Marine Le Pen (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Vince Marine, e in Italia c'è chi brinda con champagne e chi con rosso tenebroso

Mario Sechi
I giornali europei titolano sullo "choc" provocato dalla vittoria lepenista. In Italia ci si prepara al Giubileo ma i primi dati sul basso flusso di pellegrini sono preoccupanti. Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

    Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e dottore della Chiesa.

     

    Titoli. I giornali francesi hanno impaginato lo choc (politico e letterale), quelli italiani sono divisi tra champagne e borgogna, bianco frizzante e rosso tenebroso. C’è chi sorride e accarezza repliche all’italiana (ma non ci sono i replicanti) e chi ha i brividi al pensiero di un paese non leghizzato ma stregato dalle scie chimiche dei pentastellati. Si preoccupano, insomma, della radiazione esterna e dimenticano che questa è l’Italia, non la Francia. Qui a mezzogiorno, qualsiasi rivoluzione – buona o cattiva - si ferma: “Butta la pasta!”. Primo caffè, Corriere della Sera: “L’onda Le Pen sulla Francia”. Metafora marina, come Le Soir che ha titolato così: “Marée noir”. Altro? Lo shacker della contemporaneità è in moto e obbliga a prendere atto della realtà. Titolo di taglio del Corriere, mentre Obama rassicura la nazione (“nessuna paura, batteremo l’Isis”) a John Kerry scappa la verità di bocca: “Possiamo sconfiggere l’Isis se restiamo uniti nella lotta. Ma dipende da Russia e Iran”. Dipende anche dall’impegno del Mr. President. Andiamo avanti. Che fanno a Repubblica? Le choc diventa the shock: “Francia, lo shock Le Pen”. Occhio alla follizzazione (da Folli Stefano, notista politico) del tema estero in scazzottata interna: “…il problema sarà tutto di Berlusconi: davvero anche Forza Italia, partito aderente ai Popolari europei, intende trasformarsi nella sezione italiana del lepenismo? Davvero Berlusconi stesso, che di recente ha tentato di riavvicinarsi alla Merkel, si farà risucchiare in una linea anti-tedesca il cui unico beneficiario sarebbe Salvini? Ma c'è di più. Se la caratteristica di fondo del Front è un populismo che si nutre di tutte le paure collettive - dal terrorismo all'invasione musulmana, dalla crisi economica all'ostilità verso l'Europa - , in Italia è ben vivo un movimento, i Cinque stelle, che esprime già tali inquietudini, in una forma in grado di attirare elettori da destra e da sinistra. Se si sommano i consensi potenziali di Salvini e del M5s, in base ai maggiori sondaggi, otteniamo un dato del 40 per cento, forse oltre. Più di quanto ha raccolto Marine Le Pen ieri sera”. Ok, c’è un solo particolare: che uno vince e l’altro perde. In realtà tutto (meglio dire, molto) dipende da Renzi, ma i bene informati dicono sia impegnato a varare decreti per coprire le perdite di titolari (ignoranti e incauti) di obbligazioni subordinate. Coperte quelle perdite, il bancomat dello stato potrà essere invocato da tutti. Per esempio, da chi ha acquistato immobili ai prezzi prima dello sboom, ma si sente danneggiato dalla politica economica e ignorava cosa sarebbe accaduto dopo. Che differenza c’è tra loro e gli azionisti-obbligazionisti di Banca Etruria? Scopri la differenza. Torniamo in Europa. La Stampa viaggia con il pilota automatico e titola: “La Francia svolta a destra”. Facile ma chiaro. Altro? Giro di titoli. Libero fa una variante: “La Francia s’è destra”. Il Giornale passa direttamente ai giudizi universali: “Il voto umilia la sinistra”. Il Messaggero ha trovato la formula della reazione chimico-elettorale: “Francia, la paura premia Le Pen”. Carlino-Nazione-Giorno sorridono in stereofonia: “Francia, trionfa la destra”. I giornali di Riffeser hanno una spalla interessante: i parlamenti di Tobruk e Tripoli hanno siglato un’intesa. Quelli di Tobruk hanno una richiesta: “Dateci armi per fermare il Califfo”. E ritorna, puntuale, il tema della guerra conto terzi, la proxy war obamiana (e non solo) che ha fatto lievi danni in giro per il mondo, vedere alla voce Isis. Tutto dimenticato. Buona giornata.
     

    Letta de France. Enrico, che in Francia ha spostato la sua attività e in Italia ha mantenuto il cervello, commenta così il voto su Twitter: “Errore legare successo #LePen a #ParisAttacks. Score #franceelections nei sondaggi da mesi. E' no radicale a politica tradizionale. Come da noi".

     

    Giubileo & Turismo. Domani il Papa apre la Porta Santa. Il Messaggero, sempre attento ai conti e alla bottega, informa: “L’evento non ha portato a Roma il numero atteso di turisti. I dati finora elaborati dagli albergatori dicono che la disponibilità complessiva nelle strutture alberghiere supera il 30%. Il che vuol dire che su complessivi 160mila posti letto, circa 48mila sono vuoti”. Non resta che pregare.

     

    Scala e denaro. Il Sole 24Ore ricorda che cultura e bilanci a posto non sempre sono antitetici: “La Scala non stecca. Non lo fa sul palcoscenico ed è proibito farlo anche sui conti. I bilanci sono in pareggio da anni. Risultato di un buon mix, che mette insieme sponsor privati, finanziamenti pubblici e introiti della biglietteria. Voci che concorrono per un terzo ciascuna. Non è facile trovare eguali nel travagliato panorama della lirica. Non per niente alla fondazione milanese è stata riconosciuta - insieme a quella romana di S. Cecilia - l’autonomia speciale. Roba da prima della classe, che oggi apre la stagione”. E la musica? In scena Giovanna D’Arco, di Giuseppe Verdi. Dirige Riccardo Chailly, soprano Anna Netrebko (nella foto), voce e fascino.

     



     

    Grasso & Boldrini. Il radar di List segnala che il presidente del Senato è in visita in Cina e la presidente della Camera è a Bruxelles. Sì, viaggiare.

     

    7 dicembre. Nel 1732 apre la Royal Opera House. Londra, Covent Garden. Tutta la storia della musica passa qui.