Matteo Renzi con François Hollande (foto LaPresse)

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Le mosse strategiche di Hollande e quello che dovrebbe fare l'Italia

Mario Sechi
L’invio dei militari di Berlino in Africa salva l’asse franco-tedesco, anzi lo rafforza e mette l’Italia in una condizione complicata: impegnata su molti fronti con i suoi soldati all’estero, ma a rischio marginalizzazione per l’assenza di una linea sulla vicenda siriana
San Siricio, Papa.

 

Titoli. La Germania fa la sua mossa sulla scacchiera e improvvisamente si capisce che Hollande è tutt’altro che sprovveduto e sta giocando al meglio le sue carte. L’invio dei militari di Berlino in Africa salva l’asse franco-tedesco, anzi lo rafforza e mette l’Italia in una condizione complicata: impegnata su molti fronti con i suoi soldati all’estero, ma a rischio marginalizzazione per l’assenza di una linea sulla vicenda siriana. Cosa facciamo? Questo è il punto. E cosa deve dire Renzi a Hollande? Arturo Parisi sul Foglio avanza alcune proposte da falco saggio: “Renzi chieda a Hollande il coordinamento. Parigi non può fare quello che vuole e poi noi finiamo nei guai”. Si possono fare molte cose, l’unica cosa che non si può fare è non fare niente. Primo caffè, Corriere della Sera: “Merkel decide: soldati tedeschi inviati in Mali”. Cosa fanno a Repubblica? L’era della direzione di Ezio Mauro volge in un lungo tramonto, ma impaginerà ancora per un po’ il suo giornale e allora delibiamolo finché Ezio c’è: “Hollande-Merke, asse contro l’Is. Caccia a dieci jihadisti in Europa”. Altro? Repubblica annuncia cambi di direzione a raffica. Il suo direttore se ne va, arriva Mario Calabresi dalla Stampa, mentre in Rai sbarca un nome nuovo, Carlo Verdelli, candidato alla direzione editoriale dell’informazione Rai. Sarebbe questa la carta di Antonio Campo dall’Orto per il consiglio d’amministrazione di oggi. Altro? Il Messaggero apre sulla guerra: “Mossa Merkel: truppe anti-Isis”. La Stampa ha acceso i fari sulla Turchia: “Missili e sanzioni contro Ankara”.  Facciamo il nostro giro di titoli. Carlino-Nazione-Giorno svoltano sull’economia in stereofonia: “Squinzi: ripresa in stallo”. Libero è in fase agenzia di investigazioni su moneta e terrorismo: “L’Italia finanzia l’Isis con i soldi dei bambini”. Il Giornale entra nel caveau dei sommersi e savati: “Il salvataggio delle banche lo pagano i clienti”. A proposito di salvataggi, occhio alle Fondazioni, dopo lo svenamento per salvare le quattro banchette in stato comatoso, c’è un titolo di MF interessante: “Fondazioni ammaccate verso le nozze”. Ci saranno fusioni, per evitare che si squaglino. Chi fa il conto della guerra? Un tempo lo fece Keynes, oggi lo fa il Sole 24Ore, cose turche: “Russia-Turchia: a rischio scambi per 44 miliardi”. Buona giornata.

 

Renzi, Hollande e il Libano. Dichiarazioni di circostanza a parte, lo schema potrebbe essere quello usato dalla Germania: andiamo in un altro quadrante del teatro di guerra e la Francia si concentra sulla Siria. L’Italia dopo il vertice di Parigi tra Hollande e Renzi dunque potrebbe aumentare la sua presenza in Libano. Il nostro paese ha il comando della missione con il generale di divisione Portolano. Tre degli ultimi quattro comandanti sono stati italiani. I soldati italiani in missione sono 1100, in maggioranza fanno parte della Brigata alpina Taurinense. Ne manderemo altri e non è una scampagnata, è il territorio di Hezbollah.

 

Petrolio e scacchi. Gli Stati Uniti accusano la Siria di comprare petrolio dall’Isis. La notizia non è nuova e le vie della guerra sono infinite e Assad non è Lincoln. Detto questo, la cosa nuova e interessante è l’accusa al capo della Federazione mondiale degli scacchi, Kirsan Ilyumzhinov, di aver fatto da ponte per business del barile tra il regime di Assad e i tagliagole dell’Isis.

 

Italy Italy. Vade retro, centurioni. Oplà, er prefetto Tronca s’è mosso e il primo colpo di spada arriva sui centurioni. Basta co’ ‘sti figuranti da strapazzo. Per il Giubileo spariranno e il Messaggero mette il sigillo: “Al bando centurioni e risciò Roma si riprende la sua storia”. Decisione sacrosanta, resta solo una nota a margine sul mio taccuino e alcune foto che documentano lo sfascio: fate funzionare l’Ama, Roma straripa di monnezza.

 

26 novembre. Le portaerei giapponesi lasciano la baia di Hitokappu e fanno rotta verso Pearl Harbor.

 

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