveva ancora colto la parabola psichedelica del carattere di Marino, l’eruzione della sua instabilità, il volubile che aveva lanciato i suoi segnali nell’apparire e scomparire della barba. E così oggi si ricomincia. O meglio, non finisce, perché il senso dell’irrealtà di Marino è accompagnato dallo scarso senso pratico del Pd romano. Il sindaco doveva essere sfiduciato molto, molto tempo fa, per incapacità politica e amministrativa. Che fa Repubblica? O non ha ben interpretato il momento, oppure pensa che la faccenda sia di scarsa importanza, perché dedica a Marino un francobollo: “Marino resiste, Renzi mi veda”. In via del Tritone invece sono vigili come cobra di fronte al piffero e il titolone è cosa fatta: “Il dietrofront di Marino: resto”. Catenaccio che apre la scena: “Il sindaco sfida il Pd: è intenzionato a ritirare le dimissioni. Salta il blitz sui Fori pedonali. Dem romani in tilt: rivolta contro Orfini. Gelo di Renzi: prima se ne vada, poi discutiamo”. What else? Un altro caffè di sicuro e poi la lettura del fogliettone del Messaggero: “Assunzioni in Curia, lo stop del Papa”. Franca Giansoldati rivela che “Bergoglio è stato costretto ad intervenire di persona per ripristinare il blocco delle nuove assunzioni con la possibilità del solo turn-over”. Dal Mistero al Ministero il passo sembra breve. Andiamo avanti, che cosa fanno alla Stampa. Momento appannato a Torino, neanche una notiziona dall’estero (sono finiti i bei tempi dei dispacci dall’Iowa che tanto facevano discutere in quel di Cuneo), Massimo Gramellini ancora è assente e l’unica cosa di spessore da leggere in prima è un pezzo di Alberto Mingardi titolato così: “Non insaccate la libertà di salsiccia”. Altro che pizza e fichi. C’è vita nell’editoria? Facciamo un giro di titoli. Libero ha preso il pallottoliere: “Renzi s’è intascato 60 miliardi”. Dov’è la polizia? Calma, il titolo è così (s)piegato: “I debiti dello Stato verso le aziende non sono stati saldati: il premier usa quei soldi per la sua campagna elettorale a base di 80 euro e tagli di tasse. I conti pubblici sono a rischio: vogliamo il controllo di un’authority indipendente”. Al Giornale non si fanno surclassare a destra e sfoggiano una prima da gioco pirotecnico: “Renzi ci fa invadere per soldi”. Deve essere già nababbo, ‘sto Renzi. Anche qui, catenaccio-guida alla lettura “Per elemosinare l’ok europeo alla finanziaria dovremo prenderci sempre più immigrati”. Tutto torna, perbacco. Titolo a vasi comunicanti di Carlino-Giorno-Nazione: “Ecco il piano taglia-processi”, è un’intervista al ministro della Giustizia Andrea Orlando. Non dice niente. Il Manifesto insiste a fare titoli belli che in edicola hanno bisogno del traduttore simultaneo: “Il sesso dell’Angelo”, su foto di Angelino Alfano. Tema: la sentenza del Consiglio di Stato sui matrimoni gay. E mentre corre questa spiegazione, il lettore potenziale se l’è già filata verso il bar che serve il caffè ar vetro. Money? Sul Sole 24Ore: “CTz, asta «sottozero»: tassi biennali negativi”. Bene? Male. Il denaro che non rende è un guaio futuro certo. Miglior titolo della giornata? E della Gazzetta del Mezzogiorno, in surplace giornalistica: “Il Sud non scende e non sale”. Immobile fu. Buona giornata.

     

    Usa vs Isis. Cambio di strategia contro le milizie di Isis in Iraq. Il capo delle forze armate americane, Joseph Dunford, ha anticipato che arriva una fase “più aggressiva”. Saranno bombardati i pozzi e le raffinerie controllati da Isis. Primo obiettivo: tagliare una delle fonti di finanziamento del gruppo terroristico.

     

    Istat. Per sapere, per capire. Oggi l’Istituto nazionale di statistica pubblica i dati sulla fiducia delle imprese. E’ il termometro della fiducia nel governo.

     

    Rai Day. In commissione di Vigilanza oggi è il giorno delle audizioni vertici della Rai. I parlamentari faranno domande sui piani di Monica Maggioni (Presidente) e Antonio Campo dall’Orto (amministratore delegato). Stay tuned.

     

    A tutta birra. Heineken, terzo produttore mondiale di birra, ha superato tutte le previsioni degli analisti. I ricavi nel terzo trimestre sono saliti del 7,5 per cento.

     

    Superstipendio. E’ quello del nuovo amministratore delegato di Barclays, James "Jes" Staley, 8,2 milioni di sterline all’anno.

     

    Volkswagen in rosso. L’anno scorso in questo periodo segnava un profitto netto di 2.9 miliardi di euro, quest’anno il terzo trimestre chiude con una perdita di 1,67 miliardi di euro. Risultato degli accantonamenti di bilancio (6,7 miliardi di euro, per ora) necessari per affrontare il dieselgate. Tempi duri per l’auto del popolo. Ma la Borsa ha fiducia e il titolo ha aperto in rialzo del 3,9 per cento. Misteri dei mercati.